Salvatore Sorrentino, in arte Nerius, in mostra il 3 febbraio al Circolo degli Artisti a Roma nella collettiva Metacontempranea, racconta come un artista italiano possa guardare oltreoceano e diventare internazionale partendo da Mondragone, un piccolo paese in provincia di Caserta.
di Rossana Calbi -
Dopo gli studi classici hai scelto di esprimere la tua creatività artistica utilizzando i canoni estetici del Pop Surrealism. Secondo te perché un artista italiano trova in una forma d’arte, cristallizzatasi a Los Angeles e diffusasi sul web, la modalità comunicativa della propria arte? Non ho scelto un movimento specifico ma è sempre stato in me, arricchendosi ogni giorno di più. Non è stata esattamente una scelta. È venuto da solo, a piccoli pezzetti. Da bambino sono cresciuto con l’amore per i panini al salame ed altre creazioni incredibili che creavo in cucina con ketchup e maionese… Ovviamente il tutto condito dai miei cartoni animati preferiti. E amavo passare giornate intere a osservare e disegnare insetti in campagna; ero anche crudele, li rinchiudevo in barattoli di vetro che poi diventavano parte della mia collezione. Ho sempre avuto una spiccata passione per l’arte e ho studiato da maestro ceramista, ho approfondito la pittura in scuole private e all’istituto d’arte, dove mi sono dedicato maggiormente alla scultura e alla decorazione. L’Accademia poi è stata quell’esperienza importante e personale che mi ha aiutato a guardarmi dentro e attorno. Shakera tutto e avrai il Pop Surrealism a modo mio. Era inevitabile per me negare quanti punti in comune ci fossero tra me e questo movimento artistico.
Alexandra Mazzanti ti ha scelto lo scorso anno tra i giovani artisti presentati nella White Velvet Project della Dorothy Circus Gallery di Roma e quest’anno hai partecipato a un progetto legato a più arti: District VII. Odditorium Detroit, a cura di Diane Irby per District VII, alla fine di novembre del 2012 ha visto tre delle tue opere condividere uno spazio non convenzionale con altre forme d’arte. Quali altre arti ispirano di più la tua espressione artistica? Alexandra ha saputo leggere con la sua sensibilità la mia. E’ stato ovviamente un piacere poter esporre in una cornice meravigliosa e selettiva come la Dorothy Circus Gallery, questo mi ha dato molta visibilità e mi ha fatto crescere all’interno del movimento. Quest’anno invece ho partecipato ad un evento stupendo a Detroit. Il fatto di esporre le mie opere oltre oceano è stato emozionante. Per quanto riguarda l’ispirazione non è qualcosa che arriva solo da altre forme d’arte. E’ un continuo filtro di tutto ciò che si ha intorno. Naturalmente la continua ricerca e studio aiutano dal punto di vista tecnico ma non è l’arte in sé ad ispirare arte, è il concetto veicolato da quell’arte, che in ognuno di noi si trasforma e acquista una forma diversa. Può essere un film di Tim Burton o un cartone di Miyazaki. O la lettura di un romanzo di Chris Priesley o di E.A. Poe. Quando lavoro poi, ascolto l’Opera o la musica classica. In particolare amo Puccini e Tchaikovski.
Che differenza c’è nell’organizzazione di una mostra negli Stati Uniti, patria del movimento al quale fai riferimento, e l’Italia a cui tutti gli artisti statunitensi guardano con ammirazione? La differenza principale è nell’attitudine degli americani a spettacolarizzare, a creare l’Evento. Noi siamo per retaggio - oltre che mezzi - più portati ad asciugare, a concentrarci sull’arte stessa. Nel caso del Pop Surrealism le due cose, in un certo qual modo, si mescolano. E’ nell’essenza del Movimento prestarsi a tale spettacolarizzazione e in questo, Kristine Diven e Diane Irby, sono maestre. Così come, in Italia, la Mazzanti riesce a non far rimpiangere certe consuetudini statunitensi.
L’Odditorium è un luogo di stranezze e assurdità, un po’ come la mente di un artista, quali sono le meraviglie che vorresti sorprendessero il pubblico dell’arte? C’è di molto bello nel gruppo di persone che lavorano alla District VII, che cercano di mescolare insieme al loro amore per l’arte – qualsiasi genere di arte - culture diverse. Le opere provengono dalle più svariate parti del mondo e rappresentano un mosaico delle emozioni umane. Che è poi il significato dell’arte stessa. Quello che la rende così speciale. Non servono mezzi di decodifica specifici, come per la letteratura. Si versano le emozioni in qualcosa che ognuno può interpretare attraverso il proprio vissuto. Per questo l’arte sorprende. Attacca la tua fragilità attraverso quella di altri. Questa è la direzione che vorrei avessero le mie opere. Al momento sto preparando nuovi lavori per esposizioni in Italia e all’estero e sto esplorando nuove tecniche. Mi aiuta in questo anche insegnare pittura. Il confronto con gli allievi arricchisce me quanto loro.
Info: unica data 3 febbraio 2013 - Circolo degli artisti - Via Casilina Vecchia - Roma