di PierLuigi Massimo Puglisi - La raccolta Molinari Pradelli, circa 200 dipinti di grande qualità e interesse collezionistico e culturale, è la più significativa nell’area bolognese, non solo per la consistenza di opere e per la loro qualità ben selezionata, ma per l’impronta che il gusto raffinato del maestro seppe imprimerle, mettendo a frutto le fortunate occasioni nei numerosi viaggi e nelle relazioni internazionali che il successo della sua professione gli offriva. A questo si aggiungeva uno spiccato senso della ricerca del poco noto, della rivalutazione dei cosi detti”minori”, o almeno quelli che fra gli anni’50 e gli ‘80 erano considerati tali, ma studi e divulgazioni più attente hanno via via inserito invece fra i maestri e la pittura di genere fra quelle più appetibili dal collezionismo privato. Fra questi dipinti Angelo Mazza, curatore della mostra e del catalogo, ne ha selezionati circa 90 che esprimono la peculiarità della raccolta, e che sono esposti suddivisi in 4 sezioni: Natura morta: si compone di 27 dipinti fra i quali spiccano, fra le altre, opere di Jacopo Chimenti detto l’Empoli, Luca Forte, Giuseppe Recco, Giuseppe Ruoppolo, etc. Pittura emiliana: 33 dipinti tra i quali opere dello Scarsellino, del Mastelletta, di Guido Cagnacci, di Marcantonio Franceschini, di Giovan Gioseffo dal Sole, di Vittorio Bigari etc. Pittura veneta: 11 dipinti fra i quali Palma il Giovane, Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Pittoni etc. Pittura napoletana: 16 dipinti da Agostino Beltrano a Micco Spadaro a Giovanni Battista Rossi etc. A Palazzo Fava il nucleo centrale della natura morta è esposto nel grande salone sotto il fregio dei giovani Carracci datato 1584, che svolge il tema della conquista del vello d’oro da parte di Giasone con l’aiuto determinante di Medea. I gruppi dei dipinti emiliani, veneti e napoletani sono distribuiti nelle altre sale del nobile palazzo sotto i fregi di Ludovico Carracci, di Bartolomeo Cesi e di Francesco Albani e infine nella saletta affrescata dagli allievi di Ludovico Carracci. L’esposizione da un lato offre l’opportunità al vasto pubblico di apprezzare una serie di capolavori da lungo tempo nascosti, dall’altro di dare la giusta luce al collezionismo privato italiano, vera fonte di conoscenza , celebrando anche con questa mostra la figura del noto direttore d’orchestra ricordandone la passione collezionistica, nel tentativo di ricostruire le dinamiche delle sue relazioni con gli storici dell’arte nei decenni del dopoguerra. La mostra nasce infatti dal centenario della nascita del maestro Francesco Molinari Pradelli (1911-1996), direttore d’orchestra di fama internazionale e collezionista di pittura italiana del Seicento e Settecento, sotto gli auspici di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Museo della Città SrL e Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Bologna. Comitato Scientifico Fabio Roversi-Monaco, Presidente Carla Di Francesco, Andrea Emiliani, Luigi Ficacci, Mina Gregori, Paola Grifoni, Sergio Marinelli, Angelo Mazza, Massimo Negri, Wolfgang Prohaska, Eugenio Riccòmini, Erich Schleier, Nicola Spinosa, Claudio Strinati. Mostra e catalogo a cura di Angelo Mazza con i contributi di Andrea Emiliani, Luigi Ficacci, Gherardo Ghirardini, Mina Gregori, Angelo Mazza, Eugenio Riccòmini, Erich Schleier, Nicola Spinosa, Claudio Strinati, Luigi Ferdinando Tagliavini. Fino al 7 ottobre 2012 biglietto di ingresso 5 euro 051.199.36.317 Email [email protected]