The Women, al Teatro dell’Angelo la brillante commedia di Clare Boothe Luce.

 di Rossana Soldano –

Stre pi to so.
E scanditelo bene, voce alta e sillabe lente. Certi spettacoli si recensiscono da soli, dalla prima battuta all’ultima chiamata in scena. Certi spettacoli non finiscono mai, perché hanno un valore e un peso lirico corrosivo ma non corruttibile.
E’ in scena al teatro dell’Angelo dal 24 aprile ‘The Women’, commedia scritta da Clare Boothe Luce, autrice la cui vita è così piena che occorrerebbe un articolo solo per renderne un’idea.  Giornalista e direttrice di Vanity Fair, nel 1935 sposa Henry Luce, fondatore ed editore di Time. Nel 1953 venne inviata dall’allora presidente statunitense Eisenhower in Italia, come ambasciatrice. Rimase qui fino al 1956, non senza farsi notare per le sue bizzarrie di donna e le sue amicizie particolari.
The Women, commedia del 1936, riadattata da Carlotta Corradi, non ha perso negli anni la sua modernità e anzi, sembra oggi un’antesignana di tutto quel mondo femminile che ci viene presentato in una presunta chiave di modernità, ma che in realtà non scopre nulla di nuovo. In questo spettacolo c’è tutto quello che il circo televisivo d’oltremare ci propone centinellato in serie televisive di successo, da Sex and city a Gossip girl a Desperete housewifes, ma con una piglio ironico e pungente che rendono i dialoghi degni del miglior Wilde.
‘Nessuno sente mai la mancanza di una donna intelligente’ è solo assaggio delle pillole di saggezza con cui la Boothe imbecca, o meglio imbocca, i suoi personaggi. ‘Cos’altro può fare una donna della sua gioventù se non darla a un uomo?’, solo una donna sa essere così sottile da offenderne veramente un’altra.

Ci sono tutte le tipologie di donna in ‘The women’, mogli tradite, amanti senza scrupoli, pettegole, ingenue, sagge e saccenti, svampite e perfide, innamorate e adultere ma tutte seminate in più personaggi, senza confini nitidi, senza che lo spettatore venga contagiato dall’idea che le donne si dividano in due semplici categorie contrapposte.
Non si può parlare di attrici protagoniste, il cast –composto esclusivamente da donne- è magnifico nella sua performance corale, come copione comanda. Qualsiasi scintilla fuori dal coro, sarebbe un errore.
E non si può ignorare l’accuratezza dei dettagli nella produzione, dal richiamo ai titoli cinematografici, alla presentazione del cast a inizio spettacolo, dalle eleganti scenografie ai costumi, con cui Laura Distefano ha vestito i personaggi di particolari e personalità.
E così tra abiti d’alta moda, scandali, tradimenti, divorzi, amanti e rivelazioni, nella New York dell’alta società –ricorda niente?- lo spettacolo scivola giù come un Cosmopolitan o un Margarita e alla fine qualcuno vince e qualcuno perde. A quanto pare, certe cose non cambiano mai.  Xoxo Clare Boothe.


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