Corriere del Mezzogiorno, Pierluigi Panza Resterà presidente onorario. Sue le iniziative come la Giornata di primavera e i Luoghi del cuore Giulia Maria Mozzoni Crespi lascia la presidenza del Fai, il Fondo ambiente italiano da lei fondato nel 1975 assieme a Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli e cede il testimone, all’età di 86 anni, a Ilaria Buitoni Borletti, discendente di una grande famiglia dell’industria lombarda, da anni impegnata in campo internazionale nel mondo dell’impresa e del volontariato e presidente regionale Fai dell’Umbria dal 2007. Il passaggio annunciato ieri a Villa Necchi Campiglio a Milano, segna un momento epocale per il Fai ma, come ha detto il direttore generale Marco Magnifico, da ieri anche vicepresidente, «è avvenuto in modo sereno», perché «il Fai rimane in un solco di amicizie familiari ». «È giusto — ha detto la Crespi — dare l’esempio e lasciare il posto ai giovani. Ilaria ha una lunga esperienza e un maggior senso manageriale del mio. Porterà il Fai a traguardi superiori». La Crespi diventerà presidente onoraria con delega sulle questioni ambientali, sua grande passione. Il Cda ha anche nominato un comitato di garanti (Ezio Antonini, Giovanni Bazoli, Luca Parravicini Crespi, Guido Peregalli, Gustavo Zagrebelsky). In una istituzione o azienda familiare, il passaggio di testimone dal fondatore al primo dei successori è sempre delicato, poiché si passa da una figura mitica perché genitrice al primo dei manager o gestori. E figura emblematica la Crespi lo è veramente. Erede di una delle più gloriose dinastie industriali lombarde, editrice e poi fondatrice del Fai, incarna sia la civiltà della borghesia lombarda sia lo spirito dell’utopia del socialismo riformatore Ottocentesco. L’utopismo di Ruskin e Morris, per intendersi, ovvero quello della promozione di arti e mestieri, della protezione dei beni culturali, dell’invenzione delle città giardino. Le battaglie del Fai per la salvaguardia di alcuni luoghi del Belpaese, iniziative come «La giornata di primavera », «I luoghi del cuore», «Dietro le quinte della tua città », e il coinvolgimento di eserciti di volontari, nasce da questo incontro coniugato a una robusta dose di combattività e «libertà di espressione» che ha reso leggendaria e temuta la Crespi nel campo dei Beni culturali. Sono note le sue pubbliche ramanzine ai ministri; da quelle a Urbani per la «vendibilità» di alcuni beni a quelle a Bondi per le campagne di valorizzazione giudicate spregiudicate. Con la fondatrice il Fai ha ottenuto storici successi. Il primo fu il restauro della chiesa di San Fruttuoso sulle sabbie di Camogli a metà degli anni Ottanta: «fu la volta — ricorda Magnifico — in cui capimmo che il Fai ce l’aveva fatta». Storica l’apertura di Villa Panza a Biumo (Varese): «la prima occasione in cui intervenne un presidente della Repubblica» (Carlo Azeglio Ciampi). Più recenti i successi per la campagna di raccolta fondi per un bene di Stato come Villa Gregoriana e la difesa dei paesaggio nel nome di San Francesco. Parlando del proprio impegno futuro al Fai, la Crespi ha detto di ritenere che «se una persona ha a cuore l’istituzione per cui ha lavorato, anche se si toglie il distintivo ha molte possibilità per poter operare al suo interno». Per quanto riguarda Milano, ha aggiunto, «il Fai ha già qualche ideuccia, ma per ora non la possiamo dire…». Insomma, anche da presidente onorario è la solita Crespi.