di Rossana Soldano - “Der van engang” scriveva Lui. Molti lo conoscono come “once upon a time” ma è stato tradotto in tutte le lingue del mondo. Per noi è ‘c’era una volta’. Non l’ha inventata Lui questa espressione, esiste forse dal tempo in cui ‘una volta’ non era poi così lontano nel tempo. Ma è grazie alle sue favole se ognuno di noi la legge, oggi, come una formula magica capace di aprire porte segrete della nostra memoria. Non possiamo fare a meno di rendere grazie a Hans Christian Andersen per aver insinuato in noi l’idea che si possa avere un lieto fine come quello del brutto anatroccolo che diventa un cigno, ma anche per averci raccontato che non sempre è così, chi non ha pianto quando il soldatino di stagno muore con la sua ballerina o quando la sirenetta diventa schiuma di mare?
Nel 2009, una delle favole più famose di HC Andersen, ‘I cigni selvatici’ – la storia di Elisa e dei suoi 11 fratelli trasformati in cigni selvatici-, è stata trasposta in un lungometraggio. I decoupages utilizzati per le scenografie del film e 12 costumi di scena sono stati curati dalla Regina di Danimarca, Margrethe II. Il materiale di scena realizzato dall’illustre e insolita scenografa è in mostra dal 14 aprile al 9 settembre 2012 al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. La mostra, molto suggestiva dal punto di vista emotivo, è arricchita da passi della fiaba di Andersen e scritti della regina stessa sulla sua infanzia. I decoupages sono realizzati con foto di opere d’arte, prese anche da aste di antiquari e rendono perfettamente l’idea degli ambienti reali e surreali insieme che fanno da sfondo ai personaggi del racconto.
L’ospite reale, presente alla conferenza stampa di apertura della mostra “I regni immaginari”, dopo i ringraziamenti di rito e aver sottolineato il suo affetto per la città di Roma, legata alle sue visite giovanili, ha incontrato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a cui ha mostrato i suoi lavori. Oltre ai decoupages e ai costumi, sono in mostra nel palazzo di Largo dei Prefetti, anche i disegni che HC Andersen fece a Roma durante la sua visita tra il 1833 e il 1834. Uno spaccato di come lo scrittore vedesse la città, all’epoca ancora di ‘proprietà’ papale, e di come ne fosse affascinato. In uno dei passi riportati a cornice della mostra, racconta a un suo corrispondente epistolare, di come quegli schizzi siano il suo unico modo di provare a raccontare ai suoi cari le impressioni che Roma gli suggeriva. Cartoline della sua immaginazione, per fissare luoghi e momenti. Anche Lui aveva le sue favole e, forse, ‘c’era una volta’ non è davvero tempo passato ma un luogo presente dentro ognuno di noi.