La solitudine, un incontro e la possibilità di ripercorrere una strada senza che il finale, già segnato dalla nascita, si compia per l’ennesima volta. La Hellgren racconta come la paura possa essere guarita.
di Rossana Calbi - “Nulla può curare l’anima se non i sensi” diceva Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray. I sensi sono l’esperienza, la vita, ciò che tocchiamo ogni giorno, e l’anima è la sede delle paure e delle idiosincrasie che ci portiamo con noi fin dall’infanzia. A questo periodo della vita approccia l’illustratrice e scrittrice svedese Joanne Hellgren; che in Mio Fratello notturno disegna e racconta le paure che un bambino deve portare con sé dalla nascita, paure derivate da una madre, che non lo vede per quello che è, e da un padre che è fuggito di fronte a una situazione che non riusciva ad affrontare. Le paure dei grandi diventano le paure di Jakob, il protagonista della graphic novel edita da Logos, fino al punto da concretizzarsi e diventare una compagnia tangibile che già sa dove lo porteranno. Eppure sono le esperienze che cambiano la storia e quei sensi di cui parlava Wilde diventano un incontro con una bambina che si trasforma in una terapia, che clamorosamente risolve un destino già segnato. La paura di Jakob non si realizzerà e questa nuova favola avrà un lieto fine. Una favola che non racconta di draghi o di un male estremo da combattere, ma di un’angoscia ereditata, di un’inquietudine di vivere che non appartiene a Jakob ma ai suoi genitori. Una favola che segue dei canoni precisi, anche qui avremo un incontro salvifico, ma tutto è troppo reale! Anche i disegni della Hellgren, privi di colore, semplici, quasi poveri, sono i tratti infantili e rigidi di quella paura che raccontano. Nulla in questa storia è rassicurante, se non quell’incontro. Ed è qui che l’autrice e disegnatrice svela il suo legame con la costruzione classica della narrazione, è quell’incontro che riesce a far svoltare la vita di Jacob: la nuova cura proposta dalla vivace Miranda gli salverà la vita. Se alcuni incontri ci possono far perdere altri possono salvarci. Jakob ha un destino segnato dal suo volto e dalla sua stessa nascita, sarà lui a riuscire a venirne fuori, sarà capace di guardare al di fuori di quella strada già percorsa da lui. Jakob è accompagnato per tutti i suoi dieci anni della sua vita da una paura con cui ha delle conversazioni, di cui in parte, forse sentirà la mancanza, ma si tratta della scelta di crescita, della necessità di trovare una propria identità. Jakob non può non crescere, la scelta alternativa significherebbe perdersi in quella paura, annullarsi. Il bambino cresciuto nello specchio delle paure dei genitori avrà la capacità di trovare altri occhi in cui specchiarsi e in cui poter scegliere di essere Jakob. Una storia che racconta un bambino e che disegna la capacità di trovare una possibile via d’uscita a quello che chiamiamo destino ma che è solo paura di fare diversamente. Joanna Hellgren, Mio fratello notturno, Logos Edizioni, pag. 104, € 14.00