Scatole, sculture, collage, quadri e i diari, il curioso mondo di Janice Lowry in un libro d’arte.
di Rossana Calbi
Sulla sua tomba Janice Lowry volle che si scrivesse “artista moglie e madre”, quello che fu nella vita dall’inizio alla fine.
The Curiosities of Janice Lowry è un libro d’arte che raccoglie l’espressività, anche quella più intima e personale dell’artista di Phoenix morta solo qualche anno fa; Janice Lowry si è spenta dopo una lunga malattia nel settembre del 2009.
Sculture, dipinti, collage, e soprattutto i centoventisei diari che scrisse fin da bambina: un lascito che la Lowry fece dopo la sua morte, nessuno ne aveva accesso quando era in vita. Molti sono gli scatti in questo libro che la vedono ritratta mentre scrive su grandi volumi. Blocchi cartonati sulle cui pagine la Lowry non si limitava a raccontare le sue vicende, ma faceva arte, perché l’arte era la sua vita anche quella più intima.
The Curosities è un libro pesante, ben rilegato con delle immagini che spiegano al meglio i lavori dell’artista americana. questo volume è forse fin troppo ordinato e ripulito per raccontare le cose, gli oggetti, i fogli che popolavano l’art brut e materiale di Janice Lowry. Quanta differenza con i suoi diari, in cui le foto sono incollate alle pagine, la scrittura non è prevista per raccontare un evento, ma una sensazione. I diari sono lo specchio di tutta l’arte di quella che fu una delle insegnanti del famosissimo Mark Ryden.
È proprio lui ad aprire il volume, racconta il loro incontro in uno dei suoi ultimi semestri presso l’Art Center College of Design di Pasadena. Ryden descrive la Lowry piena di energia e capace di far capire ciò che le cose nascondessero e quanto potessero raccontare ancora. Eppure quanto sembra lontana l’arte di Ryden, costruita fino all’ennesimo dettaglio, rigorosa e piena di significati arcani, mentre quella della Lowry era forte, aggressiva e spezzata. Guardando con attenzione, però, si può notare che ogni dettaglio in ogni opera della Lowry non è casuale, ma simbolico, drammatico e spesso anche ironico e autoironico, ecco cosa accomunò la maestra e il suo allievo, ecco cosa le insegnò.
Un maestro dona una parte di sé al proprio allievo, un bravo maestro non teme il suo discepolo e Janice Lowry fu una cara amica di Ryden, incoraggiando sempre il passaggio che fece dopo dieci anni di illustrazione commerciale a quella che diventò la sua arte: il pop surrealism.
I greci, forse ironicamente, chiamavano il destino moira, ma la lingua greca antica è affascinante perché racchiude in un unico termine più significati. Il termine moira significa anche parte, e ciò che si pensa osservando l’arte della Janice Lowry è alle diverse parti della vita, tutte legate a più destini. I suoi collage realizzati per incorniciare belle pin-up e ironizzare sulla bellezza femminile, perfetta e perfettibile, tante parti ritagliate, per comporre uno spirito, a volte mostruoso come la sua serie sul Leviatano.
Tutto segue questa tecnica compositiva, nei suoi diari: ritaglia, incolla; così fa nelle sue sculture, nei collage e nelle scatole. Il suo laboratorio era uno spazio in cui maniacalmente conservava tutto ciò che aveva modo di trovare nei mercatini o semplicemente le passava di mano, tutto il mondo entrava nel suo studio, tutte le parti del suo destino che lei poi ricomponeva e riassemblava dandogli una nuova vita. Pochi l’hanno vista lavorare in quel luogo pieno di oggetti: lei prendeva parti e le rielaborava per trasformarle in altre parti; nel suo laboratorio come nei suoi diari conservava una sua intimità creativa.
Quello che per gli altri era inutilizzabile: era vita e creatività per la Lowry. Con la forza di Alcesti, Lowry guardò alla sua arte come qualcosa a cui donarsi e qualcosa da recuperare. Un dono che solo chi ama può fare e la Lowry produsse nonostante il cancro la stesse logorando, consumandole lentamente una parte: il fegato. Mentre lei continuava a donare tutta la sua sorte e tute le sue parti alla arte.
Un’arte piccola nei formati, ma capace di raccogliere e spiegare una complessità elaborata, come quella di un’altra artista alla quale la Lowry si richiamò più volte fin dalla sua tesi per il diploma di laurea nello stesso istituto nel quale poi insegnò. Quando ancora Frida Kahlo non era conosciuta ai più la Lowry la studiò per poi reinterpretarla e viverla come una parte di se stessa.
Nei suoi quadri Frida è grande e lei piccola, la stessa Lowry la nutre, come se lo scambio fosse continuo e potesse essere reciproco, come se stesse riuscendo a farla vivere ancora.
Ed ecco perché quando Ryden conobbe la sua insegnante ne riuscì a carpire la forza e l’energia vitale, perché in quanto artista, in quanto moglie e in quanto madre, Janice Lowry sapeva fare ciò che una donna ha nella sua essenza: la capacità di donare.
www.janicelowry.com
AA.VV. The Curiosities of Janice Lowry, pag. 251, 45 $
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