Il lungo e complesso restauro della tavola raffigurante la Madonna con il Bambino conservata presso il Santuario di Nostra Signora del Belvedere di Genova Sampierdarena, i cui risultati sono stati illustrati al pubblico (con interventi di Paola Martini, Grazia Di Natale, Angela Acordon, Gianluca Zanelli e Antonio Silvestri) in occasione della presentazione del 15 maggio presso il Museo Diocesano di Genova, dove l’opera rimane esposta prima di essere ricollocata nella sua sede, ha permesso di recuperare un’importante testimonianza della pittura ligure di primo Quattrocento, fino ad ora occultata da fuorvianti ridipinture che nel corso dei secoli hanno interessato l’opera. L’immagine, infatti, ha sempre goduto di una profonda devozione da parte della comunità di Genova Sampierdarena, un’attenzione che ha determinato la necessità di mantenere la raffigurazione sempre ben leggibile, attraverso ripetuti e spesso maldestri interventi di rifacimento che, di fatto, hanno finito per occultare pesantemente i tratti originali dell’immagine e compromesso seriamente lo stato conservativo. Grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, attraverso la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria, ha finanziato integralmente l’intervento, è stato possibile avviare il difficile restauro, diretto da Angela Acordon della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria. Il restauro è stato condotto da Antonio Silvestri, ed è stato supportato da puntuali e numerose indagini diagnostiche realizzate prima e durante l’intervento. Grazie al supporto di tali analisi, si è potuto comprendere l’entità degli strati sovrapposti nel corso del tempo alla pellicola pittorica originale: a ogni ridipintura corrispondeva infatti la stesura di una preparazione di gesso e colla e anche l’aggiunta di pezzi di tela che non hanno fatto che appesantire l’opera, determinando un pericoloso distacco degli strati pittorici dal supporto. Il restauro, dunque, si è rivelato da subito necessario e urgente, non soltanto per recuperare l’aspetto originale della raffigurazione, ma soprattutto per scongiurarne la perdita. Durante le fasi dell’intervento è emerso che la tavola in passato era già stata sottoposta a restauri: le indagini dendrocronologiche, mirate a datare il legno, hanno rivelato infatti che il supporto ligneo non era quello originale, bensì frutto di un intervento successivo, attuato probabilmente all’inizio del Cinquecento, attestando che l’opera aveva manifestato problemi di conservazione già circa un secolo dopo la sua esecuzione. L’eliminazione delle ridipinture ha permesso di recuperare le forme e i colori originali e anche la preziosa doratura che impreziosiva lo sfondo della raffigurazione. L’opera è stata poi reintegrata di modo che le numerose lacune, concentrate in particolare sulla parte sinistra del volto della Vergine, non disturbassero la leggibilità dell’immagine, ma che al contempo fossero immediatamente visibili ad un’osservazione ravvicinata, senza compromettere le parti originali. Si è trattato di un intervento molto delicato e impegnativo, in quanto l’immagine è da sempre fulcro di profonda venerazione. Per questo è stata fondamentale nel corso dei lavori la stretta e costante collaborazione dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Genova, con il quale sono state concordate tutte le fasi operative necessarie, come si è detto, per far sì che il degrado non compromettesse definitivamente il manufatto; scelte individuate da Angela Acordon, direttore dei lavori, in concerto con l’Ufficio Beni Culturali, con l’allora parroco della chiesa, Don Mario Novara, e accolte anche dall’attuale responsabile, Don Alessandro Buccellato. Il recupero dell’aspetto originale della tavola ha permesso a Gianluca Zanelli, funzionario di zona della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Liguria, di avviare uno studio storico-artistico sull’opera, a pieno titolo inseribile nel clima artistico ligure di primo Quattrocento. L’ignoto artista della tavola del Belvedere, attivo tra il 1415 e il 1420, mostra infatti di possedere una raffinata sensibilità pittorica, debitrice all’importante attività di Barnaba da Modena, protagonista principale dell’arte tardo trecentesca in Liguria, con spunti che ricordano anche quanto lasciato in terra ligure dal senese Taddeo di Bartolo. Stringenti appaiono i legami stilistici con alcune opere giustamente inserite dalla critica all’interno della produzione pittorica genovese dei primi decenni del Quattrocento, come la Madonna in trono con il Bambino conservata nel Museo Diocesano di Chiavari, gli scomparti del Maestro di Santa Maria delle Vigne esposti presso il Museo Diocesano di Genova e il bel polittico raffigurante San Lorenzo tra santa Chiara, san Paolo, san Francesco e san Leonardo della chiesa di San Giorgio a Moneglia. Lo studio della riscoperta tavola quattrocentesca ha permesso di approfondire anche le conoscenze di altre importanti testimonianze figurative conservate all’interno del santuario del Belvedere, tra le quali si segnalano la tela di Anton Maria Piola raffigurante il Martirio di sant’Orsola, i Santi Domenico, Antonio abate, Nicola da Tolentino, Tommaso da Villanova, Agostino, Monica, Pietro da Alcantara e Rocco di Giovanni Raffaele Badaracco, gli Evangelisti accostati alla produzione del pittore milanese Andrea Porta e un suggestivo Crocifisso ligneo dello scultore settecentesco Gerolamo Pittaluga. Durante l’incontro, ospitato presso il Museo Diocesano di Genova, verranno presentati i risultati delle ricerche storico-artistiche, nonché le varie fasi del restauro. L’evento sarà anche occasione per presentare al pubblico il volume edito dalla Sagep dedicato al recupero dell’opera del Belvedere. Museo Diocesano di Genova , Via Tommaso Reggio, 20r