La lettera che pubblichiamo è apparsa ieri sul Sole24Ore e riportata nella Rassegna Stampa dsel MIBAC. Sobria, come è nello stile FIMA, tenta di aprire un dialogo/confronto fra i rappresentanti del mercato dell’arte e il nuovo ministro, confronto a cui molti dei predecessori del ministro Ornaghi si si sono a lungo sottratti. Speriamo che sia la volta buona e che il nuovo corso possa sbloccare un mercato da troppi anni imbalsamato. Con danno per tutti.
Lettera aperta della Federazione Italiana Mercanti d’Arte al ministro per i Beni culturali. “Desideriamo fare la nostra parte per sostenere l’economia del Paese, ma le nostre gallerie sono sempre meno redditizie”.
Gentile Signor ministro Ornaghi, ho letto l’intervista rilasciata a Paolo Conti sul Corsera del 23 gennaio.
Finalmente un’Autorità ministeriale con idee chiare e concrete con la quale potersi confrontare in qualità di presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte, organizzazione di Confcommercio che raggruppa le più importanti Associazioni di Antiquari e dialoga con le omologhe internazionali, come CINOA.
L’antiquario è un ibrido: uomo di cultura e mercante; fautore dell’arte, messaggero di bellezza artistica e perseverante custode della memoria dell’antico attraverso la ricerca, lo studio, il restauro, la circolazione delle opere che spesso recupera dall’estero per arricchire il patrimonio culturale nazionale. In ogni caso, impegnato – per vocazione ed intento imprenditoriale – a costruire collezioni spesso fulcro di musei o fondazioni culturali.
Questi fondamenti ricalcano la funzione della Federazione da sempre impegnata nel moralizzare il mercato antiquariale da quanti hanno contribuito a danneggiare la figura del professionista antiquario.
La Federazione ha elaborato un codice deontologico al quale gli iscritti devono attenersi, collabora con le istituzioni che sono tenute a contrastare reati ed illeciti, organizza momenti di riflessione e di approfondimento per la valorizzazione dell’arte e dell’immagine della categoria.
Purtroppo la nostra voce non riesce a giungere vibrante ed autorevole all’Istituzione di riferimento naturale, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali: la persistente sordità di ministri precedenti, impegnati ad elaborare testi normativi che non hanno salvaguardato i nostri beni artistici e non hanno ostacolato la diffusione di pratiche irresponsabili e delittuose, ha penalizzato ed amareggiato i mercanti d’arte. Queste disattenzioni politiche hanno contribuito a marginalizzare le nostre aziende, riducendo la competitività degli operatori italiani rispetto a quelli europei e mortificando una professione stupenda, umiliandola con lungaggini burocratiche ed insensate procedure.
Noi mercanti d’arte desideriamo fare la nostra parte per sostenere l’economia del Paese, ma le nostre gallerie sono sempre meno redditizie ed è urgente rivedere la normativa che soffoca le nostre aziende.
Spero Signor Ministro che Lei voglia raccogliere questo grido di dolore che ho espresso e lo valuti come l’inizio di una “visione comune” affinché il nostro mestiere possa essere messo al servizio di ciò che Lei auspica: “la collaborazione con il privato”.
La categoria che rappresento è al suo fianco: ritroviamo insieme il coraggio di osare.
Carlo Teardo
Presidente
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