di Vittorio Schieroni
Alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese la più ampia mostra che Milano, città d’adozione dell’artista siciliano fin dagli anni ’50, abbia mai dedicato a Emilio Isgrò
Fratelli d’Italia, è il titolo dell’opera che dà nome a questa mostra di Emilio Isgrò: una lunga e imponente striscia con l’inno nazionale “cancellato” dall’artista. Provocazione ma senza volontà dissacratoria in questo intervento, perché come avviene per tutte le opere di Isgrò vi sottende la decisa intenzione di evidenziare certi passaggi fondamentali del testo; essa è un modo per far emergere quella carica di significati che un eccesso di comunicazione e consuetudine tende ad appiattire, ma che invece si rivela sempre in mutamento e sa rinnovarsi con il passare del tempo. Questa ed altre importanti opere del grande poeta visivo e artista concettuale sono esposte dal 20 marzo al 13 giugno nella mostra curata da Marco Meneguzzo alle Gallerie del Credito Valtellinese di Milano per iniziativa della Fondazione Credito Valtellinese, che successivamente verrà riproposta ad Acireale nella Galleria del Credito Siciliano. Si tratta della più ampia mostra che Milano abbia finora dedicato al maestro delle “cancellature”. La grande esposizione milanese propone un’antologica sceltissima di quasi 70 pezzi della produzione di Isgrò, dagli esordi fino ad oggi, riunita per aree tematiche, mettendo anche in mostra tre opere-installazioni di grande impatto visivo e concettuale. Accanto alla già nominata Fratelli d’Italia, – installazione assolutamente inedita, pensata e realizzata per questo evento – sono esposte L’avventurosa vita di Emilio Isgrò e L’ora italiana, che colpiscono per le dimensioni e la loro particolarità. Se nella prima, del ’71, viene offerta allo sguardo una serie di dichiarazioni sulle caratteristiche fisiche e morali dell’artista per delineare attraverso le parole e la luce il ritratto di una persona, ne L’ora italiana, 20 tondi del diametro di circa un metro ciascuno e comprendenti ognuno un orologio, si vuole focalizzare l’attenzione su tematiche sociali di carattere generale. Realizzata nel 1985 per ricordare l’attentato alla Stazione di Bologna, essa è infatti un pretesto per riflettere su tutte le tragedie che colpiscono il mondo e ognuno di noi. La presenza di questa installazione si fa sentire per tutta la durata della visita alla mostra, con il forte e scandito ticchettare delle lancette, quasi a volerci trasmetterci una sottile inquietudine. Gli spazi del Refettorio delle Stelline accolgono una scelta di opere emblematiche del percorso creativo dell’artista: dalle cancellature di articoli di giornale, libri e carte geografiche agli oggetti brulicanti di api e formiche, fino agli ingrandimenti esasperati e alle composizioni con le parole. Se le “cancellature” sono probabilmente i lavori per cui l’artista è maggiormente noto al grande pubblico, gesto artistico con cui quasi paradossalmente si vuole dare più visibilità ai concetti che stanno dietro alle parole, non bisogna tuttavia dimenticare come Emilio Isgrò sia un intellettuale e un artista a tutto tondo, con una modalità espressiva molto articolata. Dietro alla ricerca di Isgrò si palesa un approfondito viaggio nel linguaggio visivo e verbale, nella parola, evocativa e talvolta paradossale, sempre collegata a un vissuto, in quella stessa poesia da cui il Maestro ha mosso i primi passi e che non ha mai dimenticato. Anche da questa poesia nasce la sua “capacità di rendere ogni opera ambigua nel senso di ricca”, suggerisce Meneguzzo, ossia “con infinite chiavi di lettura”.
L’installazione Fratelli d’Italia, è la prima tappa di un vasto ciclo dedicato alla cancellazione di tutti gli inni nazionali d’Europa e del mondo, quasi che l’artista abbia la non dichiarata intenzione di diffondere un messaggio in maniera universale. Come dichiarato alla conferenza stampa per la sua nuova mostra milanese, il Maestro vuole andare contro la provocazione pura e semplice, ormai monopolio del mercato, invitando a non badare solamente al lato economico che sta dietro l’arte, spronando gli artisti a riscoprire il vero compito dell’artista: quello di far riflettere la gente, di rappresentare le cose come stanno, senza abbellirle né renderle più brutte di quelle che sono. Emilio Isgrò ammette che preferirebbe un mondo diverso, specialmente in questi ultimi tempi di grande incertezza e confusione, ma ci dice anche che “in un mondo che ha paura l’artista non può permettersi di averla”. Perché se l’arte di ieri faceva da megafono alla paura, ora deve fare da megafono alla speranza. “Sarà dura, ma ce la faremo”. Una parola di incoraggiamento di cui forse abbiamo tutti bisogno.
Info Emilio Isgrò - Fratelli d’Italia,: Milano, Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Corso Magenta 59 Durata mostra: 20 marzo - 13 giugno 2009 Orari: da martedì a venerdì 12.00-19.00; sabato e domenica 10.00-19.00; chiuso il lunedì; Pasquetta (13 aprile), 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno 10.00-19.00 Informazioni: +39 0248.008.015 - [email protected] - www.creval.it