Il Giorno, Giulia Bonezzi - Sarà battuto all’asta il 6 giugno a New York e da Christie’s pensano possa raggiungere la valutazione stratosferica di 3,5 milioni di dollari (circa 2 milioni 663 mila euro). Ecco la sorte del «Cristo portacroce trascinato da un manigoldo» del Romanino che fu della Pinacoteca di Brera finito al centro di un intrigo internazionale lungo settant’anni. L’epilogo mercoledì in un’aula del tribunale federale a Tallahassee, quando l’avvocato del governo americano Pamela Marsh, sotto gli occhi degli agenti speciali dell’Homeland Security (corrispondente al nostro Ministero dell’Interno), degli avvocati dello Stato della Florida e dell’Interpol, ha restituito il dipinto a Maître Corinne Hershkovitch, avvocato degli eredi di Federico Gentili di Giuseppe, un ingegnere ebreo la cui collezione d’arte fu messa all’asta nel ‘41 a Parigi dal governo di Vichy. Erano passati un anno e un mese dal 18 marzo 2011, quando il Romanino, dopo aver sorvolato l’Atlantico protetto da un’assicurazione di un milione e mezzo di euro, debuttava in una mostra sul barocco lombardo al Mary Brogan Museum di Tallahassee. Lionel Salem, nipote del collezionista e rappresentante dei suoi eredi (quelli diretti sono sei, perciò hanno scelto di vendere il quadro) in teleconferenza da Londra ha ringraziato gli americani: «Avete riparato un torto». Ad avvertirlo che Brera aveva dato il dipinto in prestito, ha spiegato, è stato un dipendente della casa d’aste Christie’s. Così è scattata un’indagine durata mesi che ha coinvolto polizia doganale, ufficio del procuratore e Interpol, portando al sequestro del quadro, prima nel museo, poi in un luogo segreto. IN FEBBRAIO un giudice federale ne ha ordinato la restituzione agli eredi di Giuseppe, ponendo fine a un contenzioso che durava da 12 anni. Neanche il procuratore Marsh s’aspettava una soluzione così rapida: «Eravamo pronti ad andare in tribunale. Dopo i primi mesi di trattativa durante i quali non era trapelata alcuna disponibilità, a fine anno il governo italiano ha finalmente accolto le nostre richieste», ha osservato intervistata da llaria Niccolini (la llaria Niccolini Production, organizzatrice internazionale della mostra al Mary Brogan, e il museo americano hanno dato piena collaborazione alle indagini). Il Ministero s’è tirato indietro, a causa della «criticità della situazione economica italiana» dell’Italia secondo Marsh e anche secondo Salem, che al Giorno spiega: «Non erano in grado di sostenere le spese di una causa persa. Ma hanno un altro dipinto, e non sembrano così collaborativi. Vedermo». Da Roma nessun commento ufficiale. E a Brera, chiamata in causa dal museo Brogan che si ritiene penalizzato dalla vicenda, e ritiene poco concepibile che un’opera di tale «fragilità diplomatica» sia stata mandata all’estero? La sovrintendente Sandrina Bandera risponde: «Il Romanino era già stato senza problemi al Metropolitan di New York nel 2004, oltre che nel 2002 in Australia. E, permetta, la valutazione di Christie’s mi pare folle: noi, nel ‘98, l’abbiamo pagato 680 milioni di lire». Un decimo. «Ferma restando la condanna perle persecuzioni contro gli ebrei, il nostro acquisto è stato legittimo. Credo che alla fine, prima o poi, la giustizia arrivi. E mi auguro che quel quadro un giorno torni a Brera». [email protected] Dal 1998 era nella Pinacoteca Poi la denuncia: «Bottinno nazista» • DIPINTO da Girolamo di Romano intorno al 1538, il «Cristo portacroce trascinato da un manigoldo» era alla Pinacoteca di Brera dal 1998. ll Ministero dei Beni culturali, che l’aveva acquistato da un collezionista bergamasco, ne è stato il terzo proprietario. Nei primi anni Duemila gli eredi di Federico Gentili di Giuseppe, un ebreo italiano morto a Parigi un mese prima dell’invasione nazista, lo rivendicarono come parte della sua collezione messa all’asta nel ‘41 e in parte acquistata da uomini di paglia per conto dei nazisti (70 dipinti, finora ne hanno recuperati 20 di cui 5 dal Louvre). L’allora ministro Giuliano Urbani respinse questa versione