“Le date… sai perché sono molto importanti? Perché… se tu scrivi ad esempio su un muro “1970″ sembra niente, proprio niente, ma fra trenta anni… ogni giorno che passa questa data diventa più bella; è il tempo che lavora, è soltanto quello che lavora! Le date hanno questa bellezza: più passa il tempo e più divengono belle” Alighiero Boetti, M. Bernardini Intervista Alighiero Boetti, “NAC” 3 marzo 1973
di Lucrezia Alessia Ricciardi - foto Marco Moscato Si deve andare molto indietro nel tempo, al 1967,trovare un vecchissimo numero di Flash Art e un altrettanto vecchio articolo di Germano Celant dal titolo evocativo “Arte povera. Appunti per una guerriglia” per capire Boetti e le sue connessioni con Roma e con gli altri artisti che insieme a lui hanno connotato questo filone artistico che chiamiamo appunto “arte povera”. “Ognuno può criticare, violentare, demistificare e proporre riforme, deve rimanere però nel sistema, non gli è permesso di essere libero” così inizia, continuando poi a spiegare come l’artista, piegato al mercato, ai ruoli, al produrre in serie per i “palati colti”, può diventare portavoce del “libero progettarsi”, e può fare paura.
In questo clima vanno lette le opere di Alighiero Boetti (1940-1994) ospitate al MAXXI in una mostra a cura di Luigia Lonardelli, inaugurata il 23 gennaio e che resterà nelle sale del museo fino al 6 ottobre 2013. Quello che subito attrae,e che fa sentire liberi, è il colore che domina le opere di Boetti e che si sposa con le architetture decostruttiviste della Hadid, piegandole quasi, obbligandole a fare da scenario, riducendole quasi a semplicissime pareti senza autore. La forza di queste opere è nella semplicità. Fili si uniscono negli arazzi - Poesie con il Sufi Berang, 1989 - carta velina, giornali, ritagli; espressione massima della Rivoluzione dell’arte povera chedichiaratamente si schierava contro quella che fino ad allora era “Arte”. La mostra si snoda su un percorso artistico però che non sempre convince. Nonostante il chiaro intento di collegare l’opera di Boetti a Roma, e quindi ai “compagni” romani di quel periodo - soprattutto Luigi Ontani e Francesco Clemente - la scelta di iniziare il percorso con opere di Ontani lascia stupiti nella sua audacia e destabilizza anche per la scelta espositiva. La sala, molto grande, ospita invece in modo eccellente tutte le 51 poesie con il Sufi Berang, dove il latino di Boetto si fonde col farsi del Sufi afghano Berang, conosciuto a Peshawar, dove il colore esplode, come se il sole di Roma, dopo le terre calde afghane, avesse fatto dimenticare il grigiore di Torino. Sempre al colore sono dedicate le Faccine, colorate a due mani con la figlia Agata nel 1977, e infine le Mappe, di cui questa mostra ospita un inedito.
Entrano, grazie al comodato concesso da Matteo Boetto, Figlio di Alighiero, nella collezione del MAXXI, Orme, due opere che prendono il nome dalla camminata leggera che l’artista imprime su enormi fogli. Poi ci sono Francesco Clemente e Luigi Ontani, che hanno incontrato Boetti e ne hanno sentito la suggestione. Clemente, che aveva 18 anni nel 1970, andrà in Afghanistan con lui nel 1974, e più di tutti sentirà l’esigenza di andare via da Roma, spingendosi prima ancora più ad oriente, arrivando fino in India, poi Madras per studiare Teosofia e infine il trasferimento a New York; la ricerca di Ontani invece viene ben esposta nelle prime fotografie acquerellate fra cui spicca Tappeto Volante. Tre modi di essere suggestionati dall’oriente: Boetti che si sente occidentale a Kabul e orientale a Roma, Francesco Clemente che vive invece questa fascinazione come totalizzante e assoluta, che richiede un drastico cambio di vita, e Ontani che invece lo vive come un mondo costruito, di favola, immaginario.
“A Roma sono uno straniero, sono un soggiornante, per cui ho sempre la coscienza di dove sono” diceva Boetti. Roma lo accoglie - forse con poche opere a fare un paragone con le mostre fatte oltre oceano - e gli dedica anche la piazza del MAXXI, un tributo che il popolo dell’arte ha scelto di fare a questo grande artista rivoluzionario. Info:
Alighiero Boetti a Roma a cura di Luigia Lonardelli 23 gennaio 2013 - 6 ottobre 2013 MAXXI - Galleria 4 Via Guido Reni 47a http://www.fondazionemaxxi.it/