Prima mostra in Italia della street artist parigina Miss. Tic. La galleria Wunderkammern conferma il suo focus sulla strada. Dopo Invader e Ludo arriva finalmente una donna: Miss. Tic.
di Rossana Calbi - Miss. Tic non è un’artista emergente, i suoi lavori sono passati dai muri di Belleville e Marais alle buste da lettera; nel 2011 le Poste francesi, in occasione della Festa della donna, le hanno dedicato una serie di francobolli in edizione limitata. Un riconoscimento alla stessa artista condannata definitivamente nel 2000 a una multa di 4.500 euro per gli stessi graffiti che adesso sono nella galleria romana Wunderkammern, in mostra fimo al 16 marzo a cura di Giuseppe Ottavianelli. Dopo la condanna del 2000, Miss. Tic ha proseguito il suo lavoro in modo più pacato. Fu tra le prime coraggiose street artists francesi; negli anni ’80, dopo la sua permanenza negli States portò nella sua Parigi l’idea dell’arte di strada, ma i suoi stencil risultarono subito francesi. Miss. Tic dimostrò immediatamente una sua caratterizzazione. La sua arte non ha nessuna forma di manierismo rispetto alla più acclamata e puntuale arte di strada statunitense. Il suo merito è quello di riportare l’idea di fare arte sui muri, ma con uno spirito molto legato alla poetica surrealista; soprattutto non scimmiotta i suoi colleghi uomini. In un ambito che, forse per forza di cose è prevalentemente maschile, Miss. Tic non ha la minima remora nel raccontare la sua dolorosa storia personale legata al suo personale universo di emozioni e sentimenti dichiaratamente femminili. Per questo motivo le donne di Miss. Tic sono sexy nei loro tubini e con i loro capelli sciolti, e le riflessioni che portano accanto sono penetranti come i loro sguardi.
Una donna, che dopo aver trasformato in graffiti i suoi ricordi di un’infanzia finita presto per la perdita dei genitori, forse per rispondere a un’esigenza catartica, continua a farsi domande nuove e a ricordare a chi la incontra sui muri, in un incedere sicuro sui tacchi vertiginosi, cosa è l’amore e cosa è la vita, incitando a ciò che deve seguire il pensiero: l’azione, la dimostrazione del cambiamento. “Le changement c’est maintenant”, quindi bisogna attuarlo pur rimanendo fedeli alla propria identità, riuscendo a guardare l’amore come un mistero “la réciprocité est un mystére” e l’arte come la salvezza rispetto alla mediocrità. Per sua prima personale nel Bel Paese, Miss. Tic scrive in italiano “l’arte nuoce alla stupidità” e sentirselo dire da una francese può risultare un po’ amaro per l’orgoglio italico che si rispecchia, purtroppo, nei tagli alla cultura dei governi negli ultimi decenni e nelle dichiarazioni ridicole delle istituzioni. L’arte di strada, ora entrata in galleria, e resa facilmente accettabile non solo a giovani curiosi; è stata la prima risposta alla ricerca di spazi in cui poter esprimere delle esigenze semplici e dichiaratamente popolari. La stessa Miss. Tic ha un’espressione popolare che mescola con pensieri raffinati e colti. Fa un richiamo continuo ai fumetti, sia nella costruzione della figura che nell’idea di accompagnare una frase a un personaggio, e del resto la stessa scelta del nome d’arte è un chiaro riferimento a Miss Tick2, la nostra strega Amelia, la strega nemica e innamorata al contempo di Zio Paperone. Una strega ammaliatrice che ci prova a conquistare il suo amore, ma che compie quella che potremmo definire una fatica di Sisifo. E se l’amore e l’arte avessero questa natura comune con la fatica del figlio di Eolo, un lavoro invariabile, perenne che deve essere costantemente ripetuto e che non porta mai a un risultato concreto e tangibile? Ancora di più la street art, che richiede fatica per poi essere coperta da inutili tag e locandine pubblicitarie. Chi più di una donna è capace di compiere fatiche logoranti e assolutamente inutili agli occhi di molti? Il lavoro di Miss. Tic è una dichiarazione di intenti per tutte le giovani artiste a perseguire un’arte che le rappresenti e che sappia interpretare un mondo di complesse sensibilità.
L’evento in pillole: Miss.Tic Wunderkammern via Gabrio Serbelloni, 124 Roma Dal 19 gennaio al 16 marzo 2013 A cura di Giuseppe Ottavianelli, con testo critico di Gianluca Marziani www.wunderkammern.net