PPP. Una Polemica inversa. L’omaggio a Pasolini a Palazzo Incontro.

Redazione EosArte · November 8, 2012

Opere di pregio si susseguono in un lungo percorso di rilettura della poetica pasoliniana, in più una breve intervista al giovane curatore della mostra, Flavio Alivernini.

foto e testo di Valentina Oodrah - Due generazioni di artisti che annoverano i nomi tra i più noti - Kounellis, Abate, Basilé, Pistoletto, Sten & Lex e Accardi - per citarne alcuni si sono fatti carico di un’eredità pesante: interraretare il ricordo di un grande intellettuale dei giorni nostri. Parliamo di Pier Paolo Pasolini. Ognuno con il proprio linguaggio, crea opere ispirate dalle poesie tratte da Le ceneri di Gramsci, La religione del mio tempo, Poesia in forma di rosa, Trasumanar e organizzar. I versi fulgidi e talvolta struggenti  si riversano uno ad uno nelle creazioni artistiche. Kounellis emoziona con un drammatico “letto funebre”, rotaie di ferro su cui poggiano un cappotto e delle rose, in ricordo della morte di un uomo qualunque, “Zucchetto”.  Ispirato da Marilyn, Franco Gulino realizza un Pasolini contraffatto da maquillage e reggicalze a schernire la perdita della dignità e la bellezza quale bene effimero. Rocco Dubbini illustra la sfera materna  attraverso nove elmetti sui quali sta prendendo forma una nuova vita. “Da simbolo di violenza e dolore” questi oggetti si trasformano “in un bozzolo, in una tasca marsupiale”.     Due tavole di legno, uno concavo, l’altro convesso, suggeriscono un momento di transizione. La vita e la morte si sfiorano nel lavoro di Nunzio. Maestosi i ritratti di Claudio Abate e Matteo Basilé, alimentati dai vigorosi e disperati Versi del Testamento. L’artista Nino Giammarco, nella fotografia di Abate, dialoga con la solitudine il cui volto è abbozzato nella massa di fumo. Di fronte, dalla candida parete della sala si staglia una giovane avvolta in purpureo mantello che tenta di celare i soprusi di un mondo infame. “Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo, che valga una camminata senza fine per le strade povere, dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani”. Lo spettatore è in colloquio con il poeta: le sue parole, dense di colore e materia, martellano la coscienza di ognuno di noi.    Info: “PPP. Una Polemica inversa. Omaggio a Pier Paolo Pasolini” A cura di Flavio Alivernini Gli artisti in mostra: Claudio Abate, Carla Accardi, Gianfranco Baruchello, Matteo Basilé, Veronica Botticelli, Laura Canali, Giuseppe Capitano, Gianni Dessì, Mauro Di Silvestre, Rocco Dubbini, Giosetta Fioroni, Nino Giammarco, Franco Gulino, Jannis Kounellis, Elena Nonnis, Nunzio, Giuseppe Pietroniro, Michelangelo Pistoletto, Oliviero Rainaldi, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, Sten & Lex

Dal 30 ottobre al 9 dicembre 2012 Palazzo Incontro, Via dei Prefetti 22 Dal martedì alla domenica  ore 11-18 Ingresso gratuito

http://www.teoremacultura.com/   INTERVISTA A FLAVIO ALIVERINI CURATORE DELLA MOSTRA PPP. UNA POLEMICA INVERSA. OMAGGIO A PIER PAOLO PASOLINI Di Cristina Zazzaro

Camminando tra le sale espositive di Palazzo incontro il Dottor Alivernini ci spiega le motivazioni che l’hanno portato alla decisione di realizzare una mostra in onore del grande poeta del Novecento. Cristina Zazzaro Perché ha scelto di realizzare una mostra in onore di Pasolini? Flavio Alivernini La mostra è un’idea che ho da tanto tempo e se dovessi rintracciare il momento in cui è nata direi che avvenne quando lessi la nota introduttiva di Luigi Martellini all’opera di Pasolini in cui veniva riportata un’intervista al poeta apparsa alla fiera letteraria del 67’ dove il poeta diceva : “non scrivo più poesie da due tre anni perché ho perso il destinatario, non so più a chi rivolgermi, con quella sincerità crudele che ti da la poesia”. In effetti dopo essermi approcciato alla lettura di Pasolini è proprio questa sincerità incredibile ad avermi attratto, il suo scrivere senza filtri tra il flusso emozionale e la personalità, la formazione, con tutte le complessità del caso. Lessi ancora una sua prefazione per una raccolta della Garzanti sempre del 67’ in cui lui diceva una cosa bellissima secondo me: “mi sono accorto che rileggendole quelle poesie contenevano un’espansività cosi ingenua che solamente chi mi voleva veramente bene avrebbe potuto apprezzarle, questo è il motivo per il quale sono stato odiato e bistrattato”. Da lì è nata l’idea di riportare alla luce la poesia di Pasolini, nella quale inoltre secondo me, sono contenuti la sincerità, la trasparenza ma anche l’impegno sociale, i temi religiosi, politici e culturali, i caratteri fondanti dell’identità italiana, quasi antropologica più che letteraria. In questa poesia cosi ricca di significato ho rintracciato un canale privilegiato per arrivare a percepire il messaggio che Pasolini ha lasciato a tutti noi. C.Z. Perché ha scelto il mondo dell’arte per interpretare i versi di Pasolini e con quale criterio ha selezionato gli artisti in mostra. F.A. Ho pensato che le sensibilità degli artisti sarebbero state perfette per cogliere il significato dei versi di Pasolini. Tutti si sono impegnati al massimo grado per rielaborare creativamente le sue parole. Abbiamo scelto undici poesie del grande poeta ma ventidue artisti. Undici sono grandi maestri della storia dell’arte che hanno vissuto nei periodi in cui Pasolini produceva le sue opere, mentre i restanti sono artisti che il suo messaggio l’hanno ricevuto mediato dalla televisione, dai romanzi e dagli articoli di giornale. L’intento è stato quello di vedere come una poesia potesse essere interpretata allo stesso tempo da un’artista di maggiore esperienza e da uno della nuova generazione. C. Z.In qualche modo, come ha detto lei all’inizio, ha voluto ridare a Pasolini un “destinatario” con le opere di questi artisti. F.A. E’ proprio questo il mio intento, ridare un destinatario ai versi di Pasolini, e la polemica inversa, titolo della mostra, in questo caso è proprio la volontà di dimostrare a Pasolini che aveva torto, che un destinatario l’ha avuto ma ancor di più l’ha ora, in un periodo di completo disimpegno dalla politica, dalla religione, dai temi forti dell’umanità, riportare in mostra i suoi versi significa secondo me recuperare nel senso classico del termine, valori, principi e idee che non possono essere perse, per dirla come Calvino: “Pasolini è un classico è un qualcuno che non finisce mai di dire ciò che ha da dire”.   

C. Z. Secondo lei gli artisti hanno raggiunto l’intento sperato? F.A. Assolutamente sì, sono riusciti in pieno a interpretare quanto Pasolini ha espresso nei suoi versi, e l’hanno fatto ognuno a loro modo, in una forma fluida, libera da quegli schemi pregiudiziali che troppo spesso impediscono al fruitore di cogliere il reale significato dell’opera.

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