Dal testo inedito di Francesco Nikzad, ‘Bukowski – a night with Hank’ è uno straordinario viaggio nell’anima dell’autore di “Un giorno di ordinaria follia”. di Rossana Soldano -
Arriva un momento, leggendo Charles Bukowski, in cui lo scrittore smette di essere il narratore e diventa semplicemente Hank. Di solito è il momento in cui, durante una lettura, una qualsiasi di B., facciamo il gesto di allungare il braccio a cercare la bottiglia di birra o il bicchiere di vino. Naturalmente non esiste né il vino né la birra. Sono solo proiezioni mentali del nostro rapporto con Hank, alter ego letterario dell’autore. Non è immedesimazione. E’ partecipazione. Vorremmo davvero essere lì, con Hank. A casa sua, in una stanza d’albergo. In macchina. Ovunque, pur di parlare con lui, fumare con lui. Bere, con lui. Vivere la sua vita dissoluta assieme a lui, perché da soli non ne saremmo capaci. Non tutti coloro che cominciano a leggere Bukowski arrivano a questo punto. Molti finiscono per odiarlo. Logorati dalla logicità delle proprie vite, molti lettori non capiranno mai Hank e quella sua capacità di celebrare la vita attraverso la distruzione di essa. L’appropriazione indebita del proprio destino, giocare a fare Dio con la propria esistenza.
Per questo non è facile portare Hank a teatro. Perché non è un personaggio, perché non è prevedibile. E non è replicabile. Nessuno può essere Hank. Persino Bukowski aveva bisogno di bere per diventarlo. Cercava la sobrietà della sua arte nell’alcol. In “Bukowski - a night with Hank” di Francesco Nikzad, al Teatro Millelire dall’8 al 13 gennaio -Roberto Galano, regista e interprete della pièce, si avvicina tanto così a sembrare davvero un Hank sobrio che elemosina attenzione alla notte. Il margine, la parte mancante, è nell’irrealtà. In quello che non sapremo mai. Un Hank sobrio da quattro giorni, aspetta nella vasca da bagno che la sua compagna, Linda Lee, torni in albergo. Impaziente, tormentato, soprattutto sobrio. Per lui, la condizione più vicina alla follia. E sarà una lunga notte. Pensieri che si rincorrono nell’implorante ricerca di una logicità che non riuscirà mai a trovare. Non era fatto per la questa vita Hank. Uno che nella notte, a piedi nudi impreca contro un topo e il suo creatore, ha superato anche quella soglia di follia che ti fa capire che Walt Disney era un genio. Hank era avanti anche ai più svegli di noi. Nella sua infantile paura di vivere, il suo odio per Mickey Mouse è l’allegoria di quella fragilità che si era sradicato da dentro e contro la quale combatteva.
Roberto Galano esce da quella vasca conscio di una nudità che dovrà coprire nel corso dello spettacolo. Un gesto inverso rispetto al teatro che spoglia i personaggi e ce li mostra nudi all’applauso finale. Hank era diverso anche in questo. Per questo è così facile da odiare, perché fa di tutto per allontanarsi. Dà solo l’illusione di essere come noi, poi sfugge. Accende luci e poi le spegne –non solo in senso lato, ma fisicamente, Galano si è costruito attorno anche la scenografia, fatta di carta, luce e buio, sintesi perfetta del personaggio in scena. Si nasconde sotto un tavolo, dietro la non lucidità della sua condizione di sobrietà. C’è un pezzo di Hank in tutti noi. Qualcuno smette di leggere. Qualcuno finisce per odiarlo. I più coraggiosi vanno avanti, cercano il bicchiere di vino e il compagno di bevute accanto. Roberto Galano è stato più bravo. Perché se l’è cercato dentro. E perché l’ha trovato. Info: Bukowski – a night with Hank - di Francesco Nikzad diretto e interpretato da Roberto Galano dall’8 al 13 gennaio 2013 Teatro Millelire, via Ruggero Lauria, 22 - Roma.