A Cosenza arriva l’arte vera, quella che si fa per strada, quella che esce fuori dagli schemi per creare nuove visioni, e nella città calabrese si colloca nelle gallerie civiche. Dall’11 febbraio al 16 marzo, Urban Superstar ha invaso Cosenza. Il progetto ha coinvolto ventotto artisti ed è un’idea di Serena Melandri e di David Vecchiato, aka Diavù, artista poliedrico che si muove indifferentemente come musicista, fumettista, pittore. Vecchiato ci ha raccontato Urban Superstar e le altre iniziative by MondoPop.
di Rossana Calbi –
Dopo l’esperienza degli anni scorsi al MADRE di Napoli, Urban Superstar Show torna a occupare spazi pubblici nel meridione d’Italia. Raccontaci l’esperienza cosentina.
Il progetto Urban Superstar l’ho ideato nella primavera del 2009 per il MADRE di Napoli con l’intento di portare, per la prima volta in un museo italiano, i nuovi immaginari nati dall’underground art, quindi quelle correnti pittoriche chiamate pop surrealism o lowbrow e quella street art sempre più consapevole del posto che occupa nel panorama dell’arte contemporanea. Ho deciso di mettere assieme stili tanto diversi perché è assieme che sono cresciuti, non mi interessava, nella prima edizione, sottolineare le caratteristiche estetiche più o meno comuni quanto, invece, quelle storiche di questi movimenti che sono nati in parallelo, nutrendosi di influenze simili e molto spesso incrociando i loro percorsi.
Nel 2010, nella mostra Back from Black sempre al MADRE, per la seconda edizione dell’Urban Superstar, ho avuto l’occasione, invece, di approfondire l’estetica di quest’arte, che è tornata alle tecniche tradizionali e a un’attenta cura del segno; l’ho fatto affiancando alle opere di noi artisti le illustrazioni e le tavole a fumetti di alcuni dei grandi ispiratori, come Bill Wolverton, Robert Crumb, Daniel Clowes, Charles Burns, Jamie Hewlett e altri magnifici nomi del fumetto e dell’illustrazione internazionale dagli anni ‘50 in poi.
Dopo un’edizione alla MondoPop gallery a Roma, questa volta l’Urban Superstar è alla Galleria Provinciale Santa Chiara di Cosenza e per questo devo ringraziare la provincia, la soprintendenza e tutti quelli che hanno creduto nel progetto.
La grande differenza dalle altre edizioni sono stati i Cantieri d’Artista. Prima dell’inaugurazione della mostra del 16 febbraio scorso sono stato una settimana a lavorare in città assieme agli artisti Nicola Alessandrini, Allegra Corbo, Lucamaleonte e Gio Pistone. Abbiamo installato nella Galleria Santa Chiara il nostro quartier generale, lavorando ciascuno al proprio cantiere e alla propria opera di tre metri e mezzo per due. Ai nostri cantieri – che prendevano spunto da quattro luoghi della città e dalla loro storia – hanno partecipato una ventina di artisti, calabresi e non, e i risultati sono esposti in mostra assieme alle opere di trenta artisti tra i più significativi di questa che chiamerei – al di là delle etichette – semplicemente nuova Arte Contemporanea. Anche le grandi tele personali che abbiamo realizzato sono esposte in mostra, all’esterno della galleria, ben visibili dalla via principale della parte antica di Cosenza. È stata un’esperienza di condivisione fantastica quella dei cantieri: immagina una trentina di persone che per giorni vivono in simbiosi in un continuo scambio di stimoli culturali e visivi.
Cosenza è una città molto attiva culturalmente, con lo sviluppo del campus universitario da meno di cinquant’anni, le autorità comunali stanno dimostrando attenzione alle forme d’arte più vicine al contemporaneo. Quanta pazienza c’è voluta per far capire il valore di un’arte che sa mescolarsi in toto con il quotidiano?
Devo confessarti che c’è voluta poca pazienza perché sia in provincia che in soprintendenza ho trovato interlocutori colti e acuti, e un vivo interesse ad approfondire tutti gli immaginari contemporanei che arrivano dal mondo. Insomma, il giorno dell’inaugurazione, parlavamo piacevolmente, col dirigente della provincia Soda e col soprintendente De Chirico, di Shepard Fairey, di McLuhan, di Banksy, della potenza del web e della triste politica italiana incatenata alla sola comunicazione a mezzo TV.
Al MADRE dovevo discutere con l’ex direttore che affermava che questa non è arte bensì una moda, mentre a Cosenza ho trovato la seria intenzione di realizzare eventi culturali significativi e propositivi partendo dalle nostre esperienze di artisti nate nell’underground, e questo mi ha colpito favorevolmente visto che si tratta di ambienti politico-amministrativi, terreni in cui a Roma per esempio per ora neanche mi avvicino per evitare di perdere tempo in chiacchiere.
Da parte dei visitatori, poi, l’interesse e la curiosità sono fortissimi, ma aggiungo che a Cosenza è normale. Mi è capitato in passato di aver realizzato performance o altri tipi di esperienze artistiche là e di aver avuto sempre una grande partecipazione da parte del pubblico.
Insomma, sarà che in posti come la Calabria il riscatto è un grande valore, dal momento che si devono combattere sia mali locali, come le mafie, che mali esterni come gli atteggiamenti di superiorità di chi sta a nord. Sono in molti a rendersi conto che la cultura è una delle armi più imbattibili per riscattarsi.
