di PierLuigi Massimo Puglisi Era ora che ci si mettesse mano, il Ministro Galan lo ha fatto e ha fatto benissimo. Il problema è vecchio, molto più di quello che si creda, ed ha rivelato una pericolosa progressiva sostanziale impotenza dello Stato che più di ogni altro al mondo avrebbe dovuto già da anni affinare i mezzi di difesa del patrimonio artistico - detenendone una parte assolutamente cospicua rispetto a tutti gli altri - e gli strumenti atti a difenderlo, non a parole ma nei fatti. Ottimo lavoro dunque quello del Ministro, lavoro d’equipe - e diversamente non poteva essere - in cui sono state messe a disegno di legge le architetture giuridiche efficaci, toccando non solo gli aspetti più eclatanti della vasta platea di fattispecie illecite nei confronti del nostro patrimonio - come per esempio la lotta al vandalismo - ma anche quelli più antichi e radicati, cioè quelli legati al mondo del furto d’arte, della contraffazione e sue ramificazioni. Una mano importante sulla sensibilizzazione l’ha data anche il grande successo di Vandali, il best seller di Stella e Rizzo, che ha mosso l’opinione pubblica, preceduto anni fa, giova ricordarlo, dal Partito della Bellezza di Vittorio Sgarbi e in tempi più recenti dalle raccolte fotografiche sugli scempi italiani promosse da Oliviero Toscani. Una lettura attenta dello Schema di Disegno di Legge Galan porta a ripercorrere numerosi articoli del cosiddetto codice Urbani, individuando le giuste contrarie che fino a questo momento sono state a maglie troppo larghe, passando per le fattispecie del Codice Penale che riguardano i reati contro il patrimonio. Quindi non solo individuando i nuovi reati - nella realtà molto diffusi - e inasprendo pene che fino a questo momento sono state più simboliche che efficaci, ma dando - come è necessario - anche più potere all’investigazione specializzata. Difficile ma possibile farlo da liberale , e questo è stato giustamente sottolineato, sapendo di doversi poi muovere fra media e Parlamento stretti fra forcaioli e ipergarantisti che si contendono - sempre vincenti - i riflettori. Lecito sarebbe attendersi un atteggiamento bipartizan, un consenso largo e condiviso, senza se e senza ma, eppure anche le cose più semplici e ragionevoli - è storia quotidiana di questo paese - trovano i professionisti dello “spaccamento del capello” non in quattro ma in quattromila parti, sempre in prima linea per arrivare sostanzialmente al nulla, solo perché a dire che 2 più 2 fa 4 non è la propria parte politica. Intanto all’incasso del ministro ci sono molte decine di articoli favorevoli , anzi fino a questo momento non ne ho letto uno contrario, che si sono fatti largo nella congerie di argomenti urgenti e urgentissimi della crisi politica ed economica. In tempi normali invece questo sarebbe stato il centro dell’attenzione di un paese civile che vuole difendere il suo futuro, ma non sono tempi normali, anzi i tempi sono normalmente anormali, tanto che mi aspetto al momento opportuno il risveglio di alcuni professionisti del “benaltrismo”, quelli cioè che dicono - non sapendo fare meglio - che il problema in materia è sempre un altro. Viene per esempio prevista la nuova figura di reato di “furto d’arte” ed aumentate le sanzioni dei delitti che si collocano a valle rispetto al trafugamento del bene culturale, che consentono di lucrarne profitto e che danno luogo spesso a una fitta trama delinquenziale, fino a creare vere e proprie associazioni per delinquere e organizzazioni criminali - ricettazione, riciclaggio, ecc. Sono convinto che dall’Associazione Antiquari d’Italia, che fra pochi giorni inaugura la Biennale di Palazzo Corsini e dalla Federazione Italiana Mercanti d’Arte, associazioni che da sempre si battono anche per la difesa del patrimonio artistico oltre che per un sano mercato dell’arte, verranno segnali positivi. Contano anche quelli, in un terreno - non ci s’illuda - in cui si finisce col dire che gli imbrattatori ” sono solo ragazzi che esprimono un disagio” e che i contraffattori d’arte ” in fondo ci sono sempre stati”, come se questo bastasse a far diventare non solo tollerabili ma alla fine legali, delle forme di diffusa illegalità quotidiana. Che il lavoro su questo schema di disegno di legge sia stato attento e complessivo lo dimostra anche il fatto che, come si legge in fondo, sono state previste speciali azioni di contrasto anche su internet, avvalendosi dei medesimi strumenti operativi attualmente disponibili per i delitti concernenti la pedopornografia. Forse è il momento per tutti non solo di proclamare che la cultura è l’unico argine al degrado dell’identità , ma di trarne le necessarie conseguenze operative, intanto sostenendo e poi collaborando a portare questo disegno a diventare legge operante. Giova per capire, leggere attentamente il testo originale che riportiamo integralmente nei Documenti Utili del nostro sito Il Testo dello SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE RECANTE DELEGA AL GOVERNO PER LA RIFORMA DELLA DISCIPLINA SANZIONATORIA IN MATERIA DI REATI CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE.