Milano. Alcune riflessioni su MiArt 2012 e sulle fiere dell’arte

di Vittorio Schieroni
          
Si è appena conclusa la diciassettesima edizione della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea MiArt, che si è tenuta quest’anno dal 13 al 15 aprile 2012 presso fieramilanocity, appuntamento ormai rituale per collezionisti, appassionati d’arte e operatori del settore, occasione per tastare il polso al mercato dell’arte milanese e italiano in generale. 92 le gallerie partecipanti, moltissime delle quali provenienti dallo stesso Capoluogo lombardo, con una quindicina di presenze straniere. Nomi importanti – pur con significative assenze e la contiguità con alcune gallerie meno conosciute – che contribuiscono a confermare MiArt una delle più rilevanti manifestazioni fieristiche d’arte del nostro Paese.
Scorrendo il comunicato stampa pubblicato sul sito Internet di MiArt si apprende che gli organizzatori hanno registrato un incremento del 10% di visitatori rispetto all’edizione 2011, “un numero di presenze, rafforzato dal buon risultato delle contrattazioni che hanno decretato il successo della manifestazione”. Toni entusiastici, come consuetudine al termine di grandi eventi di questo genere, tuttavia non sempre confermati dalle impressioni di critici, galleristi e collezionisti con i quali si è scambiata qualche parola durante e dopo la visita. Se alcuni sembrano condividere sotto più di un aspetto il coinvolgimento degli organizzatori, non sono pochi a esprimersi in una maniera più cauta, facendo risaltare in modo particolare la ripetitività del format nel corso delle diverse edizioni, la scelta di diversi galleristi di riproporre sempre la stessa rosa di artisti, così come il progressivo dimagrimento della manifestazione, soprattutto a livello di numero di gallerie partecipanti.
    
Che queste valutazioni siano confermate o meno dalle cifre sui visitatori e sulle vendite effettivamente realizzate, sembra opportuno tenere in considerazione quelli che sembrano essere dei segnali di stanchezza nei confronti del modo tradizionale di impostare una fiera dell’arte. Se anche in tempi di crisi economica l’arte non ha affatto perso – anzi, forse rafforzato – la capacità di attrattiva nei confronti del suo pubblico di riferimento e se l’istituzione della fiera sembra aver conservato grandi potenzialità all’interno del mercato dell’arte, sia per quanto riguarda l’aspetto relativo alla compravendita che in qualità di vetrina artistica e occasione d’incontro tra i vari attori nel mercato, è forse venuto il momento di portare avanti un cambio radicale nella struttura stessa di questo tipo di manifestazioni.
In un contesto dove si vedono spuntare sempre nuove mostre-mercato in città di medie e piccole dimensioni – per fare qualche esempio Cremona, Bergamo, Pordenone, Forlì e chi più ne ha più ne metta -, che hanno apparentemente gli unici risultati di disperdere l’attenzione dei collezionisti e della stampa e di portare avanti sempre gli stessi artisti e opere di non sempre elevata qualità, non sembra avere ancora molte prospettive la riproposizione di format sempre uguali a se stessi e spersonalizzati. Viene, così, spontaneo pensare a un futuro di fiere-evento di dimensioni meno monumentali, ma di forte carattere, orientate alla sperimentazione e alle nuove forme d’arte, alle tendenze emergenti, in location meno asettiche, con percorsi espositivi studiati per essere coinvolgenti e non dispersivi, con un’attenzione molto forte alla qualità per ogni singolo aspetto: dalle opere d’arte ai progetti curatoriali, dagli eventi collaterali in agenda agli allestimenti degli stand, fino al catering e agli altri servizi in grado di rendere piacevole la visita.
    
A conclusione del presente intervento desidero qui di seguito segnalare una serie di proposte artistiche particolarmente interessanti che alcuni galleristi hanno scelto di portare a MiArt: i delicati lavori di Veronica Green esposti da Movimento Arte Contemporanea (Milano), quelli di Luigi Ontani di Ca’ di Fra’ (Milano), i Luca Pignatelli della Galleria Poggiali e Forconi (Firenze), i microambienti di Jan Köchermann della Galerie Mathias Güntner (Amburgo), la collezione di opere Nouveau Réalisme della Galleria Bergamo (Bergamo), quella di opere cinetico-optical di Valmore Studio d’Arte (Vicenza), con lavori di Luther, Boriani, Biasi, Colombo e Le Parc. Colpisce la presenza di Studio Marconi ‘65 (Milano) con sculture e installazioni storiche di artisti del calibro di Del Pezzo, Christo, Calder, Pomodoro, Baj, Nevelson, Colombo (bellissima un’opera in legno e polistirolo del 1959). Di valore anche le opere portate da Robilant+Voena (Londra-Milano), tra cui un divertente specchio-rana di Jeff Koons, un imponente Julian Schnabel, un piccolo ma raffinato Alberto Burri, un bel Mario Merz e la “serie di banconote” di David LaChapelle. Interessante anche la scelta di LaVeronica Arte Contemporanea (Modica) di portare un’opera di video arte di Igor Grubic sugli scontri seguiti ai primi Gay Pride a Zagabria e Belgrado negli anni 2001 e 2002, una delle rarissime presenze di video arte in esposizione.
          
Info
MiArt – Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, edizione 2012
Milano, fieramilanocity, Viale Scarampo, Gate 5, Padiglione 3
Evento svoltosi dal 13 al 15 aprile 2012
Informazioni: www.miart.it
    
    
    
    
   


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *