“STATALI, SI LICENZIA”

 II ministro Griffi: riforma del pubblico entro l’estate Fuori dal lavoro dopo due anni di mobilità Tiepidi i sindacati. Sull’articolo 18 la Cgil prepara la mobilitazione con Cisl e Uil.
Il Fatto Quotidiano, di Salvatore Cannavò –
Nei tavoli di confronto con il sindacato, l’eventualità era finora passata solo per allusioni ma ieri, con un’intervista sul quotidiano Avvenire, il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, è stato netto: il governo licenzierà anche gli statali. Arrivando fino a dove non era arrivato Brunetta.
Le forme saranno mediate, ovviamente, ma la sostanza resta e tutto quanto dovrà avvenire già entro l’estate. Il ministro vuole varare la sua riforma entro metà maggio e del resto, la riforma del Lavoro, che è già all’esame del Parlamento, è stata fatta in modo da recepire, all’articolo 2, una legge delega. A quanto pare la riforma è già avanti nel suo punto più cruciale, quello del licenziamento del pubblico impiego. “Spero che capiscano tutti, anche i sindacati” dice il ministro al quotidiano cattolico. “Devono accettare il meccanismo di mobilità obbligatoria per due anni che già esiste ma che ancora non è stato attuato. Devo farlo perché le amministrazioni pubbliche vanno riorganizzate anche per attuare la spending review sulla spesa pubblica”.
La procedura, in effetti, è già prevista nella norma attuale che prevede la messa in mobilità, per 24 mesi e all’85 per cento dello stipendio, del personale dichiarato in esubero. “Prima proveremo a vedere se quel personale, riqualificato, potrà essere utilizzato meglio in altri settori” spiega Patroni Griffi, “poi, solo se alla fine non si troveranno alternative, l’unica strada rimarrà quella del licenziamento”.
NESSUNO crede, però, che quella ricollocazione in un settore già gravato da tagli e riduzioni consistenti possa essere trovata. Inoltre, il meccanismo si inserisce dentro una riforma complessiva del lavoro che vede, per la prima volta dopo 40 anni, la revisione dello stesso articolo 18 realizzando, come dice lo stesso ministro, “la maggior convergenza possibile con il settore privato”. La risposta sindacale, contraria ai licenziamenti, non è stata particolarmente furibonda. Cgil, Cisl e Uil hanno messo le mani avanti rispetto alle dichiarazioni di Patroni Griffi ma senza mettere in discussione il tavolo di confronto.
Il segretario della Funzione pubblica della Cgil punta il dito sulla continuità tra le proposte attuali e quelle di Tremonti chiedendo una maggiore progettualità e poi prendendola con il metodo dell’annuncio a mezzo stampa: “Se davvero questa riforma dovesse passare come una semplice delega al governo – dice Rossana Dettori – e la trattativa dovesse essere una formalità che ratifica le scelte che l’esecutivo comunica preventivamente alla stampa, ne trarremo le dovute conseguenze”. In ogni caso la Cgil annuncia una prima manifestazione sotto la sede del ministero già lunedì.
La Cisl parla di un atteggiamento responsabile e leale ma chiede al ministro di avere al più presto le piante organiche dell’amministrazione statale. Dal canto suo l’Usb, il sindacato di base abbastanza forte nel pubblico impiego, si dice “non stupito” dell’uscita del governo visto che al tavolo di confronto questa ipotesi era stata già ventilata. Il problema, spiega l’Usb, “sono le politiche economiche imposte dalla Bce e dall’Unione europea che impongono di realizzare tagli tramite la “spending review” e questo mette sotto ricatto tutto il pubblico impiego perché non c’è amministrazione che non sia in difficoltà“.
L’Usb propone una prima assemblea delle Rsu il 18 maggio e annuncia l’ipotesi di sciopero generale. SCIOPERO che invece che sembra scomparire dalla prossima fase della Cgil che ieri ha tenuto il suo direttivo nazionale su articolo 18. Dopo una lunghissima giornata e una convulsa fase finale di emendamenti e sub-emendamenti da parte dell’area di maggioranza più critica nei confronti del tentativo di archiviare l’articolo 18 (Pensionati, Scuola, l’area Lavoro e Società) la segreteria ha ricevuto il mandato per costruire una piattaforma comune e una mobilitazione unitaria con Cisl e Uil sui temi del fisco e della crescita


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