Il Presidente di Confesercenti Marco Venturi ha inviato questa mattina una lettera aperta ai leader politici, nella quale si esprime viva preoccupazione per il silenzio che circonda il tema della riduzione della spesa pubblica nel dibattito politico che precede le elezioni. Venturi, facendo riferimento ad uno studio realizzato con l’istituto di ricerca REF, ha illustrato le proposte che Confesercenti avanza per tagliare almeno 70 miliardi di sprechi annidati nella Pubblica Amministrazione, indicando in modo puntuale i risparmi individuati. Le risorse liberate dai tagli dovrebbero essere destinate a favorire la ripresa, auspica Confesercenti, che nella stessa lettera aperta specifica in modo dettagliato le ipotesi di utilizzo delle risorse da recuperare.
DOVE TAGLIARE
Secondo i nostri calcoli, è realistico prevedere un risparmio di 50 miliardi di euro, cui
si aggiungerebbero 20 miliardi provenienti dagli effetti sulla crescita, tagliando in 6
settori precisi:
1 – Consumi intermedi
Un taglio dei consumi intermedi dello stato potrebbe liberare in breve tempo circa 10
miliardi di euro. Ben 7 miliardi arriverebbero da una riduzione lineare, del 10%, della
spesa sanitaria; i rimanenti 3 miliardi di euro possono derivare dall’estensione a tutte
le amministrazioni centrali degli acquisti tramite la Consip.
2 – Pubblica Amministrazione
Il tema della produttività nel settore pubblico costituisce la base perché le norme di
blocco del turn over possano effettivamente assecondare un percorso di tagli alle
spese senza comportare un ridimensionamento, quantitativo e qualitativo, dei servizi
offerti dallo Stato ai cittadini. In quest’ottica riteniamo possibile una riduzione
dell’incidenza della spesa per il personale della Pa sul Pil di entità non distante da un
punto di Pil, circa 13 miliardi di euro.
3 – Interessi
Accelerando sul percorso di dismissioni, in cinque anni si potrebbe diminuire il
nostro debito pubblico di circa 60-80 miliardi di euro, cui corrisponderebbe a regime
un risparmio di spesa per interessi pari a circa 4 miliardi di euro.
4 – Struttura istituzionale
Ulteriori risorse possono essere liberate grazie a una revisione della struttura
istituzionale che coinvolga allo stesso tempo il centro e la periferia dello Stato.
Proponiamo una riforma del bicameralismo perfetto, per permettere maggiore
efficienza nelle decisioni, dimezzamento del numero dei parlamentari e conseguenti
riduzioni delle strutture di supporto; l’abolizione delle Province, con devoluzione
delle rispettive funzioni alle Regioni e in parte ai comuni; per questi ultimi, se di
piccole dimensioni, accorpamento di amministrazioni e/o funzioni. Un intervento
complesso, che darà frutti nel medio periodo; ma riteniamo che la strategia che
indichiamo può porsi l’obiettivo di collocare la spesa della nostra Pubblica
amministrazione all’1,6% del Pil, dato medio della spesa delle amministrazioni dei
Paesi europei assimilabili a noi per dimensioni (Regno Unito, Germania, Francia e
Spagna). Il risparmio, in questo caso, sarebbe di 0,9 punti di PIL, cioè circa 14
miliardi di euro.
5 – Organismi partecipati dagli enti locali
Se si considerano le società partecipate da tutti gli enti locali, fino al 3^ livello di
partecipazione, si stima che esse raggiungano il numero di 11.000 organismi; di
questi, circa il 60% operano in comuni con meno di 5.000 abitanti. Un’indagine
Unioncamere, su 3.156 società partecipate, ha individuato 38.288 persone con cariche
amministrative, 12 per ciascuna società in media. La Corte dei Conti stima che il
“peso” di questi organismi sia pari al 16% delle spese correnti degli enti locali,
ovvero almeno 15 miliardi. L’individuazione di una dimensione minima per
l’erogazione di servizi, l’accorpamento di società dei piccoli comuni, il taglio degli
enti a gestione delle province, può realisticamente tradursi in un risparmio minimo
del 25%, pari a 4 miliardi di euro.
