Fuori da Facebook i seni nudi delle ballerine. Perché? Perché la censura esiste ancora

Redazione EosArte · November 6, 2012

 Si legge da pochi minuti su Adnkronos  questa notizia: la Nogravity dance school, campione d’incassi al Teatro Olimpico con lo spettacolo ‘Inferno’, ha ricevuto un avviso di fermo. Via da Facebook per alcune foto con alcune ballerine a seno nudo. La Nogravity dance school, scuola creata dalla compagnia di danza ‘Nogravity’, campione d’incassi al Teatro Olimpico di Roma con lo spettacolo ‘Inferno’ questo ottobre, ha ricevuto il seguente avviso di fermo sul web da Facebook. “I contenuti pubblicizzati in questa inserzione sono vietati. Le inserzioni non possono promuovere la vendita o l’uso di prodotti o servizi per adulti, compresi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, giocattoli, video, pubblicazioni, spettacoli dal vivo a sfondo sessuale o prodotti per il miglioramento delle prestazioni sessuali”.

La danza può essere pornografica?  Ma siete matti? Eppure… Ecco dunque che Emiliano Pellisari, coreografo della compagnia, sempre su  Adnkronos commenta sorpreso: “E’ incredibile che una compagnia di danza possa essere considerata pornografica. Sul nostro sito ci sono foto artistiche dei nostri danzatori e danzatrici. Il seno nudo fa parte della bellezza del corpo umano e di per sé non è certo un fatto pornografico ma un fatto naturale”. Mariana Porceddu, assistente coreografa e diretta protagonista del nudo scandaloso, è basita: ”A confronto con il nudo volgare a sfondo sessuale che si può vedere sul web, il nostro nudo è discreto e artistico e non ha nulla di volgare: si tratta del corpo umano che esplode liberamente nell’aria. I nostri muscoli e la grazia dei nostri corpi sono i protagonisti assoluti”. Emiliano Pellisari conclude sconsolato: “Solo il moralismo americano poteva censurare una scultura vivente che si libra nell’aria, confondendola per un atto pornografico. Il web è pieno di oscenità dovunque… le pubblicità pornografiche sono onnipresenti. Forse la cattiva coscienza di chi ha fatto del web il proprio business alcune volte fa brutti scherzi!”. C’era una volta un giudice mi pare a l’Aquila, qualche decennio fa, che sequestrava riviste e films per qualche capezzolo, e per questo ha fatto epoca, ma evidentemente i corsi e ricorsi storici - c’entreranno qualcosa le campagne elettorali? - portano i rifare questo strano percorso, per cui un comico/politico muove le sue censure  citando il punto G delle sue elette (se vanno in TV), ora siamo ai capezzoli di uno spettacolo di danza.

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