Fonte: Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Giugno 2013 - Bruxelles, 3 giugno 2013 - La Commissione europea adotta una nuova iniziativa per aiutare gli Stati membri nel recupero dei beni del patrimonio nazionale usciti illecitamente dal loro territorio. In data 30 maggio il Vicepresidente Antonio Tajani ha proposto di rafforzare la normativa che consente agli Stati membri di ottenere la restituzione dei beni del patrimonio nazionali usciti illecitamente, considerato che la legislazione attualmente vigente non risulta sufficientemente efficace. Ecco in sintesi la portata di queste modifiche: la restituzione di un maggior numero di beni culturali, un allungamento dei termini per la presentazione delle domande di restituzione, l’obbligo - a carico del possessore del bene che richieda un indennizzo per la sua restituzione - di dimostrare che all’atto dell’acquisto non si fosse consapevoli di compiere un illecito e il miglioramento dello scambio di informazioni tra le autorità in merito ai movimenti dei beni culturali. La perdita di beni culturali classificati come “beni del patrimonio nazionale aventi un valore artistico, storico o archeologico” costituisce una forma particolarmente grave di questo genere di traffico illecito. Priva i cittadini della loro storia e identità e mette in pericolo la conservazione del patrimonio culturale degli Stati membri. Antonio Tajani, Vicepresidente e Commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria, ha dichiarato: “La salvaguardia del patrimonio culturale di tutti gli Stati membri è di fondamentale importanza per l’Unione europea. Di qui la necessità della nostra proposta che mira a rafforzare l’efficacia della lotta contro il traffico illegale di beni culturali. L’effetto dannoso sui beni del nostro patrimonio nazionale rappresenta una grave minaccia alla conservazione delle nostre origini e della storia della nostra civiltà.” Androulla Vassiliou, Commissario responsabile per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha dichiarato: “Siamo tutti d’accordo sull’alto valore del patrimonio culturale europeo e sulla necessità di mobilitare tutti i mezzi disponibili per proteggerlo, quindi anche misure Ue. Ritengo che l’informazione relativa a beni culturali sottratti illegalmente debba circolare più rapidamente e che sia necessaria una più ampia e solida cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri.” Direttiva attualmente in vigore relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro Se approvate, le modifiche proposte si applicheranno ai beni culturali classificati come “beni del patrimonio nazionale” usciti illecitamente a decorrere dal 1993 e che si trovano attualmente nel territorio di un altro Stato membro. Il rafforzamento dell’attuale normativa della Ue deriverà da: un ampliamento dell’ambito della definizione di “beni culturali”, in cui rientreranno tutti i beni culturali classificati tra i “beni del patrimonio nazionale aventi un valore artistico, storico o archeologico” in applicazione della legislazione nazionale o delle procedure amministrative degli Stati membri della Ue; un allungamento dei termini entro i quali gli Stati membri che hanno subito la perdita di un bene possono proporre un’azione di restituzione innanzi ai giudici del paese in cui il bene si trova in quel momento; il ricorso al sistema di informazione del mercato interno per facilitare la cooperazione amministrativa e lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali; l’onere della prova a carico del possessore (qualora richieda un indennizzo). Qualora un tribunale nazionale ordini la restituzione di un bene, il possessore che chieda un indennizzo per tale restituzione dovrà dimostrare di aver prestato la dovuta diligenza e attenzione al momento dell’acquisto per assicurarsi della provenienza lecita del bene culturale. Prossime tappe La proposta di aggiornamento della direttiva sarà adesso discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Gli Stati membri avranno a disposizioni un anno, dall’adozione dell’atto, per conformarsi alle nuove disposizioni. Contesto Nel traffico illegale di beni culturali rientra un’ampia serie di casi, che vanno dall’uscita illecita dei beni culturali senza la prescritta autorizzazione al commercio di beni rubati. Spesso si tratta di attività della criminalità organizzata, soprattutto in un mercato interno senza frontiere caratterizzato da un importante patrimonio storico e culturale. La direttiva 93/7/Cee del Consiglio è stata adottata per garantire il rientro dei beni culturali classificati come “beni del patrimonio nazionale aventi un valore artistico, storico o archeologico” e appartenenti a una delle categorie comprese nel suo allegato oppure facenti parte integrante di collezioni pubbliche o degli inventari di istituzioni ecclesiastiche. L’allegato della direttiva vigente contiene un elenco di diverse categorie cui i beni culturali devono appartenere per poter essere restituiti allo Stato membro di origine. Si tratta di categorie determinate sulla base di criteri di antichità e/o valore (ad esempio reperti archeologici aventi più di 100 anni, quadri e pitture fatti a mano aventi più di 50 anni e del valore di 150 000 Eur). Dalle relazioni nazionali e dalle valutazioni della Commissione emerge che il ricorso alla direttiva è raro e di efficacia limitata. L’attuale strumento legislativo non costituisce un deterrente sufficiente per la criminalità operante specificamente nel settore dei beni culturali, né previene il traffico dei beni culturali di provenienza ignota.