Milano. Archetipi di masse e individui: intervista a Sandro Cabrini

Sandro Cabrini (Milano, 1948), attivo in campo artistico dalla fine degli anni ‘60, ha elaborato nel corso del tempo un linguaggio riconoscibilissimo per sondare il rapporto tra folla e individualità nel mondo contemporaneo. Al centro dell’intervista il suo percorso artistico e professionale, che spazia dalla docenza alla comunicazione, la sua continua volontà di sperimentazione e le prossime iniziative in programma, tra le quali un’esperienza in Oriente con esposizioni in spazi istituzionali e privati.
di Vittorio Schieroni

Vittorio Schieroni: Artista, ma anche designer, docente, gallerista e operatore nel campo della comunicazione e del marketing: una serie di attività professionali e creative articolata e interessante. Ci può raccontare la nascita e l’evoluzione del suo percorso artistico?
Sandro Cabrini: Da ragazzino volevo fare l’artista e questa passione mi ha accompagnato per tutta la vita. Dal liceo artistico in poi ho sempre lavorato per esprimere la mia arte, il mio fuoco… andavo a vedere decine di mostre e ogni volta, dopo una mostra, passavo giorni a imitare l’artista e cercare di capire la sua chiave espressiva. È stato nel ‘66-’67 che mi sono reso conto che era necessario uno stile, un imprinting mio, unico, riconoscibile, ma mi chiedevo anche se avevo qualcosa da dire, credevo e credo che la forma non è tutto. Poi l’incontro con il ‘68, con il fermento della società, con i grandi movimenti di massa che riempivano Milano e lì ho trovato una strada che sto percorrendo ancora oggi.
Per anni il tema dell’individuo, del singolo responsabile, cosciente delle sue azioni e parte integrante e attiva della società anche se inserito nella massa, è stato il mio filo conduttore. Così sono nate le mie folle,  il mio popolo ha preso vita e mi accompagna ancora oggi, anche se con modalità diverse. Le mie attività professionali che mi hanno accompagnato – la comunicazione, l’insegnamento al liceo artistico, all’università, i master all’estero – sono sempre attività che ho amato e in cui mi sono buttato… ma non erano il sogno, che peraltro non è mai stato nel cassetto. In più di quarant’anni ho messo in archivio credo più di millecinquecento lavori, tra carte, tele, creta, plastilina, legno… ogni tanto trovo una cartella, un album,  un rotolo.
Le sue opere sono contraddistinte dalla presenza di una figura umana stilizzata, spesso moltiplicata più e più volte: qual è la ragione di questo archetipo costante e ripetuto?
Le mie figure sono nate guardando una manifestazione da una finestra, lì ho osservato come la massa, che dal basso era compatta e omogenea, in realtà fosse un insieme di gruppi, di correnti, di movimenti autonomi che si muovevano in sintonia… ho fatto uno schema, un bozzetto semplicissimo con degli omini per visualizzare il movimento. Il bozzetto è ancora lì che mi accompagna, quell’idea è diventata la mia chiave espressiva. Dopo qualche giorno ho unito l’essere del singolo nella massa con la sua etica, il suo senso responsabile, il suo essere parte della società. Così sono nato come artista.
Pittura, grafica, scultura: per la sua arte impiega diverse tecniche artistiche e differenti materiali. Quali sono quelli che trova più adatti per esprimersi artisticamente?
Sono un curioso, cerco emozioni e il mio essere è continuamente alla ricerca di cose, di sfide… forbici, pennelli, dita, matite, olio, tempera, acrilico, ecoline, legno, ferro, carte, tra poco il marmo, ma sto guardando anche alla video arte: sono tutti compagni di viaggio per cercare esperienze, emozioni. Devo anche dire che sono cannibale con le mie cose: spesso le porto a distruggersi, non mi fermo fino all’estremo e spesso butto dei lavori a cui magari ho dedicato due-tre giorni di lavoro.
Quanta importanza ha la sperimentazione nella sua attività di artista?
Sperimentare è parte integrante del mio lavoro, è il mio orizzonte, è il continuare a girare per guardare quello che mi sta attorno. Un girare lentamente e quando inizio nuovamente il giro il panorama è cambiato: sono cambiato io, sono cambiati il mio umore, il tempo, la temperatura, il giorno ha lasciato il posto alla notte.
Quali sono le manifestazioni o gli eventi cui ha preso parte in passato, gli artisti che ritiene essere stati fondamentali per il suo percorso artistico?
Non ci sono eventi artistici in particolare, ma alcune cose sono state importanti. La libertà espressiva di Picasso, i colori di Matisse, mi sono studiato le lezioni di Klee al Bauhaus, il percorso di Kandinskij. E poi le città, alcune importanti per me: a diciotto anni Parigi, Londra, sono state esperienze uniche. Poi New York, San Pietroburgo, Art Basel a Miami… Ed ora l’Oriente, che fino a poco tempo fa mi spaventava. Altra cosa che ricordo sempre con emozione sono le estati del ‘65 e del ‘66 passate a Ravenna a fare scavi archeologici.
Tra pochi giorni intraprenderà un viaggio in Estremo Oriente con importanti esposizioni in spazi istituzionali e privati. Ce ne può parlare toccando i punti principali di questa nuova esperienza?
Sono al mio terzo viaggio in Oriente e questa volta inizio a esporre. Questo viaggio inizia il 20 settembre con una residenza di un mese e una mostra il 28 allo Youngeun Museum di Gwangju, Corea del Sud, poi ai primi di ottobre tre giorni di fiera a Hong Kong. Subito dopo due giorni a Taipei, dove farò a dicembre una personale in una importante galleria, e ancora tre giorni a Tokyo dove con Maurizio Vanni, il mio critico di riferimento, incontrerò gallerie e un museo. La fine del viaggio sarà vicino a Hangzhou, dove parteciperò a una collettiva con artisti cinesi e preparerò una personale a febbraio.
Quali sono le altre iniziative che la vedranno coinvolta nei prossimi mesi?
A fine ottobre parteciperò a BRERART con alcuni miei lavori degli anni ‘68/ ‘73 e subito dopo alla Fiera di Piacenza, dove sono stato invitato e dove da novembre fino a fine dicembre avrò cinque grandi istallazioni in altrettante piazze del centro. Naturalmente  ho già programmi ed esperienze nuove in cantiere con tre grandi mostre in musei per marzo/ luglio 2014, ma di questo parleremo tra un paio di mesi.

Intervista a cura di Vittorio Schieroni realizzata venerdì 20 settembre 2013.


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