VENEZIA fra ARTE, POLITICA e NUOVI MOSTRI

 di Claudia Sterzi

La notizia è di pochi giorni fa, del 10 agosto: a Venezia, come se non bastasse la polemica con Elio Dazzo, proprietario dell’hotel Santa Chiara nonchè presidente dell’Associazione pubblici esercizi, sulla valenza estetica (discutibile e discussa) del CUBO DI VENEZIA,   il sindaco Luigi Brugnaro ha sospeso addirittura l’apertura della Mostra fotografica, di Gianni Berengo Gardin, “Mostri di Venezia”, prevista per il 18 settembre.
In un primo tempo, Brugnaro ha dato questa motivazione: “le immagini scattate da Gianni Berengo Gardin danno un’immagine negativa della città”, e “ha chiesto che le fotografie di Berengo Gardin vengano affiancate dalle tavole del progetto Tresse Est, una via alternativa a San Marco per il passaggio delle navi”; ma quando nella querelle si è inserito anche Celentano, su twitter, con la frase: “Dovresti essere contento invece, e promuovere gli scatti della verità alla mostra di Venezia.” Brugnaro ha risposto, rincarando la dose: “Dobbiamo rappresentare i vari punti di vista! Basta esclusiva ai cosiddetti intoccabili. Concorso pubblico sulle foto alle @grandinavi”

Luigi Brugnaro è laureato in architettura; imprenditore, ha fondato Umana, divenuta poi Umana Holding, un’agenzia per il lavoro; Presidente di Confindustria Veneto dal 2009 al 2013, nella primavera di questo anno si è candidato alla guida di Venezia, con una lista civica che ben presto ha raccolto l’adesione delle forze del centrodestra. Arrivato al ballottaggio contro il candidato del centrosinistra Casson, lo ha vinto.
Come tutti i sindaci, si trova ad affrontare una serie di decisioni già prese dalla giunta uscente, e come tutti i sindaci che subentrano ad una giunta di colore contrario, sente un obbligo, che più che politico è propagandistico, di giocare a Mario e Silla, ed epurare tutto quel che era “intoccabile”.
Fra gli intoccabili, Brugnaro punta l’attenzione su Gianni Berengo Gardin, fotoreporter dal 1965, per Il Mondo di Mario Pannunzio, ed ora fotografo conosciuto a livello internazionale, che intende affrontare, con “I mostri di Venezia” un tema controverso, un tema che vede schierati da una parte catastrofisti, ambientalisti e affini, pronti a tirar fuori falsi e fotomontaggi da diffondere nel web pur di attirare consensi, dall’altra i difensori di un indotto turistico e lavorativo di non poco rilievo, e i minimalisti del rischio, quelli del  “che vuoi che succeda”, nonostante si sia visto, al Giglio, che cosa può succedere …

La politica si è inserita a gamba tesa nella vita culturale e artistica italiana, questo è vero; può essere, anzi è probabile, che gli scatti incriminati corrispondano ad una iniziativa politica, come può essere che ambedue le parti strumentalizzino sia il rischio effettivo che la Mostra.
Rimane il fatto che le fotografie sono belle, e non sono fotomontaggi; le fotografie sono arte, e parlano all’anima delle persone, dei cittadini, che hanno il diritto di interpretarle e di sentirle, ognuno a suo modo; la decisione del Sindaco, di bloccare una Mostra già decisa, e dire che si farà solo contemporaneamente a quella dei disegni dei progetti alternativi, introduce il concetto di pluralismo democratico in un ambito, quello artistico, che non è il suo, e svilisce il tutto a livello di dibattito condominiale.


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