La Stampa, Maurizio Ternavasio - Uscire dalle aule dell’Università per portare la filosofia nelle piazze e in mezzo alla gente, come ai tempi dell’Antica Grecia. Magari avvicinando a questa disciplina anche i bambini. E la scommessa del Crif (Centro di ricerca per l’indagine filosofica), le cui finalità sono promuovere, sperimentare e documentare la pratica filosofica. Oltre alle 300 scuole sul territorio nazionale interessate al progetto a partire dai primi Anni Novanta, a metà del decennio successivo la sperimentazione ha ampliato il suo spettro rivolgendosi ad un pubblico composto da operatori sociali, università della terza età, gruppi di cittadini, organizzazioni varie, carceri e comunità per tossicodipendenti. Ma anche in ambito lavorativo: numerose aziende oggi hanno tra i propri riferimenti il consulente filosofico, figura emergente, con funzioni riconosciute. È questo lo spirito alla base di «Philosophy for Community», ossia «La filosofia in piazza» - diretta emanazione di «Philosophy for Children», tra le più significative esperienze pedagogiche contemporanee - il cui appuntamento principale del 2011 è la discussione pubblica («La verità e i suoi travestimenti») che si terrà oggi a Roma, in Piazza Campo de’ Fiori, con la regia di Antonio Cosentino del-l’Università Federico II di Napoli. Tra gli organizzatori Osvaldo Re-petti, dirigente Crif nazionale, che si occupa della diffusione della «Philosophy for Children». L’obiettivo dell’iniziativa è aprire un orizzonte di esperienza non mediata dai mezzi di comunicazione di massa, istituendo terreni di pensiero riflessivo ma anche micro-eventi di ricerca sviluppata con l’aiuto di una filosofia al servizio della vita, che si proponga come strumento di emancipazione. «Lavoro su questo progetto da 15 anni, l’idea di partenza è che la piazza vada riqualificata come spazio d’incontro, di dialogo e di partecipazione attiva - spiega Cosentino -. Così, in accordo con l’amministrazione della capitale, si è pensato che Campo de’ Fiori non debba essere soltanto sinonimo di “movida”, ma anche un’occasione d’incontro che si apre alle riflessioni e al libero scambio di idee. Anche se ciò può far storcere il naso agli accademici, la parola e il confronto non professionale è sempre un modo, seppur diverso, di concepire la filosofia». Comunque non vuote parole e mere dichiarazioni di principio, ma il tentativo di fornire un arricchimento culturale e, soprattutto, di migliorare le abilità specifiche della comprensione, dell’analisi, della soluzione dei problemi e della valutazione critica delle situazioni della vita di tutti i giorni. E a dimostrazione di questo nuovo approccio, negli ultimi anni in libreria è nata una sezione nuova, quella della divulgazione “alta” dei temi filosofici, di cui fa parte il recente «Corso di sopravvivenza» filosofico di Girolamo Di Michele, pubblicato da Ponte alle Grazie, oppure, su un versante decisamente più pop, «Sex and the city e la filosofia» di Carola Barbero (Il Nuovo Melangolo), o la raccolta di saggi «I Simpson e la filosofia» (Isbn). Come se il dibattito filosofico, o almeno la discussione, cercasse nuove strade per arrivare a (quasi) tutti