Giancarlo Ramponi, un anticipatore controcorrente, un antiquario, con un cappello pieno di idee

(M.P) Giancarlo Ramponi, un collega noto a tutti gli antiquari italiani, ci lasciato l’altro ieri. Uno di quei mali che non perdonano, che lui sembrava aver vinto, ha invece avuto la meglio. Stamattina alle 11 i funerali in Santa Maria Bianca della Misericordia, di Via Lambrate a Milano.
La notizia mi è stata data al telefono da Fausto Casi amico e collega comune: poi  Casi e  Franco Dall’Ara, altro nome ben noto nel mondo antiquario, sono venuti da me, e abbiamo fatto due chiacchiere ricordando il lavoro del  comune amico Giancarlo.
Per simpatia umana e stima, non per obbligo, provo a tracciare un ricordo, appena un abbozzo, di Giancarlo, antiquario e mercante controcorrente, uno che “comprava quello che gli altri nemmeno guardavano” che forse in Italia è stato lo scopritore del Vintage e del modernariato, ma sopratutto di quegli oggetti originali, rari e stravaganti, che sono la testimonianza del cambiamento vertiginoso della nostra società, quelli che “ti distrai un attimo  e sono già storia”. Basta guardare il  sito di Crazy Art, il suo negozio in Via Madonnina a Milano,  per rendersene conto.
Li ricercava, radunava e ne faceva delle mostre antologiche belle, divertenti e sorprendenti : sul cinema, l’astronomia, l’astrologia, le case di tolleranza, il circo, l’edicola erotica, l’omosessualità, tanto per ricordarne alcune.
 
Mai ovvio e banale, le sue scelte avevano il denominatore comune di essere testimonianze del cambiamento: quindi nel lavoro del mercante d’arte  è stato un po’ apripista, poeta, dissacratore, divulgatore, antropologo.

Fondatore e promotore di molti mercati antiquari, anche il Naviglio Grande e del mercatino di Brera, era  fra l’altro ben noto nella Fiera Antiquaria di Arezzo per la sua attività in Piazza Grande negli anni più gloriosi della manifestazione, poi ha partecipato a tutte le mostre e fiere più importanti in Italia.

Per la 200esima edizione della Fiera di Arezzo , era il marzo del 1985, Ramponi fece fare e distribuì una serie di caricature dei personaggi della Fiera. oggi certamente rare e introvabili. Una è la caricatura di Ivan Bruschi, il fondatore della Fiera, Fausto Casi l’ha conservata : non se ne conosce l’autore, ma c’è chi pensa a Forattini, dati i rapporti d’amicizia fra i due.

“Tratta roba strana, ma divertente” dicevano molti anni fa i più tradizionalisti, ma riflettendoci, dopo, ammettevano che per trovare certe cose, dovevi prima averci pensato, osservato la società nei suoi cambiamenti, averli registrati per percepire il vento nuovo. Non tutti erano capaci, non tutti avevano il coraggio : “Ci voleva il suo cappello, e sotto la sua testa ” dicevamo oggi con Fausto e Franco.

Ma la sua a sua simpatia umana e il talento poi riconosciutalo da tutti lo ha aiutato a superare la supponenza di quanti ritenevano, erano tanti negli anni ‘80 ma sono una categoria quasi in estinzione ormai, che antiquariato fosse solo sinonimo di patina, cassapanche, comodini, madie, e poco più, e che la ricerca intellettuale di nuovi filoni fosse roba da stravaganti. 
Giancarlo  Ramponi è stato certamente d’avanguardia e certamente antiquario, e oggi  con 40 anni di esperienza.
Ma c’erano quelli che  capivano perfettamente, come per esempio il Corriere della Sera, che nel ‘95 così recensì la sua mostra “Ciao maschio”. Che cosa collezionano gli uomini? Uniformi, pipe e accessori da fumo, attrezzature sportive, oggetti da toilette e, se sono uomini omo, anche nudi virili, foto di adolescenti dallo sguardo torbido, oggetti cult appartenuti a gay famosi, trattati antichi di transessualita’, raffinati soprammobili orientaleggianti. Strizzando l’ occhio al pubblico gay, ma anche alle mogli amanti che cercano un regalo natalizio per il loro partner che ha tutto, Giancarlo Ramponi, infaticabile pescatore di trouvailles d’ epoca…

Un ricordo personale: Giancarlo ed io siamo stati spesso in contatto negli anni passati perché abbiamo avuto una disavventura comune – peraltro tipico frutto  dell’arroganza becera di certi presunti difensori dell’ambiente –  perché entrambi denunciati per detenere animali imbalsamati antichi  e ci siamo sentiti molte volte, seguendo ciascuno le vicissitudini giudiziarie dell’altro, nel mio caso vincenti, del suo non saprei, forse ancora in corso – tutto è possibile. Ci fecero incazzare, ma anche parecchio ridere, perché l’ignoranza è triste ma ha aspetti davvero comici -involontariamente – ma li ha.
Mai è successo che capitando a Brera non passassi a trovarlo, assieme al suo vicino Aliprandi, in via Madonnina, e sempre uscivo ammirato dalla sua fantasia e capacità mercantile, perchè mercante era davvero, in quanto inventore di filoni nuovi.
A sua moglie Rosella e alle figlie Giada e Chiara, che andranno avanti, va il pensiero e l’abbraccio dei colleghi di tante parti d’Italia, convinti che il cappello di Giancarlo lo vedremo ancora.


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