Paola Barocchi: «Manufatto seriale». La studiosa «Siamo di fronte soltanto a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento»
La polemica. Montanari: «Scandalosa la procedura di attribuzione, a decidere non è stata una commissione super partes»
Corriere Fiorentino Distribuito con Corriere, 23.01.2009, Marco Gasperetti
Continua a far discutere il Cristo attribuito al Buonarroti che sarà esposto definitivamente al Museo del Bargello di Firenze.
In 28 mila si sono messi in fila per ammirare il «capolavoro ritrovato» nella Sala gialla di Montecitorio. Lo hanno guardato attraverso la bacheca di cristallo, si sono emozionati, hanno sognato, pregato. Pianto, persino. Senza neppure essere sfiorati dal dubbio che quel Crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo, e acquistato dallo Stato italiano da un antiquario per 3 milioni e 250 mila euro, potrebbe non essere opera del Buonarroti bensì di un bravo artigiano di fine Quattrocento che, di statue simili, ne avrebbe scolpite almeno una decina.
Il dibattito va avanti da tempo e ora a sostenere questa ipotesi si fanno avanti alcuni autorevolissimi
studiosi. Tra i quali due docenti fiorentini: Paola Barocchi, professore emerito della Scuola Normale di Pisa e tra i massimi esperti di Michelangelo e Francesco Caglioti, docente di Storia dellarte moderna all
università Federico II di Napoli.
Entrambi convinti che, dietro quei 42 centimetri di leno di tiglio finemente lavorati, non vi sia affatto lo stesso genio che ha forgiato il David o la Pietà. E che la scoperta eccezionale, enfatizzata dal ministro Bondi per «dare lustro al suo ministero» altro non sia che «il solito rito per polarizzare lattenzione». Insomma, una bufala. Certo, non paragonabile alla beffa livornese delle teste di Modigliani (il Cristo è comunque un
opera del Rinascimento e di ottima fattura), ma comunque sempre da ascrivere nel libro nero delle false attribuzioni.
- Il Cristo è palesemente un manufatto seriale – spiega Paola Barocchi -. Di Michelangelo non c
è niente, neppure la scuola. Siamo di fronte invece a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento. Loro realizzarono una decina di opere che nel 2004, insieme al Cristo falsamente attribuito a Michelangelo, furono esposte in una mostra al museo Horne».
illustre paternità. Contrari, ad esempio, si dichiararono James Beck, docente di Storia dell
Secondo la professoressa Barocchi, la scultura difficilmente ha un valore superiore ai 100 mila euro contro gli oltre 3 milioni sborsati dallo Stato.
Sulla possibilità che a scolpire il Cristo ligneo fosse stato Michelangelo si era già discusso nel 2004 quando appunto la statua fu messa in mostra, insieme ad altre simili, al museo Horne.
E già allora furono in molti a bocciarne lArte alla Columbia University («disastrose le strane proporzioni della figurina: la testa piccola, il torso compatto, e le gambe lunghe e pesanti», disse) e Margrit Lisner, insigne studiosa tedesca che 45 anni fa attribuì a Michelangelo il grande crocefisso ligneo oggi custodito nel convento di Santo Spirito, attribuzione accettata da tutta la comunità scientifica. «Basta confrontare i due crocifissi, al di là delle dimensioni, per rendersi conto della loro incompatibilità e dello stile assolutamente diverso sottolinea Francesco Caglioti - dunque o è autentico l
uno o lo è laltro. Io, personalmente, credo che non sia di Michelangelo il piccolo crocifisso. Non solo per lo stile, che meriterebbe una spiegazione più esaustiva, ma anche per quello che è costato. Se fosse stato un vero Michelangelo il prezzo sarebbe stato enormemente maggiore».
Arte alla Federico II di Napoli, non entra nel merito dell
Pareri completamente opposti a quelli di altri studiosi, come Giancarlo Gentilini - che scoprì la scultura e ne diede conto nel volume «Proposta per Michelangelo giovane» - Antonio Paolucci, Umberto Baldini, Luciano Bellosi, Vittorio Sgarbi.
Tommaso Montanari, professore di Storia dellattribuzione. «Non sono uno specialista di Michelangelo e dunque, se pur ho un
idea,preferisco astenermi. Però voglio denunciare la prassi assolutamente anomala con la quale si è stabilita lattribuzione e la procedura, scandalosa, con la quale lo Stato ha acquisito l
opera. A decidere non è stata una commissione super partes, bensì la stessa che aveva promosso lopera».
Italia e all`estero per poi approdare alla sua definita collocazione: il museo del Bargello di Firenze.
Ieri la mostra a Montecitorio ha chiuso i battenti e adesso il Crocifisso andrà in pellegrinaggio artistico per l
mgasperetti@a res.it
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