6 – Incentivi alle imprese
Il cosiddetto “Rapporto Giavazzi” ha messo in evidenza l’esistenza di notevoli
margini di inefficienza nella concessione di incentivi alle imprese. Va operata una
profonda razionalizzazione che elimini le duplicazioni (tra incentivi nazionali e
locali), che limiti le misure che prevedono la gestione con bandi, a favore di
procedure automatiche, che individui le misure che effettivamente generano
investimenti aggiuntivi ed in grado di sostenere lo sviluppo dei settori e dei territori.
Un’azione di questo tipo può generare risparmi di spesa minimi dell’ordine di 5
miliardi di euro.
UTILIZZO DELLE RISORSE
I 70 miliardi, secondo Confesercenti, devono essere impiegati per ridurre le imposte
sui redditi delle famiglie ed il costo del lavoro, rilanciare gli investimenti pubblici e le
infrastrutture. Anche in questo caso, abbiamo delle indicazioni precise:
1 – Riduzione dell’Irpef
Considerando la difficile fase storica che stiamo attraversando, appare prioritario
concentrare le misure sull’imposta sui redditi delle persone fisiche. Va attuata una
riforma che riduca le aliquote legali, in maniera più incisiva per i redditi bassi e medi,
ma riguardi tutti gli scaglioni. Vanno previsti adeguamenti del reddito dei pensionati
sotto i 1.000 euro. Per l’intervento potrebbero essere utilizzati 25 dei 70 miliardi di
risorse liberati
2 – Riduzione dell’Irap
Le risorse liberate dalla riduzione della spesa potrebbero essere finalizzate ad un
abbattimento del “cuneo fiscale”. Appare prioritario, in questo senso, partire
dall’Irap: innalzando ulteriormente la franchigia di esenzione per imprese piccole,
riducendo il peso del costo del lavoro dalla base imponibile. L’intervento avrebbe un
costo di 7 miliardi.
3 – Iva, ritorno all’aliquota del 20%
Sempre con l’obiettivo di dare fiducia e rilanciare la spesa delle famiglie, va
scongiurato l’ulteriore aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22% ed anzi, secondo noi
va ripensato anche il precedente aumento al 21%. Per tornare al 20%, servirebbero
circa 8 miliardi
4 – IMU sugli immobili di impresa e sulla prima abitazione
E’ pervenuto da più fonti – anche dall’Unione Europea – l’auspicio di una revisione
dell’IMU, che la renda più equa. Confesercenti propone di escludere dall’imposta gli
immobili strumentali alle attività d’impresa, che già sono tassati in quanto
concorrono alla formazione del reddito d’impresa e per i quali il peso fiscale
dell’IMU è stato circa il 100% in più rispetto a quello della vecchia ICI. Opportuno,
nell’ottica di alleggerire il carico fiscale delle famiglie, estendere l’esenzione anche
alla prima casa. I due interventi costerebbero rispettivamente 10 e 4 miliardi di euro.
5 – Infrastrutture
Infine, bisogna affrontare il nostro gap nelle infrastrutture, completando quelle già
cantierate o considerate necessarie. Va messo anche in atto un grande piano per la
riqualificazione delle città, per il loro rilancio e per migliorare la convivenza civile, a
partire dal recupero dei quartieri degradati, dei centri storici, delle scuole non a norma
e a rischio sismico; va affrontato con più incisività il tema della mobilità urbana,
regionale e della logistica. Va realizzato un serio piano pluriennale di salvaguardia
del territorio. In tutto, questo intervento avrebbe un costo di 16 miliardi.
Confesercenti “Con tagli coraggiosi si potrebbero destinare 70 miliardi per ridurre le tasse e rilanciare gli investimenti”
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