In esposizione circa quaranta opere scelte tra i “ritratti” ed una serie di sculture monocrome realizzate, a partire dal 2007, assemblando giocattoli usati. Osservando gli assemblaggi di oggetti di Matteo Peretti ci si domanda se il giovane artista sia in debito d’ispirazione con il mondo di Arcimboldo o con le dissacranti provocazioni novecentesche che, partendo da Duchamp e passando per l’arte povera, hanno imposto gli umili oggetti del vivere quotidiano al centro della ribalta artistica. Scrive Martina Cavallarin: “L’opera di Peretti, costruita come un gioco e resa tagliente dall’ironia e da una denuncia sussurrante, è un sottotesto della realtà“. Certe volte Peretti narra storie, altre costruisce complesse planimetrie di città fantastiche o compone metafore da decifrare e sorprende sentire il demiurgo di tali fantasiosi artifici raccontarsi come “uno che fa arte per rappresentare la realtà“. In Point of View la vicenda universale del rapporto tra i sessi viene commentata costruendo su una batteria giocattolo il mondo dell’uomo e quello della donna come diversi e contigui ma non comunicanti. I rispettivi monarchi si osservano con curiosità dall’interno di confini che non tenteranno di varcare. Si chiamano Synthetic Brain le carcasse di vecchi televisori catodici che Peretti trasforma in affollati teatrini. Va in scena il bombardamento di parole, suoni e immagini del mondo della comunicazione di massa. Un mondo creato ma non governato da un’umanità che spesso perde il controllo delle sue sofisticate creature. “Un’umanità” - spiega l’artista - “stranamente ingenua e bambina di fronte alle impreviste insidie dell’era tecnologica. Un’umanità da educare. Uso i giocattoli come veicolo di una riflessione sul nostro quotidiano proprio pensando alla funzione educativa che essi assolvono nella formazione del bambino.” Figlio di antiquari, Peretti si è confrontato dalla nascita con l’arte della grande tradizione italiana, compiendo però il suo percorso di formazione lontano dal nostro paese in contesti vocati alla contemporaneità. Appartiene a quel filone di artisti in posizione di continuità con certe ricerche delle avanguardie del ‘900, Arte Povera e Pop Art comprese. Ma accade altresì che in Peretti l’operazione di riciclaggio artistico sia condotta con modalità e spirito del tutto originali rispetto a quelle stesse esperienze., come ha rilevato uno storico dell’arte colto e sensibile, Francesco Petrucci, sottolineando come “mentre nell’arte povera l’assemblaggio di oggetti usati in nuovi contesti formali avviene nell’ottica, esplicitamente provocatoria, della creazione di un’estetica del brutto e del casuale, in Peretti abbiamo esattamente il contrario” . Le sculture a tutto tondo e i bassorilievi di giocattoli che Emmeotto e Martina Cavallarin, curatrice della rassegna, hanno selezionato parlano chiaro a questo proposito. Il loro autore è impegnato nella ricerca di un alto livello di esteticità che induce Petrucci a coniare per lui l’azzeccata definizione di pauperismo ludico e formalista. Peretti conduce ad unità l’infinita varietà di forme, dimensioni, consistenze e tinte della materia di cui si serve - i giochi tratti dalla collezione che oramai invade il suo studio - applicando nel montaggio criteri di equilibrio ed armonia tra le parti ed uniformando ulteriormente il tutto con una patina monocroma che predilige la vivacità dei colori primari: il giallo senape, il rosso lacca, il blu oltremare, il bianco e il nero. Stories a cura di Martina Cavallarin EMMEOTTO - Via Margutta 8 - 00187 ROMA Inaugurazione: 21 ottobre - 21 novembre 2009