Corriere della Sera, Pierluigi Panza Giorgio Vasari, il padre della Storia dell’arte italiana, comprò casa in Borgo San Lorentino ad Arezzo nel 1540. E vi attese a dipingerla per una decina d’anni, nel periodo in cui conobbe colui che celebrò nelle «Vite » (1555) come miglior dono del cielo: Michelangelo. Alla sua morte (27 giugno 1574), questa casa passò agli eredi ed è arrivata sino a noi negli affreschi, nelle carte e in alcuni arredi. È di ieri la notizia che l’ultimo proprietario dei beni della casa, Giovanni Festari, appena deceduto, ha venduto l’archivio del pittore e scrittore custodito in un armadio chiuso a chiave dell’abitazione a una ignota società russa per l’astronomica cifra di 150 milioni di euro. Il passaggio di proprietà è stato notificato al Comune di Arezzo dalla Soprintendenza archivistica della Toscana, alla quale, per legge, è stato reso noto. L’archivio contiene 31 filze di documenti, con autografi di Vasari, lettere (tra le quali 17 di Michelangelo) e corrispondenze con i papi (Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, Pio V). Ma è bene sottolineare che l’archivio, almeno legalmente, non potrà spostarsi da Arezzo: gli organi dello Stato hanno da tempo disposto quanto in loro potere per salvaguardarne l’italianità. Vasari lasciò la casa agli eredi. Estinti questi la dimora passò alla Fraternità dei laici di Arezzo e da questi all’esecutore testamentario Spinelli, che la tenne per la famiglia. Nel 1911 lo Stato riuscì ad acquistarne i muri, ma non i beni all’interno, che gli eredi Spinelli cedettero ai Festari. Si aprì una controversia, ma i Festari si videro riconosciuta in appello la proprietà delle carte. Come risposta, la Sovrintendenza ha posto due vincoli: il primo consente alle istituzioni italiane di avere diritto di prelazione in caso di cessione (da qui la cifra astronomica dichiarata, e inaccessibile per Stato); il secondo, di pertinenza, rende i beni inamovibili dal luogo dove si trovano. La notizia ha comunque suscitato reazioni. Il sindaco aretino, Giuseppe Fanfani, ha chiesto che sia lo Stato a comprarlo «evitando che i documenti finiscano in mani straniere». E ha scritto una lettera a Berlusconi, nelle ore in cui il premier era ospite di Putin. «Se la vendita verrà confermata, il Comune chiederà una verifica degli atti alla Procura. Tutto questo accade - ha concluso - mentre stiamo preparando il cinquecentenario della nascita di Vasari ». La sovrintendente ai Beni archivistici, Diana Toccafondi, sottolinea le perplessità sulla cifra: «Noi abbiamo prima respinto la cessione, poi posto un doppio vincolo; gli enti pubblici hanno ora 180 giorni di tempo per acquistarla: ma la cifra fa sospettare qualcosa. Comunque credo si possa rivedere la vendita, ora che Festari è deceduto». Anche il ministero esprime «perplessità, non solo per l’enormità della somma, ma soprattutto perché l’archivio Vasari, chiunque ne sia il proprietario, è soggetto ad un vincolo pertinenziale e pertanto non può essere spostato da Arezzo. A ciò si aggiunge il fatto che il proprietario dell’archivio è deceduto alcuni giorni fa. Per questa ragione - conclude la nota - verrà informata l’Autorità giudiziaria ».