Gillo Dorfles presenta la sua filosofia estetica raccolta in quarant’anni di lavoro. Un’analisi che approfondisce teorie del passato, offre nuovi spunti di ragionamento per le esperienze del presente, in una materia che continuerà a far riflettere nel futuro. Un cammino per tappe cronologiche sulla teoria “della bellezza” per eccellenza, raccontata da Gillo Dorfles. E’ al famoso maestro che Editrice Compositori dedica il primo volume della sua nuova Collana Estetica senza monopoli. Pensatori del secondo Novecento ed estetiche comparate, che intende presentare le teorie più interessanti dell’estetica del secolo scorso. Itinerario estetico. Simbolo mito metafora raccoglie i più importanti saggi dell’autore, dalla seconda metà degli anni ‘40 alla fine degli anni ‘80, ripercorrendo le sue riflessioni sull’estetica teorica e regalandoci così una prospettiva organica del suo pensiero. Viene presentato il Dorfles filosofo. Per l’occasione il professore lascia i panni del critico dell’arte nei quali siamo abituati a vederlo e si abbandona alla sua passione mai trascurata, che l’ha visto docente per anni di estetica teorica. “Dorfles si impegna in qualcosa di nuovo e mai tentato su se stesso” spiega Luca Cesari nell’introduzione - professore di Estetica egli stesso e studioso del recupero dei testi storici di critica e estetica del ‘900 - “una lettura a ritroso alla volta di un tema genetico ‘iniziale’ del proprio pensiero”. L’autore non presenta una mera teoria filosofica ma parla della “sua” estetica. Una “scienza della conoscenza sensibile” legata a molte altre discipline: come la psicanalisi, l’antropologia, la semiotica. Una relazione che riguarda anche gli altri campi integrati alla filosofia dell’arte: la forza di un approccio razionale e concettuale che riesce a coinvolgere anche sentimenti e emozioni. E’ un insieme di saggi su diversi temi dell’estetica ancora attuali come, ad esempio, i rapporti tra musica e pittura - le leggi armoniche stanno alla musica come le leggi prospettiche alla pittura? - ancora affronta la teoria dei colori di Goethe, o spiega come in Bachelard il suono e la parola si portino appresso un materialismo immaginativo. Tratta Susanne Langer e l’estetica simbolica, la sua chiave “emblematica” per interpretare e inquadrare le diverse arti. Analizza il rapporto tra attività estetica e attività ludica, oppure la malattia del linguaggio nei mezzi di comunicazione di massa. Un volume che si rivolge ai cultori dell’estetica dentro e fuori il mondo accademico, ma che non mancherà di appassionare tutti quanti coltivano interesse nei rapporti tra l’estetica, la psicologia, le scienze cognitive e la filosofia della mente. Gillo Dorfles (Trieste, 1910) è forse la personalità italiana più internazionale dell’estetica e della critica d’arte del secondo dopoguerra. Formatosi in area culturale tedesca e italiana, completati gli studi in Medicina a Roma e in Filosofia a Milano tra il 1928 e il 1935, Dorfles incomincia a collaborare con riviste come «Le arti plastiche» e «L’Italia letteraria» dal 1930. E su tali periodici si svolge il suo tirocinio critico sino a metà del decennio successivo quando, parallelamente alla carriera artistica di pittore, intraprende organicamente la riflessione teorica nel campo dell’estetica. Nel 1948 fonda il Movimento di Arte Concreta con Monnet, Soldati e Munari (MAC). In questi anni svolge un importante ruolo di collegamento con gli ambienti dell’estetica anglo-americana soprattutto, diventando la personalità di riferimento nel nostro paese per quanto concerne l’immissione delle metodologie scientifiche applicate all’estetica e alla critica. Enzo Paci lo coinvolge poi nel progetto della nascente rivista «Aut-Aut» [1951-] in qualità di redattore capo. Insieme a Munro, Pareyson, Anceschi, fa parte del comitato organizzatore internazionale del primo Convegno d’estetica del dopoguerra, nel 1956. Ha insegnato estetica nelle Università di Trieste, Milano, Cagliari. La sua produzione spazia in una gamma amplissima di titoli, tra libri, saggi, articoli, cataloghi. Dagli anni Settanta collabora con il «Corriere della Sera». Luca Cesari è allievo di Luciano Anceschi. I suoi interessi spiccati nella storia della critica e del pensiero estetico, ne fanno soprattutto un editore e curatore di testi, tuttavia interessato alle zone liminari in cui la letteratura s’incrocia con la filosofia, il pensiero artistico con quello teorico e critico. Per formazione legato all’impostazione neofenomenologica del maestro, ha pubblicato numerosi saggi a corredo delle proprie ricerche sulle fonti novecentesche, occupandosi a più riprese sia di teorici (Banfi, Anceschi, Assunto), sia di critici (F. Arcangeli), sia di teorici-critici (Argan) che di poeti-critici (Pound). È professore di estetica all’Accademia di Belle Arti d’Urbino. Aldo Colonetti, filosofo, ha studiato con Gillo Dorfles ed Enzo Paci, storico e teorico dell’arte, del design e dell’architettura. Dal 1998 è direttore scientifico IED; dal 1991 è direttore di «Ottagono». Ha fatto parte del Comitato Presidenza ADI (1991-92, 1998-2002) e del Comitato Scientifico della Triennale di Milano (2002-06). Autori di saggi, curatore di mostre, da alcuni anni collabora con il «Corriere della Sera». Dal 2009 fa parte del Consiglio Italiano del Design presso il Ministero dei Beni Culturali e dal 2011 del Comitato Scientifico della Fondazione Ragghianti. Itinerario estetico. Simbolo mito metafora, Editrice Compositori, Collana Estetica senza monopoli. Pensatori del secondo Novecento ed estetiche comparate, pp. 440, brossura, formato cm 17×24, € 35,00 ISBN: 978-88-7794-733-8 ITINERARIO ESTETICO Simbolo mito metafora di Gillo Dorfles a cura di Luca Cesari