Giuditta Annacarmen Solito: “Ho sempre pensato che il desiderio fosse l’attimo dell’attesa”

Redazione EosArte · January 12, 2013

Giuditta Annacarmen Solito è tra le artiste più votate sul sito artegiovane.it, la sua solida formazione classica le serve per mettere sulla tela sensualità e provocazione. di Rossana Calbi -

Una femminilità dichiarata, conturbante e senza difese: una bocca che si apre per dare piacere e il braccio di un poetessa segnato dal dolore dei suoi versi. Giuditta Annacarmen Solito riesce a dipingere la ricchezza della femminilità. Le sue “bocche provocanti” sono state pubblicate su Playboy Italia ed è stata scoperta da chi vi scrive grazie a un’intervista di marzo dello scorso anno su Tattoo Italia, una delle riviste cult sul mondo del tatuaggio, e nonostante non sia una tatuatrice: la pelle nei suoi lavori diventa come tela trepidante.

Sei nata a Taranto e vivi a Milano, continui a muoverti per le diverse capitali europee, cosa ti colpisce dell’arte che vedi fuori dall’Italia? Sì, una tarantina a Milano, ma adoro girare per l’Europa, e spero tra un po negli U.S.A. per vari progetti a cui sto lavorando. Là mi colpisce tanto la sperimentazione e la possibilità che si dà a noi artisti per esprimersi. Nei tuoi lavori spieghi l’anatomia dei corpi con un’attenzione maniacale sul dettaglio fisico, e punti su una sensualità fortemente dichiarata; quali sono i criteri con cui l’arte può raccontare ancora il desiderio? Ti ringrazio per l’affermazione “attenzione maniacale”. Ho sempre pensato che il desiderio fosse l’attimo dell’attesa, spero quindi di riuscire a trasmettere questo nei miei dipinti. Anche se molti sono abbastanza espliciti.

Fotografia, pittura, moda, uno sguardo al mondo del tatuaggio, la tua formazione è poliedrica, come fai confluire tutto in un’unica espressione artistica? Nel mio background artistico c’è una laurea in storia dell’arte, collaborazioni con un grande studio fotografico che si occupava di moda e pubblicità e lì ho avuto la possibilità di conoscere molti grandi artisti. Ho lavorato anche nel mondo della moda, e ho un fratello che è un tatuatore professionista (Peppe Solito, in arte Lordpepper, N.d.R.) e frequento molto le conventions, a volte ambiente molto più artistico rispetto a quello classico. Attingo da tutto questo e nei miei lavori mescolo le mie passioni e le mie esperienze.

Cosa sta stuzzicando la tua curiosità in questo momento? La mia prima passione e sogno nel cassetto era diventare una costumist teatrale, sono influenzata dal cinema e sto studiando i migliori costumisti, che ovviamente sono italiani. Non farmi dire di più!

Di quale artista contemporaneo ammiri lo stile tanto da voler comprare un suo lavoro? Domanda non facile perché sono diversi, ma ti dico che comprerei a occhi chiusi un dipinto di Micheal Hussar (incontrarlo e avere un suo catalogo autografato è stata una bellissima esperienza) e poi del mio amico Saturno Buttò.

Il film che richiama maggiormente i tuoi canoni estetici? Adoro i film storici e che hanno uno studio del particolare, mi viene in mente Elizabeth: The Golden Age, un film del 2007 diretto da Shekhar Kapur; Agorà, un film del 2009 diretto da Alejandro Amenábar e, infine, Dracula di Bram Stoker un film del 1992 prodotto e diretto da Francis Ford Coppola. Da questa mia attenzione ai film in costume potete immaginare su cosa sto lavorando. Le opere della Solito sono in esposizione permanente presso Milano Tattoo Supply, confermando per l’ennesima volta la sua vicinanza a un’espressione artistica outsider e lowbrow. Attualmente sta lavorando a Frame, un progetto artistico legato al cinema. Cinema, moda, tatuaggio, erotismo e poesia diventano motivo di ispirazione per un’artista che sa cercare l’arte ovunque.

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