Sismologi, esperti, restauratori a confronto sulla protezione dei beni artistici dai terremoti, organizzato nell’ambito dell’accordo triennale tra Assessorato regionale ai Beni Culturali e J.Paul Getty Museum di Los Angeles. Interventi di Jerry Podany, del Paul Getty Museum, e Fabio Carapezza Guttuso, a capo della Commissione per la sicurezza del Ministero Beni Culturali
I terremoti sono inevitabili, ma i danni prodotti possono essere ridimensionati, nel caso delle opere d’arte e dei loro “contenitori”, se è stata portata avanti un’adeguata e preventiva opera di salvaguardia delle collezioni e dei siti. Un convegno internazionale sulla protezione dei beni culturali dal danno sismico è in programma dal 13 al 15 ottobre a Palermo, nell’ambito dell’accordo di programma triennale tra il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e l’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, che ne ha affidato l’organizzazione al Centro Regionale di Restauro. La Fondazione americana e l’Assessorato siciliano, nei mesi scorsi hanno firmato un impegno a collaborare nello scambio di informazioni, esperienze, progetti, organizzando mostre e conferenze nell’ampio raggio della conservazione e tutela dei beni culturali.
Tra lo Steri e Palazzo Montalbo, sede del Centro di Restauro, i maggiori esperti nel campo – sismologi, ingegneri civili, architetti, restauratori, conservatori – si confronteranno su metodi e sistemi, dai più semplici ai più sofisticati, nel campo della prevenzione dei beni culturali dal danno sismico. Nella prima giornata di studi – domani (mercoledì 13 ottobre) dalle 10 allo Steri – Jerry Podany, conservatore capo per le antichità del Getty Museum presenterà l’esperienza della fondazione californiana, tra le più avanzate in tema di protezione, quindi esperti americani, greci, cinesi, turchi parleranno dei singoli progressi nei diversi Paesi. Interventi di Fabio Carapezza Guttuso, presidente della commissione speciale per la sicurezza del Patrimonio culturale del Ministero; Guido Meli, direttore del Parco archeologico della Villa del casale, Tiziana Maffei, della Commissione Grandi Rischio dell’ICOM
L’Italia sarà protagonista della seconda giornata di studi con gli esperti dell’ENEA e delle università siciliane. Previsto un workshop durante il quale sarà proposto un video sui risultati dei test in laboratorio sugli effetti di un terremoto: è stato testato il comportamento di un oggetto senza supporto antisismico – in questo caso la statua del San Michele Arcangelo di Antonello Gagini (conservata all’Abatellis) che il Centro Regionale di Restauro ha sottoposto a studi e analisi diagnostiche approfondite, prima di avviarne la pulitura e il restauro – confrontandolo con un modello fornito invece, di supporto. Sinora in Sicilia le uniche opere fornite di sostegno antisismico sono l’originale della statua per la Fontana del Nettuno, realizzato da Gregorio Zappalà e conservato al Museo regionale di Messina. E il Torso di Mozia del Museo Archeologico Salinas, il cui supporto è stato realizzato dal Centro Regionale di Restauro.
Dal 2006 il J. Paul Getty Museum ha sponsorizzato convegni internazionali sulle più importanti questioni riguardanti la mitigazione dei danni causati dai terremoti sulle collezioni museali e sulle singole opere d’arte. Il primo confronto avvenne nel 2006, appunto, a Los Angeles, sono seguite Istanbul, Atene, Tokyo e infine Palermo, la cui organizzazione è stata affidata al Centro regionale di Restauro. Questo convegno rientra dunque nell’accordo di programma triennale tra la Fondazione americana e l’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana.
Parte attiva del progetto, il fitto scambio di beni archeologici che saranno esposti al Getty Museum, tra cui il Giovinetto in marmo di Agrigento, una metope del Museo Salinas, alcuni oggetti dell’area di Morgantina, il Cratere attico a figure rosse del pittore dei Niobidi di Agrigento. Molti di questi pezzi sono stati sottoposti ad interventi di conservazione e messa in sicurezza dagli esperti del Getty. Primo fra tutti il Cratere che rientrerà al Museo Archeologico di Agrigento in novembre, montato su una base di isolamento sismico fornita dalla fondazione californiana e adatta all’esposizione.
Al suo rientro partirà per gli States il Giovinetto agrigentino. Uno studio sugli effetti delle vibrazioni durante la processione è stata condotto invece dalla Facoltà di Ingegneria di Palermo sul simulacro in argento dell’Immacolata, conservato nella basilica di San Francesco d’Assisi. I risultati di questo studio verranno presentati durante il convegno.
Da Palermo giunge però un’altra constatazione: fornire i “contenuti” di sistemi di protezione adeguati, non serve a molto se i “contenitori” non sono strutturalmente sicuri. Dopo l’ultimo terremoto di Palermo, il 6 settembre 2002, la Sovrintendenza di Palermo ha potuto constatare che la mappa dei danni subiti dal patrimonio monumentale della città era perfettamente sovrapponibile a quella dei precedenti sismi del 1726 e del 1823. Ovvero gli edifici più danneggiati erano, oggi come allora, quelli costruiti lungo l’asse degli antichi fiumi Kemonia e Papireto. Per questo motivo è oggi ancora più urgente completare una mappatura completa degli edifici e dei siti a più alto rischio di vulnerabilità da eventi traumatici (terremoti, alluvioni), su tutto il territorio regionale. A questo progetto lavora già da alcuni anni il Centro Regionale di Restauro che ha stilato una “Carta del rischio” del patrimonio Culturale ed ambientale della Regione Siciliana, progetto finanziato con fondi POR Sicilia 2000/2006. All’avvio dei rilevamenti, il numero complessivo di beni censiti sul territorio isolano – architettonici, archeologici e musei moderni -, era di 4.100 circa. Tra il 2007 e 2008 si è arrivati a 10.100. Complessivamente il rilevamento ha interessato 99 comuni (comprese le nove città capoluogo e tutte le sedi delle diocesi). Quasi tutti beni di fascia bassa di rischio sono nelle province di Enna e Caltanissetta. Quelli ad alto rischio sono invece distribuiti nelle altre province, anche rispetto all’altitudine dei luoghi, la cosiddetta “pericolosità antropica” (luoghi molto frequentati o visitati, per esempio è ad alto rischio il Teatro Greco di Taormina), la collocazione isolata in area agricola, la presenza di elementi di pregio o di beni o collezioni mobili notificate. Per ognuno di questi beni è stata redatta una scheda che si collega anche alla “buffer zone”, la zona di influenza dell’intensità sismica. Una volta individuato sulla mappa il punto di partenza (l’epicentro o le coordinate), sulla Carta del rischio si può impostare il raggio attraverso cui si intende effettuare l’area di ricerca dei beni presenti e dunque a rischio danni.
Centro Regionale di Restauro: 0916398604
Info: 335.1407248
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