Prendendo spunto da quanto emerso dal Convegno “Arte e Azienda” di giovedì 31 ottobre 2013 tenutosi presso la sede de Il Sole 24 ORE, rivolgiamo qualche domanda a Pietro Ripa, Senior Art Finance Advisor di AXA ART, per approfondire un argomento poco indagato ma ricco di sfaccettature: quello delle collezioni d’arte di proprietà di aziende, banche, studi professionali e fondazioni.
di Vittorio Schieroni
Numerosi operatori del settore hanno partecipato al Convegno “Arte e Azienda: quali prospettive per le Corporate Collections in Italia” organizzato da AXA ART, compagnia di assicurazioni specializzata nella protezione delle opere d’arte, in collaborazione con 24ORE Business School e Plus24-ArtEconomy24 che si è svolto lo scorso 31 ottobre presso l’Aula Rossa nella sede de Il Sole24 ORE. Al centro dell’attenzione la genesi, i modelli di gestione, la valorizzazione e i risvolti fiscali delle corporate collections del nostro Paese.
Al Convegno, moderato dalla giornalista di Plus24-ArtEconomy24 Marilena Pirrelli e introdotto dall’Amministratore Delegato di AXA ART Italia Italo Carli, sono intervenuti in qualità di relatori alcuni professionisti che hanno dato il proprio contributo alla discussione sulla base della loro specifica attività lavorativa e della loro esperienza: hanno partecipato all’incontro Giovanna Forlanelli (Rottapharm-Madaus), Alessia Vedova (Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo), Chiara Dall’Olio (Fondazione Fotografia Modena), Laura Feliciotti (Intesa Sanpaolo), Gabi Scardi (NCTM e l’Arte), Franco Dante (Dante&Associati), Filippo Cavazzoni (Confcultura).
Nel corso dell’incontro è stato anche presentato uno studio realizzato grazie al contributo di realtà industriali, banche, Fondazioni e studi professionali italiani in grado di fornire uno spaccato dello scenario delle collezioni aziendali del nostro Paese evidenziandone opportunità e limiti. Tra i punti salienti della ricerca sembra importante riportare come la passione del fondatore costituisca ancora una delle principali motivazioni per la nascita e l’orientamento della collezione e come non esista una definita strategia di investimento per il suo ampliamento. Se è stato valutato che le collezioni d’arte moderna e contemporanea superano numericamente di poco quelle d’arte antica, dipinti e sculture sono ancora gli oggetti d’arte privilegiati dai collezionisti, mentre nuove forme di collezionismo come fotografia, videoarte e installazioni stanno gradualmente prendendo piede soprattutto in realtà industriali dinamiche e studi professionali.
È da notare che molte aziende non investono più nelle proprie collezioni e che poche riservano un budget dedicato alla conservazione, ritenendo nella maggior parte dei casi che le risorse destinate alle collezioni diminuiranno ulteriormente in futuro. Le aziende sostengono, in ogni caso, eventi e mostre promuovendo la visibilità della collezione con eventi aziendali e aperture al pubblico, prestano opere e le considerano un veicolo del brand sia a livello globale che sul proprio territorio di riferimento.
Per approfondire le tematiche sulle quali è stato incentrato il Convegno “Arte e Azienda: quali prospettive per le Corporate Collections in Italia”, è stato interpellato uno degli organizzatori del Convegno, Pietro Ripa, Senior Art Finance Advisor di AXA ART e co-autore della ricerca con Cristina Resti di AXA ART e Marilena Pirrelli, il quale ha rilasciato una breve intervista a EosArte, qui di seguito riportata.
Vittorio Schieroni: Quali sono i benefici potenziali per un’azienda, una banca o una fondazione derivanti dal possedere una propria collezione d’arte?
Pietro Ripa: I benefici che una collezione artistica genera nei confronti dell’azienda sono molteplici. La maggior parte del campione rispondente ritiene che la valorizzazione di una collezione sia legata prevalentemente ad opportunità di corporate identity (42%) e di social responsability (37%). Inoltre, se è indiscusso che il possesso di una collezione permette di conferire prestigio al brand aziendale, spesso la collezione corporate è vissuta come momento di incontro con la comunità di origine dell’azienda stessa, favorendone la fruizione pubblica, attraverso la partecipazione ad eventi e rassegne culturali di particolare pregio e risonanza locale.
