Cynthia Collu con “Una bambina sbagliata” (Mondadori), Alberto Gentili con “Liberami amore” (Garzanti), Pablo Rossi con “L’ombra del poeta” (Mursia), Gabriele Pedullà con “Lo spagnolo senza sforzo” (Einaudi) e Giorgio Vasta con “Il tempo materiale” (minimum fax) sono i cinque finalisti in corsa per aggiudicarsi la XXI edizione del Premio Letterario Giuseppe Berto, promosso dalle Città di Ricadi (Vv), dove Berto scelse di trascorrere gli ultimi anni della sua vita, e di Mogliano Veneto (Tv), suo paese natale, dove il 13 giugno si svolgerà la cerimonia di premiazione, secondo la consuetudine di alternanza di sede tra le due città. La rosa dei cinque scrittori esordienti è stata presentata stamattina nella conferenza stampa, svoltasi a Roma presso la sede di rappresentanza della Regione Veneto, tra gli enti sostenitori dell’iniziativa insieme alla Regione Calabria e alla Provincia di Treviso. All’incontro sono intervenuti il presidente della Giuria dei Letterati Giuseppe Lupo, il segretario del Premio Lucio Verbeni, e in rappresentanza del Comune di Mogliano Veneto (Tv), l’assessore al Turismo e alla Cultura del Comune di Ricadi Giulia Russo e i giurati Mario Baudino, Giorgio Pullini e Marcello Staglieno, introdotti dalla lettura del saluto del presidente della Regione Veneto on. Giancarlo Galan, che ha sottolineato come sia «alto il numero dei concorsi o dei premi culturali ideati, sviluppati e cresciuti in Veneto. Alcuni di questi di lunga tradizione e molto prestigiosi, tanto da aver raggiunto, anno dopo anno, rilevanza nazionale. Tra questi si colloca il Premio Letterario Giuseppe Berto, bandito per la prima volta nel 1988 nel Comune di Mogliano Veneto e nel Comune di Ricadi». «I libri selezionati privilegiano la struttura del romanzo e del racconto, concentrandosi sull’originalità del linguaggio da cui emerge la varietà delle scritture, mentre le storie offrono una vasta gamma di temi e generi», ha sottolineato Giuseppe Lupo, capaci di incontrare i diversi gusti del pubblico, delineando così una interessante rosa di titoli per le letture estive nel segno di Berto. Si va dal romanzo di formazione dove la protagonista narra le vicende di generazioni diverse alle prese con l’asprezza del vivere in una Milano letterariamente inedita (Collu); alla raccolta di racconti che esplorano la lingua segreta degli amanti, dotata di una propria grammatica e di un proprio codice di gesti intimi e condivisi, che ben poco ha a che fare con le parole (Pedullà); alla storia di Amina, una donna afgana, nata in Germania, precipitata poi con la famiglia nel profondo Nord della Val Padana (Gentili); a quelle ambientate in un preciso contesto storico, nella Spagna degli anni 1936-’37 durante la prima parte della Guerra Civile (Rossi) o nella Palermo del 1978 dove i tre protagonisti sentono il vento di Roma nell’annus horribilis della storia repubblicana con sullo sfondo le Brigate Rosse e il sequestro Moro (Vasta). «Gli autori hanno un’età compresa tra i 36 e i 65 anni, a conferma di una tendenza già in atto da alcuni anni - come ha rilevato Giuseppe Pullini - e cioè che molti attendono l’età matura per pubblicare la loro prima opera, che magari giaceva nel cassetto da tempo». Prima di giungere a questo risultato, la Giuria dei Letterati, composta da critici letterari, scrittori e giornalisti, tutte figure rappresentative del panorama culturale italiano, quali Giuseppe Lupo (presidente), Mario Baudino, Goffredo Buccini, Andrea Cortellessa, Paolo Fallai, Laura Lepri, Giorgio Pullini, Marcello Staglieno e Gaetano Tumiati, ha esaminato ben 139 opere prime, tra romanzi e raccolte di racconti, pubblicate e messe in distribuzione nel periodo compreso tra il 1 maggio 2008 e il 15 aprile 2009. Da quando fu istituito nel 1988, il Berto ha l’obiettivo di incoraggiare gli esordienti, sostenendoli nella diffusione della loro prima opera e affiancandoli, se possibile, nel momento più difficile: la progettazione del secondo romanzo. Per questa ragione, a partire dall’edizione 2008, sono state introdotte una serie di novità: l’innalzamento del premio a euro 7500 e l’introduzione di un riconoscimento economico di euro 2000 per gli altri quattro finalisti. Quest’anno, inoltre, si è voluto restringere la candidatura delle opere prime alle sole case editrici. In un contesto in cui si registra una crescente produzione dei libri-fai-da-te, la casa editrice svolge ancora oggi un ruolo importante nell’affiancare uno scrittore, garantendo quella funzione di pianificazione che altrimenti un autore non potrebbe sostenere con le sole proprie forze. Il secondo obiettivo del Premio è ricordare la figura, sempre attuale, dello scrittore e dell’uomo Giuseppe Berto. Anticonformista, capace di andare sempre alla ricerca della libertà individuale e dei diritti civili, “Bepi” era un intellettuale libero da pregiudizi, da mode e da sottomissioni a consorterie, scuole, gruppi. Conseguì il pieno successo nel 1964 vincendo con Il male oscuro il Viareggio e il Campiello. Un traguardo che si era conquistato da solo, con impaziente determinazione, nei due decenni precedenti. Basti citare Il cielo è rosso del 1947; l’opera letteraria che, insieme a Cristo si è fermato a Eboli, meglio disegna l’Italia dell’epoca.