Un capannone di 4500 metri quadrati si è vista arrivare una bolletta dei rifiuti di 4200 euro da parte di AISA. Il titolare ha strabuzzato gli occhi perché quella somma, che secondo la legge è calcolata sui metri quadri del capannone, è davvero esorbitante per lui che di rifiuti urbani produce, si e no, qualche foglio di carta per i documenti e la contabilità. Questa è la demenziale realtà. Dunque, arrivano le bollette e nelle aziende l’arrabbiatura sale alle stelle. Un esempio? L’azienda del signor “tal de tali” che lavora legno in provincia di Arezzo , che è quella dei 4200 metri quadri citati. Ma andiamo più a fondo sugli oneri che vanno a gravare su questa impresa che viene presa ad esempio, ma che purtroppo è un fatto reale che spaventa tutte le imprese. Il resto - prosegue la nota di Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Imprese Arezzo - come per quasi tutte le aziende artigiane, viene pagato a parte. Già perché i rifiuti delle imprese per la stragrande maggioranza sono considerati rifiuti speciali e lo smaltimento avviene seguendo altri canali. In altre parole, la ditta deve chiamare delle aziende specializzate nel ritiro, nel trattamento e nello smaltimento delle varie tipologie di rifiuti: dal legno delle aziende del settore, alle batterie esauste e all’olio minerale degli autoriparatori, all’olio per friggere degli alimentaristi, fino alle pinzette e cerette delle estetiste. Tutto pagato a parte, fino all’ultimo centesimo. Poi, sullo stesso capannone, grava la Tia o Tarsu, insomma arriva la bolletta dei rifiuti “urbani”. E quando vede una bolletta a tre o quattro cifre il nostro imprenditore inferocito, che nel caso in esempio ha già pagato 3800 euro per lo smaltimento dei rifiuti prodotti dall’azienda (scarti di legno) chiama l’associazione di categoria e in questi giorni gli uffici di Confartigianato Imprese Arezzo sono subissati di chiamate. Gli imprenditori, dice Ferrer Vannetti, presidente di Confartigianato Imprese Arezzo sono davvero allo stremo. Hanno pagato l’Imu,che è stata una vera e propria stangata, subiscono i colpi della crisi, non riescono a ottenere credito, devono districarsi nei meandri della burocrazia, devono fare i conti con lo smaltimento dei rifiuti speciali e quando vedono arrivare anche le bollette delle varie Aisa, Csa ecc. (ovvero le aziende che si occupano di smaltire i rifiuti urbani) e si ritrovano cifre con due zeri saltano sulla sedia. Il tema dei rifiuti sottolinea Vannetti è già un nervo scoperto per le nostre imprese che sono costrette a pagare costi altissimi per lo smaltimento, devono redigere il MUD (Modello unico di dichiarazione ambiente), hanno pagato per il Sistri, che ancora una volta è bloccato e ora sanno che sta per arrivare un’altra stangata, cioè la TARES. Vogliamo che le istituzioni, a tutti i livelli, comprendano che questo è un vero e proprio allarme rosso oltre ad essere un grido di dolore. E l’allarme avverte Vannetti riguarda il fatto che i nostri imprenditori non ce la fanno davvero più a mandare avanti l’azienda. Lo Stato, ma anche i vari livelli di governo intermedi, dalla Regione, alle Province ai Comuni, devono rendersi conto che in questo modo non è più possibile andare avanti. Il rischio concreto ribadisce è quello di ammazzare del tutto il nostro sistema produttivo. Visto che le elezioni sono imminenti voglio mandare un messaggio forte e chiaro a coloro i quali si assumeranno l’onere di governare da ora in poi: è fondamentale ridurre le tasse, ma anche gli oneri a carico delle imprese ed è altrettanto fondamentale entrare con l’accetta in quel mare di burocrazia che strangola l’imprenditore e gli porta via tempo prezioso che dovrebbe essere dedicato all’impresa. Stavolta conclude Vannetti devono ascoltarci, è questione di sopravvivenza.