Urban Superstar è l’ennesimo esperimento riuscito in cui la tua curatela coinvolge artisti giovani in esperienze di lavoro collettivo. A Roma stai lavorando a M.U.Ro.; il quartiere Quadraro sta subendo una trasformazione cromatica grazie all’intervento di artisti italiani come Zelda Bomba, Alberto Corradi, Marco “About” Bevivino, Gio Pistone e quelli di grandi artisti internazionali come Gary Baseman. La tua idea di fare rete è difficile da portare avanti, ma dimostra, con la perseveranza, dei risultati veramente significativi. Quanto è difficile far lavorare più artisti a un unico progetto?
A me non risulta particolarmente difficile, altrimenti non lo farei. Parto dal presupposto che gli esseri umani sono tutti pazzi e che riescono – chi più chi meno – ad addomesticare la loro follia per ragioni di convivenza civile e, in un certo senso, a umiliarla soffocandola per un’intera vita.
Ecco, credo che noi artisti siamo i pazzi più costruttivi, quelli che non ce la fanno a far star zitta la follia, abbiamo bisogno di esprimerci per rappresentarla, per tenerla buona, per esorcizzarla. Per questo credo che, se troviamo dei punti comuni nella nostra follia, possiamo realizzare grandi sogni assieme. Mi piace il dialogo, il monologo mi annoia, per questo amo “fare rete” come dici giustamente tu. Condividendo un progetto con altri artisti si hanno maggiori stimoli e ispirazioni, nascono nuove idee e nuovi progetti in cui coinvolgere magari anche altri ancora. Non sempre funziona, ma se l’idea, su cui si sta lavorando assieme, è forte, e si fa amare, è facile che vada tutto bene.
Per esempio è difficile non amare M.U.Ro., è un’idea semplice e per tutti, si tratta di portare arte contemporanea nelle strade di un quartiere che sta degenerando esteticamente e urbanisticamente, quindi è già nel corso di un degrado sociale, così come è tutta Roma. Nella bellezza per me c’è un sintomo di beatitudine e questo è un concetto che magari puoi fai fatica a spiegarlo a un politico, ma che è facile da condividere con un altro artista.
Ovvio che nella collaborazione c’è un gioco di equilibrio tra gli ego di tutti gli artisti coinvolti, se quello di uno con cui sto collaborando è esageratamente invasivo e travalica l’educazione ecco che là termina la collaborazione.
Dimostri che l’arte si fa sui giornali, per strada, entra nelle gallerie e nei musei, il tuo approccio da curatore è molto diverso dallo schematismo italiano, questo può dipendere anche dal fatto che hai esperienza come insegnante e quindi sei mentalmente portato a creare dei collegamenti presentandoli nel modo più snello e pratico?
Non so se è come dici, io penso che il mio approccio visionario alla curatela di una mostra dipenda più dal fatto che sono un artista, quindi immagino un mondo, un universo, con tutti i suoi riferimenti, vedo i legami tra questi e cerco le sue comunicazioni prima di impegnarmi a renderlo reale, tangibile. Ovviamente dipenderà anche dal fatto che sono curiosissimo quindi cerco sempre di capire cosa c’è dietro l’apparenza delle cose, amo studiare e per questo ho accettato la proposta di insegnare, ma la mia è più la predisposizione di un eterno studente che di quella di un insegnante.
MondoPop, la galleria romana che hai curato con Serena Melandri, non è legato a uno spazio fisico, ma continua a lavorare. A dicembre avete presentato l’artista lettone Jana Brike alla Casa della Cultura di Roma, quali sono i prossimi progetti in cantiere?
La nuova mostra su cui stiamo lavorando è un bel colpo: una collettiva di una trentina di grandi firme curata da un noto artista statunitense. È un progetto nato a Los Angeles nel 2011 che ha visto la seconda edizione a New York nel 2012 e che MondoPop porta a Roma per l’edizione 2013. Sarà a maggio ma non posso ancora dire dove.
Poi ci sarà da seguire la versione estiva dell’Urban Superstar Festival. Ma anche questo è top secret per ora.
Info:
Urban Superstar Cantieri d’Artista
dall’11 al 16 febbraio 2013
a cura di David Vecchiato
con Nicola Alessandrini, Allegra Corbo, Diavù, Lucamaleonte, Gio Pistone
Urban Superstar Show 2013
dal 16 febbraio al 17 marzo 2013
a cura di Serena Melandri e David Vecchiato
Galleria d’arte provinciale Santa Chiara Cosenza
Cantieri d’Artista didattici con Nicola Alessandrini, Allegra Corbo, Diavù, Lucamaleonte, Gio Pistone.
Mostra con opere di Nicola Alessandrini, Glenn Barr, Gary Baseman, Marco “About” Bevivino, Jon Burgerman, Victor Castillo, 100Taur, Paul Chatem, Allegra Corbo, Alberto Corradi, Diavù, Camilla Falsini, Jeremy Fish, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Jeremyville, Boris Hoppek, Angelique Houtkamp, Roman Klonek, Joe Ledbetter, Lucamaleonte, Naoshi, Alice Pasquini, Gio Pistone, Odö, Shag, Gary Taxali
www.mondopop.it
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