di Rossana Soldano - “questo quadrilatero di carte che continuo a disporre sul tavolo tentando sempre nuovi accostamenti non riguarda me o qualcuno o qualcosa in particolare, ma il sistema di tutti i destini possibili, di tutti i passati e i futuri, è un pozzo che contiene tutte le storie dal principio alla fine, tutte in una volta”.
Nessun essere sano di mente si sognerebbe mai di accomunare Italo Calvino a Saturno Buttò. Diciamocelo, se Calvino fosse stato un pittore sarebbe stato Marc Chagall, quasi certamente. E se Buttò fosse stato uno scrittore sarebbe stato Vladimir Nabokov. Due mondi paralleli che corrono però sul filo di un surrealismo espresso ma non manifesto. Entrambi –Calvino e Buttò- vittime delle loro ossessioni messe al servizio del loro talento. Come mi sia venuto in mente Calvino pensando a Buttò, è presto detto. Lo scorso gennaio, a voler essere pratici il 15, mi imbatto, non troppo casualmente, in questa mostra –Tarot- allestita da ‘Studio21’ a Salerno, a cura di Alessia De Filippi in collaborazione con Rossana Calbi. L’esposizione, vede la reinterpretazione dai 22 Trionfi fatta da altrettanti autori contemporanei e mi è ronzato in testa il brano di Calvino tratto da ‘Il castello dei destini incrociati’, non la sua opera più famosa d’accordo, ma a me, la memoria, fa così. La trama dei racconti, da cui è composto il romanzo dello scrittore sanremese, scaturisce dalla combinazione casuale dei tarocchi. Da qui, Tarot. E tra gli autori di Tarot spicca, per nome e per tratto, Saturno Buttò che, a dispetto dei suoi consueti cromatismi caravaggeschi ha scelto di dipingere ‘La Stella’ e la luce. Sarebbe prevedibile la scelta de ‘La Stella’, nella sua nudità femminile e nella sua trasparenza, se non fosse che il pittore veneziano gioca con l’imprevedibile e ci lascia solo immaginare la nudità, mostrandoci solo il viso e parte del corpo. Non dimentica l’acqua, simbolo di purezza e nutrimento e l’uccello che simboleggia, come la fenice, una rinascita. Non una visione prettamente classica dei tarocchi quella di Buttò, ma che fa venire intensamente voglia di vedere come avrebbe interpretato gli altri 21. E’ di pochi. Creare e lasciare chi guarda con la smania di vedere altro e altro ancora. Vedere la presenza e agognare l’assenza. E’ dei grandi.
Ma, al di là dell’infatuazione per questa ‘Stella’, la mostra offre altri interessanti spunti stilistici. Bic e spray è la didascalia della notevole interpretazione di Diamond de ‘La Ruota’, piena, nel vero senso del termine, di tutti gli elementi della carta e classico nello stile ma, indubbiamente, unico nella tecnica. Al contrario, Marco Rea, esula dal classicismo e ci mostra una ‘Temperanza’ rarefatta, quasi suggerita nella pochezza di dettagli, ma estremamente convincente dal punto di vista emotivo. C’è poco de ‘Il Giudizio’ anche nell’opera di Luisa Montalto, l’angelo, la tromba e quell’idea di vittoria dello spirito sulla materia ma il dettaglio dei corpi –uomo donna e bambino- della carta originaria, diventati qui gatti è inimitabile. Ci sono, invece, tutti gli elementi dell’arcano a cui è ispirato, nell’’Eremita’ di Fabio Moro, diverso perchè intenso e ricercato nella tecnica, un inusuale pastello su tela.
E ancora ‘La Giustizia’, nella visione di Pu:re o ‘Il Carro’ realizzato da Infidel, entrambi inaspettati, particolari, belli. Sono tuttavia rimasta estremamente colpita dall’opera di Antonio Guzzardo. Colpita nel senso di perplessa, perplessa nel senso di accartocciata nei miei pensieri e nel dubbio di aver visto Blair Waldorf a rappresentare ‘La Papessa’. Fortunatamente l’opera di spiega da sola, con una scritta nella parte inferiore che specifica ‘The Blair Pope Project’. Non l’ho ancora capito ma mi è stata indicata una via, in fondo anche Calvino lasciava solo intravedere la realtà dalle fessure dei sogni. Tarot Studio 21 Tattoo & Art Gallery via delle Botteghelle 30, Salerno dal 15 gennaio al 18 febbraio 2012