Corriere della Sera - Maria Egizia Fiaschetti - Mancano rampe e scivoli. Per ottenerle occorre il sì di Soprintendenza e Comune Raccogliersi in silenzio. Pregare. Ma non solo. Ammirare pale d’altare, opere d’arte imperdibili a partire da Michelangelo e dal Caravaggio. L’esperienza, per molti, si ferma sul sagrato: il resto, è off limits. Succede a Roma, punteggiata di mille e una chiesa. Il nostro viaggio parte da Santa Maria in Vallicella. E a farci da guida è Fiamma Satta, giornalista e blogger, che vive su una sedia a rotelle e si batte per una Roma più a misura di disabili. La Chiesa Nuova nasconde un paradosso: «La pedana c’è - indica Satta - ma si interrompe davanti ai gradini d’ingresso». Risultato: passerella inutile, chi ha problemi motori rimane fuori. Proseguiamo in auto lungo corso Vittorio Emanuele. Costeggiamo Sant’Andrea della Valle: qui, nessuno scivolo. «Assurdo - protesta Satta -. La Chiesa dovrebbe accogliere per prime le persone in difficoltà. Le rampe non deturpano, sono carezze che abbelliscono i monumenti e rendono la città più civile». La tappa successiva è a San Luigi dei Francesi, nel segno di Caravaggio. Un mini scivolo sul lato destro della scalinata e un corrimano dovrebbero facilitare l’accesso. Tentiamo, ma la salita è ripida. Giriamo la carrozzina e procediamo a fatica: «È pericoloso - osserva il nostro cicerone - si poteva guadagnare un altro po’ di spazio ma, forse, si è preferito ridurre al minimo l’impatto». Peccato, perché il ciclo di San Matteo dovrebbe essere patrimonio universale. E però, il dislivello è così alto che la persona disabile, senza accompagnatore, è costretta a rinunciare. Ci immedesimiamo nel portatore di handicap desideroso di visitare i luoghi del Merisi. Procediamo verso Sant’Agostino su marciapiedi stretti pieni di buche e sampietrini sconnessi. La lunga sfilza di gradini è un ostacolo insuperabile. «Nella basilica è conservata la “Madonna dei pellegrini” - ricorda Satta - ma io non posso entrare. Negli anni dell’università, quando studiavo alla Biblioteca Angelica, ci venivo spesso». Già, sono i ricordi o le fotografie sui libri l’unico modo per rivivere quell’emozione. La scena si ripete a Santa Maria Sopra Minerva: la caccia ai tesori d’arte, questa volta, punta al Cristo Risorto di Michelangelo ma l’esito è deludente. «Con tutto questo spazio, in area pedonale, possibile che uno scivolo dia fastidio?», si indigna Satta. Cambiamo zona, sempre sulla scia di Caravaggio. Ennesimo smacco: Santa Maria del Popolo è chiusa. Non ci arrendiamo e suoniamo al citofono di un ingresso laterale. Ci apre il parroco, Amedeo Eramo, che indica il percorso alternativo, raggiungibile dopo un tratto in salita e non segnalato sul portone principale della chiesa. All’interno, l’unica pedana è quella realizzata con l’aiuto della deputata Ileana Argentin. Motivo per cui i dipinti della Cappella Cerasi si possono ammirare solo a distanza. «Padre, vorrei donare una rampa per osservare i capolavori da vicino». Don Amedeo è entusiasta. Il sopralluogo termina davanti alla Chiesa degli artisti: «È in fase di restauro, chissà se penseranno anche a eliminare le barriere architettoniche», si chiede Satta. L’architetto Stefano Di Stefano, direttore dei lavori su incarico del Vicariato, assicura: «I disabili potranno entrare da via del Babuino». E sulla scarsa accessibilità di molti luoghi di culto chiarisce: «Per intervenire su monumenti vincolati serve l’autorizzazione del Comune e della Soprintendenza». Ottenere il nulla osta, a quanto pare, non è semplice. Lo dimostra il caso della chiesa gemella di Santa Maria dei Miracoli, assediata dalle tribù giovanili degli emo e dei truzzi. La rettoria avrebbe voluto realizzare una cancellata esterna di protezione e uno scivolo, ma la richiesta è stata bocciata.