Nell’attuale contesto normativo e fiscale, quali sono le criticità principali che caratterizzano la realtà italiana rispetto allo scenario internazionale?
Non esistono disposizioni specifiche ed univoche per le corporate collections a livello comunitario. Nel nostro ordinamento, bisogna di volta in volta vedere se l’opera d’arte funge un ruolo “strumentale” od “inerente” per la formazione del reddito d’impresa. Le opere d’arte sono intese come beni materiali che possono essere inseriti come “beni strumentali” o “beni patrimonio”. Di conseguenza, anche il regime fiscale è applicato a seconda dell’analisi della natura delle opere e in funzione del loro utilizzo nell’azienda. Ci si basa sul principio della ragionevolezza del valore dell’opera in rapporto all’uso che ne è fatto. Di conseguenza, la deduzione del costo dell’opera d’arte è ammessa solo nella misura in cui il valore dell’opera è ragionevole e proporzionato rispetto alle esigenze di arredo e assolve a bisogni di immagine e di prestigio della società, altrimenti non è ammortizzabile. Si esclude invece a priori la natura di deducibilità della spesa di rappresentanza. Da un punto di vista di imposta indiretta l’agevolazione o meno dell’imposta indiretta è prevista a seconda della natura del venditore (artista, dealer) o se l’acquisto deriva da importazione o da dealer con il metodo del margine.
Può individuare alcune proposte di miglioramento dell’attuale contesto italiano per le questioni inerenti le corporate collections?
Sicuramente un regime fiscale più vantaggioso agevolerebbe la creazione di collezioni, anche il 63% del campione si è espresso in tal senso. Occorre però aggiungere che la creazione di una collezione corporate passa inevitabilmente per un processo culturale dove le aziende non si limitino solo a rendere fruibile alla collettività il proprio patrimonio artistico, ma anche investano su risorse qualificate che possano studiare, valorizzare ed arricchire coerentemente le proprie corporate collections. Ad oggi e dall’evidenza della ricerca, risulta che molte aziende (39%) non investono più nella collezione, solo il 23% ha un budget per la conservazione e solo il 33% delle aziende si avvale di consulenti specializzati (interni od esterni) per la valorizzazione della collezione.
Le collezioni di proprietà di aziende e fondazioni possono rivelarsi una risorsa per i settori bancario, assicurativo, per il mercato dell’arte. Quali tipologie di servizi possono offrire banche, compagnie assicurative e operatori del settore per venire incontro alle esigenze di questo particolare tipo di clientela?
Appurate le funzioni di corporate identity, responsabilità sociale, promozione del brand e comunicazione esterna che una corporate collection può svolgere, occorre ribadire che oggi il mercato dei servizi accessori alla collezione, almeno in Italia, è ancora limitato. Se è vero che il 97% del campione ha assicurato la propria collezione, ancora molti passi possono essere fatti per la corretta conservazione (basti pensare al mercato dei restauri) e valorizzazione della stessa (che passa per una opportuna catalogazione e pubblicazione). Per quanto riguarda invece il mercato dei privati (clientela di collezionisti per Banche e Assicurazioni), oggi l’art advisory è un mercato in grande fervore e il possesso di una importante collezione da parte di una istituzione finanziaria, aiuta la stessa nel farsi percepire come player qualificato e competente nelle questioni di successioni, donazioni, investimenti che spesso interessano questa tipologia di clienti quando si parla di arte.
Quali sono, secondo lei, le reali prospettive per le corporate collections del nostro Paese?
Seppur il 43% del campione abbia risposto che le risorse per le corporate collections diminuiranno nel prossimo futuro, sono personalmente fiducioso che questo settore crescerà, in quanto la positiva percezione di una azienda passa sempre di più per fattori esterni alla qualità intrinseca del prodotto commercializzato (ad esclusione dei prodotti ad elevato contenuto tecnologico). L’impegno nel sociale, una politica attenta ai dipendenti, la sponsorizzazione di eventi culturali sono carte fondamentali per il consolidamento del marchio aziendale e l’arte in generale e la corporate collection in particolare possono fungere da carta vincente da utilizzare con lungimiranza.
“Arte e Azienda: quali prospettive per le Corporate Collections in Italia”
Evento svoltosi giovedì 31 ottobre 2013 a Milano presso l’Aula Rossa nella sede de Il Sole 24 ORE
Informazioni: www.axa-art.it
Milano. Indagine sulla realtà delle corporate collections italiane
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