Sea Life, il Sogno dell’Acquario di Roma è una realtà.

Redazione EosArte · April 20, 2012

 di Rossana Soldano - Il 28 agosto 1963, dopo una marcia per i diritti civili, Martin Luther King sorprendeva il mondo con un discorso nel corso del quale pronunciava la frase che più di tutte l’avrebbe reso celebre, “I have a dream”. Poco meno di cinque lustri dopo, mi è caduto l’occhio su un poster esposto in una vetrina di una libreria di Roma, su cui era riportata la stessa frase. Sotto però non c’era la popolare foto del pastore americano ma una immaginaria mappa della metropolitana di Roma con un numero imprecisato di linee metropolitane. Sembrava, giusto per darvi un’idea, la metropolitana di Londra, o Parigi, o Madrid, o Berlino, o Mosca. Lo scorso mercoledì 18 aprile, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, la parola sogno è stata pronunciata più volte, quasi il numero di volte in cui è stata pronunciata la frase “è giusto farlo perché tutte le capitali europee ce l’hanno e noi eravamo indietro“. Peccato che l’argomento in questione non fosse un nuovo ed efficiente sistema di mobilità. Ebbene, facciamo finta che l’esiguo numero di linee metropolitane non sia solo il più imbarazzante dei gap che abbiamo con il resto dell’Europa e concentriamoci con toni entusiasti e soddisfatti sul vero Sogno dell’amministrazione capitolina, l’Acquario di Roma.

Nel corso della Conferenza “Dal Mar Mediterraneo Alla Cittadella Della Divulgazione Dell’Innovazione Tecnologica Nell’Acquario Di Roma” sono intervenuti tecnici, istituzioni e finanziatori di questa nuova realtà. Il Sea Life nascerà sotto il laghetto dell’Eur, su una superficie di 4000 metri quadri e sarà un concentrato di tecnologia, biologia, ricerca, intrattenimento, posti di lavoro e persino parcheggi e rappresenterà il rilancio della grande storia di Roma, riportando la città eterna ad essere il centro del Mediterraneo – ve lo riporto così come è stato detto perché io personalmente non ne ho capito il significato, tanto meno il nesso tra la centralità storica di Roma e i pesci nell’acquario. Mi deve essere sfuggito qualche passaggio, forse ero ancora inebriata dalle parole del Direttore Generale dell’internazionalizzazione della Ricerca, il prof. Mario Alì, che ha giustamente sottolineato quanto la ricerca sia importante – riferendosi nel caso specifico alla ricerca scientifica - e sottolineando che anche in questo dobbiamo essere all’altezza delle altre capitali europee. L’ing. Domenico Ricciardi, Presidente dell’Acquario di Roma, ha sottolineato come l’elemento fondamentale sia l’entusiasmo e che, l’entusiasmo vero, sia quello dei bambini, per esempio quello dei trentamila bambini che hanno già visitato la struttura e ne sono rimasti affascinati. Come dire, testare le caramelle sui bambini per sapere se piaceranno agli adulti. Ora, chiariamo, non è l’idea dell’Acquario che mi infastidisce. E’ un progetto interessante, ottimamente realizzato e di sicuro impatto sul pubblico, in più si è giocata benissimo la carta dell’ambiente e della novità tecnologica. A infastidirmi è il surreale atteggiamento di tutti coloro che sono coinvolti nel progetto, nel definirlo un bisogno della comunità e un modo per rilanciare Roma come capitale europea. Io, che nel mio piccolo ho un’altra idea di bisogni della comunità, avrei utilizzato meglio gli 80 –ottanta- milioni di euro spesi per il Sea Life. Penso anche che prima del rilancio ci debba essere il lancio e francamente questa città è carente in troppe strutture per poter affermare che ciò che ci manca rispetto alle altre capitali europee è l’acquario. Diciamo le cose come stanno, è una bella vetrina, un risultato costoso ma vistoso. Come comprare un diamante ma camminare con le scarpe rotte. Massì, continuiamo a vivere nel mondo delle belle parole, continuiamo ad appoggiare idee vincenti, a sorridere alle conferenze, facciamo finta che vada tutto bene. A certi sogni, perché si avverino, basta credere. Ad altri, non serve neanche credere, basta fare finta. Pare che per questa nuova struttura ci siano state 15.000 richieste di assunzione, non ci è dato sapere quanti siano i posti effettivamente disponibili. Pare che quelli che non verranno assunti non verranno abbandonati. E noi crediamo anche a questo. Nel paese dei balocchi si può credere a tutto.

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