Nel 2006 Max Ferrigno scopre, in una mostra a Torino, il super-flat del regista Takashi Murakami e da allora tutto cambia! La sua arte si trasforma diventa ironica, divertente e contemporaneamente malinconica. Mele laccate, personaggi dei cartoons, occhi spalancati di fronte al colore! Il 14 febbraio Max Ferrigno esporrà proprio a Torino, presso la galleria Davico. Trentacinque opere per il suo personale augurio “Benvenuti al Circo Massimo”. Fino al 16 febbraio, la mostra a cura di Emilio Gargioni, presenta una nuova evoluzione dell’artista piemontese che usa la tecnica per giocare con le fantasie infantili. di Rossana Calbi -
Dipingi da quando sei ragazzino, e quando hai deciso di crescere la tua arte è cambiata, cercando nel passato le innovazioni, nel tuo personale passato quello dell’infanzia. I tuoi lavori hanno richiami dichiarati ai cartoons più conosciuti: quelli giapponesi degli anni ’80, arrivati nelle nostre televisioni ed epurati dalla censura, spesso privi anche del loro finale tragico e quelli statunitensi con quel sapore disneyano tanto rassicurante da tranquillizzare anche le mamme, pur nascondendo diversi messaggi comunicativi. Come recepivi le immagini colorate che vedevi da bambino? Ovvio che nella mia infanzia, ma non solo, io sia stato un divoratore di cartoons. La percezione di una realtà parallela dove rifugiarmi, mi ha sempre rassicurato. Quella “realtà” non aveva case produttrici di sorta: Disney o anime giapponesi, non aveva alcuna importanza. Tutto ciò che apre una porta su questo mondo ha in me una forte attrazione. Il segreto rimane nel saper scegliere gli ambienti secondo le attività funzionali ed emotive. Nel momento in cui mi devo rifugiare in un “quartiere” più viscerale, mi dirigo verso certi ambienti come gli anime, al contrario, quando ho bisogno di sensazioni più rassicuranti, cerco ispirazione in altri, quali appunto gli ambienti disneyani. La componente erotica è comunque fondamentale e mi dirige verso una determinata linea vicina alla filosofia “made in Japan” e questo credo sia stata una forte determinante. Censura o non censura, gli impulsi richiamati in anime che guardavo da piccolo, Miss Dronio su tutte, già facevano il suo corso nella mia educazione artistica e culturale e perché no, anche sessuale.
Uno dei tuoi personaggi preferiti è Ataru Moroboshi, il fidanzato sfortunato e farfallone della bella orchessa Lamù, e sulle tue tele troviamo Gigi la trottola, altro protagonista molto sensibile al fascino femminile. Come ti approcci all’universo femminile e cosa di pop ti colpisce tra le passioni delle donne? L’universo femminile è fondamentale sia nella mia vita artistica che in quella privata. Tralasciando le banalità sull’attrazione fisica che io possa avere verso le donne, credo che sia più curioso soffermarsi e inoltrarsi nel loro universo, totalmente dissimile da quello maschile. Ho una particolare attrazione per l’oggettistica e per gli scenari che animano questo mondo. I colori, gli oggetti, i vestiti, le loro movenze, bene queste sono le cose che mi lasciano in uno stato di totale ammirazione.
Il Pop Surrealism è individuato come un’arte facile da realizzare e da interpretare, ma quanto è difficile scavare nelle proprie basi culturali: cartoni animati, fumetti, video musicali e film di serie B, e trasformare tutto questo nella rappresentazione di una generazione che sembra non voler o non poter mai crescere? Arte di basso profilo dicono?! Be’, questo non è un problema mio, io ho necessità vitale di comunicare attraverso la pittura e le mie mozioni più profonde abitano, proprio, questi ambienti della mia memoria infantile. Negli ultimi anni le ho cercate, le ho strappate da quei meandri e le ho riportate sul nostro piano. Ora non riesco più a liberarmene o, meglio, a liberarvi! Il fatto curioso è che ho trasformato la mia vita in un immenso cartone animato, e non voglio più tornare nella dimensione reale!
Un’arte bizzarra, fuori dalle solite convenzioni, che per questo è ospitata e incoraggiata da alcune coraggiose gallerie in Italia, a Roma tu sei uno degli ospiti di XVIII Anniversary Show, dal 12 gennaio al 26 febbraio questa mostra festeggia i diciott’anni di ricerca della galleria Mondo Bizzarro. In questo pianeta che raccoglie le idiosincrasie di un’arte che riesce a essere popolare e sofisticata, quali sono gli estremi paradossali che più ti interessano? Il poter trasformare, in linguaggio artistico, emozioni che mi accomunano ad un’intera generazione diventando, di conseguenza, arte pop.
Hai partecipato al progetto Pimp My Mary, in cui le classica statuetta della Madonna è stata usata e trasformata dagli artisti, tu l’hai ricoperta di glassa alla fragola e zuccherini, se potessi decorare una chiesa, come gli astisti che hai studiato nella tua formazione, come faresti sbizzarrire la tua fantasia? Trasformando questo luogo di culto in una simil casetta di marzapane della strega di Hänsel e Gretel. La strega la usava per attrarre e abbindolare i poveretti, non sono andato molto lontano dalle richieste del possibile committente! www.maxferrigno.com