di PierLuigi Massimo Puglisi - Ad Arezzo, in una campagna elettorale tutto sommato sonnacchiosa, la mossa a sorpresa, di carattere che va ben oltre il locale e che riguarda gli interessi di una gran parte del popolo della cultura è arrivata oggi pomeriggio. Protagonisti la lista socialista (che appoggia il sindaco Fanfani) e i Conti Festari, proprietari dell’ormai notissimo Archivio Vasari. “Siete disposti per l’anno vasariano a mettere in mostra un gruppo significativo di carte del vostro Archivio? Per esempio alcune delle lettere di Michelangelo, dei Papi, dei granduchi, degli umanisti con cui messer Giorgio era in costante contatto epistolare?” “SI, siamo disponibili“. “Siete disposti a consentire la scannerizzazione di queste carte in modo che siano fruite da tutto il popolo di internet?” ” Si, siamo disponibili anche a questo”.
Le due domande le ho poste io stesso, assieme ai compagni della lista, ma le ho poste soprattutto come antiquario e collezionista, come un componente di quel vastissimo popolo dell’arte fatto di studiosi, antiquari, galleristi, artisti, restauratori e appassionati, cioè come uno di quelli che si è veramente stufato di assistere a cause su cause intorno a questo archivio senza poterne mai godere. Già perchè in pratica non è mai stato esposto. Ripeto, mai. Quindi una richiesta fatta in nome del diritto al pubblico godimento, la salvaguardia del quale è poi uno degli scopi fondamentali della tutela e valorizzazione, dalla legge Bottai, alla legge Melandri al Codice Urbani, obiettivi che in questo caso finalmente si realizzerebbero. Lascio il dubitativo perché come intelligentemente ha notato subito in conferenza stampa Salvatore Mannino della Nazione, la Soprintendenza ai beni archivistici potrebbe inciampare la cosa, con la scusa del vincolo di pertinenzialità, vincolo mica tanto pacifico dal punto di vista della legittimità, e sempre che sia stato in ogni caso e ovunque rispettato e non ci siano precedenti diversi in materia. Potrebbe, ma sarebbe un atto di protervia, fregandosene dei proprietari che vogliono farlo vedere, della città di Arezzo che non solo vuole vederlo ma anche che sia visto da tutti, dei diritti del popolo della cultura che non l’ha mai visto e certamente vorrebbe vederlo. Potrebbe, ma dovrebbe inventare una ragione irragionevole. Quindi secondo legge e logica non potrebbe impedire una esposizione. Ma il punto nuovo è che la proprietà, a richiesta precisa fatta pubblicamente, è disponibile. E non basta, perché consentire che un gruppo significativo di carte sia scannerizzato e messo on line, inizia una fase diversa, già percorsa da Bill Gates per il Codice Hammer (per la verità solo con una pagina messa on line gratuitamente) e che potrebbe portare qualche beneficio ai proprietari, ma molti di più agli studiosi e alla fine alla città di Giorgio Vasari. Una disponibilità che è una strada da percorrere senza indugi e con grande convinzione. Se ci sarà nella Soprintendenza ai beni archivistici o altrove, qualcuno che vorrà inciampare questo percorso più pacifico e di buon senso delle cause che non si sa mai quando e come finiscono, si caricherà delle debite conseguenze, incluso il Mibac che in questo governo ha attraversato traversie e vicissitudini che lo hanno troppo spesso messo nell’occhio del ciclone in modo negativo. Tempi, modi e luogo per realizzare questa mostra sembrano importanti, ma alla fine sono un dettaglio, perché di fatto gli eredi Festari metterebbero intanto a disposizione alcune parti dell’archivio che potranno quindi essere esposte ad Arezzo proprio in occasione dell’anniversario vasariano, anche se con due condizioni: la rassegna non si dovrà tenere a Casa Vasari o in qualsiasi altro palazzo al centro che è stato simbolo del lungo contenzioso giuridico e dovranno essere loro stessi a gestire l’evento e, quindi, i suoi (eventuali) introiti. Personalmente mi pare abbastanza ovvio. Le carte sono le loro, e rischiano in proprio con i loro studiosi, che saranno ovviamente qualificati. E poi la città non manca certo di luoghi adatti, tanti: dallo stesso palazzo Comunale, a casa Bruschi e al Sottochiesa di San Francesco, tanto per citarne subito qualcuno. Un dettaglio significativo: il luogo dove oggi il tutto si è svolto: volutamente i socialisti aretini d’accordo con gli eredi Festari e l’avvocato Cosulich che li assiste hanno scelto il Caffè dei Costanti, proprio quello cioè in cui un annetto fa la Monica Guerritore, invitata dal segretario del PD Marco Meacci, ebbe la trovata di chiedere: ” Ma perché i Festari non regalano l’Archivio allo Stato?” E giù applausi. Roba demenziale, che ad Arezzo richiama un proverbio in vernacolo, che suona più o meno così “Comodo fare le checche col culo degli altri”. La diversità delle due impostazioni balza chiara agli occhi. Intanto molti avevano notato a campagna elettorale quasi finita, non un partito, fra maggioranza e opposizione, si era imbarcato nel tentativo non dico di proporre qualcosa di concreto, ma nemmeno di citare l’esistenza di un problema da risolvere sull’Archivio Vasari. Un silenzio assordante su una questione che invece preme alla città, che quelli che mai hanno avuto un ministro dei Beni Culturali, i socialisti, hanno saputo rompere oggi, con una diversità di impostazione e soluzioni molto chiara ed evidente Cosa contiene l’Archivio Vasari? Vedi sul nostro sito: On line l’INVENTARIO E REGESTO DEI MANOSCRITTI DELL’ARCHIVIO VASARIANO, a cura di ALESSANDRO DEL VITA, 1938 »