Di Marcello Mottola - Associare l’archeologia a luoghi taciuti dal tempo è opinione comune. Come lo è immaginare lo studio archeologico rivolto solo a mondi perduti, civiltà misteriose e ruderi nascosti, custodi di preziosi tesori, che solo un novello Indiana Jones può raggiungere. Eppure esiste anche “un’altra archeologia”, quella più vicina alla realtà, lontana dagli stereotipi che vive e interpreta il passato scomponendo il presente. Questa archeologia si nutre di luoghi a noi vicini, ma non per questo meno sorprendenti. Un’interpretazione di questa seconda corrente ce la restituisce il reportage fotografico dal titolo Archeologia del paesaggio a cura di PierFrancesco Rescio, primo assistente in Storia dell’Architettura medievale e poi docente di Topografia Antica e medievale, ma sopratutto esperto di archeologia del paesaggio e di scavi archeologici, che da anni si occupa di valorizzazione turistica del Sud. I reportage, pubblicati con cadenza periodica su Nuova Agenzia Radicale, ci proporranno di volta in volta spazi, territori, località celate alla nostra percezione, ma non per questo prive di fascino. Il secondo appuntamento con il reportage fotografico di PierFrancesco Rescio ci conduce in luoghi pieni di fascino e storia.
E’ il caso della sub-regione storico-geografica del Vulture nella Basilicata settentrionale, immortalata in uno degli scatti, dal quale emerge tutta la bellezza dei luoghi caratterizzati da boschi, sorgenti, torrenti sub-montani e aree da pascolo. Un’insolita foto immortala Aliano, in provincia di Matera, il luogo riconosciuto come ambientazione del celebre “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi. Gagliano, così chiamato nel libro, viene descritto come un piccolo paese di poco più di mille abitanti nella parte centro meridionale della Basilicata, racchiuso tra il torrente Sauro ed il fiume Agri ad un centinaio di chilometri da Matera. Levi vi fu confinato alla metà degli anni Trenta per ragioni politiche e ne percorse le strade, ne incontrò gli abitanti, ne scoprì ed amò la cultura.
Sulle sue tracce e sulla scia puntuale delle evocazioni letterarie sembra muoversi lo scatto di Rescio, che restituisce un centro abitato spoglio, come quando Carlo Levi vi soggiornò, ma avvolto in una dimensione rurale unica, che lo scrittore piemontese raccontò e trasfigurò liricamente. Rutigliano, dove sorge il sito dimenticato di “Azetium”, è il terzo scatto del reportage. Luogo pieno di storia Azetium è a nord-est del centro urbano, sulla collina di Castiello, dove si trova il più rilevante insediamento archeologico, ininterrotto dal Bronzo Finale per tutta l’età antica fino all’alto Medioevo. In particolare il tratto della lama tangente le mura dell’antico insediamento, la cosiddetta “lama di Mosca”, registra la presenza delle uniche tracce di vegetazione spontanea in un paesaggio agricolo per il resto fortemente antropizzato. Questa caratteristica è restituita sapientemente con un albero immortalato al tramonto, che rimanda ad uno degli ultimi lembi delle antiche foreste di sclerofille, che anticamente caratterizzavano il paesaggio di questa parte del territorio.patrimonio architettonico rurale di Noci, in provincia di Bari, presso l’Abbazia di Barsento, è l’oggetto dell’ultimo scatto. Visitare il territorio e scoprirne il suo patrimonio equivale a viaggiare lungo il percorso del tempo e rispolverare l’eredità dei padri, che l’hanno voluta a noi affidare. Così osservando la foto sembra quasi di passeggiare per gli spazi ombrosi e selvaggi, speroni di rocce emergenti ed affioranti, tratturi impenetrabili, occupati da efflorescenze esuberanti ed un tempo utilizzati per la transumanza pastorale.