Artslife.com del 15/09/12
Nell’ambito del recente blitz della Guardia di Finanza in circa trenta gallerie e case d’asta italiane, con la scoperta di evasioni relative ai pagamenti dovuti alla Siae per il cosiddetto “diritto di seguito”, oggi le notizie sembrano più precise rispetto ai primi lanci di agenzie. L’unica casa d’aste italiana controllata sembra essere la Babuino attiva a Roma.
Sentito per telefono il titolare Antonio De Crescenzo ha dichiarato: “Sono assolutamente infondate le notizie che hanno divulgato una presunta evasione della nostra azienda per diversi milioni di euro. Le contestazioni del nucleo che (con grande serietà e professionalità) ha controllato i nostri libri contabili sono limitate a qualche decina di migliaia di euro contestati per ciò che concerne il mancato pagamento del diritto di seguito”. “Perciò – prosegue De Crescenzo- abbiamo immediatamente diffidato tutti i mezzi di informazione (tra cui “La Repubblica” e “Il Sole24ore”) che hanno pubblicato notizie inesatte coinvolgendo il nome della nostra casa d’aste. Stiamo procedendo inoltre ad alcune querele specifiche per il reato di “diffamazione”. Voglio chiarire che il diritto di seguito si paga soltanto dalla seconda vendita in poi, mentre la prima dallo studio dell’artista ne è esentato. E’ molto difficile dimostrare, per molte opere commercializzate a partire dagli anni Settanta (ma forse anche prima) la prima vendita compiuta dagli artisti che solitamente non fatturavano limitandosi ad accompagnare le opere con un’autentica. Ciò detto noi abbiamo in corso da due anni una verifica formale insieme ai dirigenti della Siae e stavamo comunque verificando e pagando in via benevola alcuni diritti poco dimostrabili che ci erano stati contestati. L’assoluta follia di queste contestazioni è che -prima ancora che un giudice possa verificarne l’esattezza o meno- anche per un solo euro di diritti Siae presumibilmente non pagato la Questura può disporre come sanzione la chiusura per sei mesi dell’attività. Così è accaduto alla Babuino Casa d’Aste, con il rischio connesso di immediato licenziamento per alcune decine di lavoratori. Perciò, in attesa di riavere a breve la licenza, posto un ricorso in essere, abbiamo attivato provvisoriamente lo spostamento dell’attività (con aste già in calendario e che quindi non verranno annullate) su un’altra società, la “DeCrescenzo Aste”. Vorrei per ultimo sottolineare l’impellente necessità di rivedere le norme sanzionatorie relative ai contributi Siae. Mentre per Inps, Iva, ecc. in Italia è possibile accettare un pagamento (comprensivo delle giuste sanzioni) dilazionato, nel caso della Siae (un organismo tra l’altro sotto osservazione proprio in questi mesi per costi di gestione poco chiari e la cui attività monopolistica potrebbe violare norme del diritto europeo) ciò non è possibile. In casi di contestazioni Siae, il primo giudizio viene deciso da organi militari come la Prefettura e la Questura, anziché da un tribunale come sarebbe ovvio”. “Vorrei chiudere questa breve chiacchierata con ArtsLife (ringraziando il vostro sito per l’attenzione e la professionalità nell’approfondimento delle notizie) sottolineando che per legge dovremmo in breve riavere la licenza di Babuino e comunque la ‘De Crescenzo aste’, continuerà l’attività anche aprendo nuovi settori nel campo del collezionismo (numismatica, gioielli, orologi, archeologia etc.)”
INDAGINE GDF-SIAE. LA VERSIONE DELLA BABUINO CASA D’ASTE
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