Il Guercino”…un giovane di patria di Cento che dipinge con somma felicità d’inventione” Ludovico Carracci. Di Maurizio Marini - Dopo un periodo d’apprentistato nella città natale di Cento, il giovane Giovanni Francesco Barbieri (che si ebbe il nomignolo di “Guercino” per il forte strabismo che lo caratterizzava), si trasferisce a Bologna (1617). Le opere di questo periodo non rivelano solo la sua sensibilità verso le aperture antimanieristiche dell’Accademia degli Incamminati carracceschi, bensì la radicata memoria del chiaroscuro fantastico etimologicamente riconducibile all’ambiente ferrarese dei Dossi (Miracolo di San Carlo;Madonna in trono col Bambino e santi, 1615 c., Renazzo di Cento, Parrocchiale di San Sebastiano; Madonna col Bambino e santi, 1616 c., Bruxelles,Musée d’Art Ancien; Susanna e i vecchioni, 1617 c., Madrid, Museo del Prado; Apollo eMarsia, 1618 c., Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina).
L’elezione al trono pontificio del conterraneo Cardinal Ludovisi, Gregorio XV, vede l’artista chiamato, nel 1621, a Roma. Nell’Urbe il Guercino assolve incarichi di rilievo, tra i quali gli affreschi in Palazzo Patrizi (poi Costaguti), per cui aveva operato anche il Domenichino, nonché, per la villa exNeri-delMonte, pervenuta alla famiglia papale dei Ludovisi, la decorazione a fresco con l’Aurora che scaccia la Notte all’interno del Casino che era stato la “Stilleria” del Cardinale FrancescoMaria del Monte, mecenate del Caravaggio, il quale, in ambiente limitrofo, nel 1597, aveva condotto il soffitto con Giove, Nettuno e Plutone. Nel 1623, poco prima della scomparsa del Papa committente, esegue la grande pala raffigurante la Sepoltura di Santa Petronilla, per la basilica petriana (oggi nella Pinacoteca Capitolina di Roma). Nel 1624 il Guercino è di nuovo a Cento. In tale ambiente matura una nuova concezione estetica che riflette le esperienze romane, soprattutto nell’ottica del classicismo e dell’Umanesimo di Raffaello, non tralasciando le esperienze di altri bolognesi quali il Domenichinoe Guido Reni. La scomparsa di quest’ultimo nel 1642 determina la svolta stilistica dell’ultima fase formale del Guercino che (in vista dell’opportunità di subentrargli in sede operativa e di committenze inevase e future), si trasferisce in questa città, secondo centro culturale e politico dello Stato della Chiesa. Sicchè, come detto, il linguaggio delle composizioni dipinte in questi giorni assume un timbro icastico all’interno di una metrica equilibrata e svolta con cromatismo schiarito e adamantino. [M.M.]