Sole24Ore, D.Col. Pubblico impiego. Lunedì tavolo tecnico tra Economia, Ragioneria generale Funzione pubblica sulle misure da adottare peri ministeri e le amministrazioni centrali QUATTRO MOSSE Si punta a riduzione degli organici, riparametrazione degli stipendi dei dirigenti, taglio dei ticket restaurant e delle consulenze esterne ROMA- L’unica cosa certa è che il «pacchetto statali» contenuto nel decreto sulla spending review ci sarà e sarà corposo. Ma su contenuti e ipotesi operative ieri nessuno dei tecnici coinvolti nell’operazione ha voluto sbilanciarsi, limitandosi a confermare che il decreto dell’Economia e il Dpcm vanno interpretati come «riferimento» per gli interventi su tutte le altre amministrazioni centrali. Come anticipato sul Sole-24 Ore del 13 giugno, si parte da un’ipotesi di taglio de15% delle dotazioni organiche (non del personale in servizio) che resta ancora tutto da definire nelle sue modalità operative. E si prosegue, per la dirigenza, con una riparametrazione delle retribuzioni, visto che dopo il varo del tetto ai manager pubblici esistono ancora asimmetrie di trattamento tra diverse amministrazioni. Quasi certa, poi la stretta sui buoni pasto degli statali, con l’obiettivo di arrivare a un importo unico per tutte le strutture e la drastica riduzione delle consulenze: solo il 20-25% dovrebbe sopravvivere alla scadenza dei contratti attualmente aperti. L’intervento non avrebbe però la struttura del taglio lineare bensì quello della razionalizzazione degli apparati ministeriali nei quali, una volta allentato il blocco del turnover, gli equilibri tra funzionari e dirigenti dovranno essere ricalibrati a beneficio dei ruoli inferiori. Per alleggerire le strutture dirigenziali resta l’ipotesi di sospensione dalle attività del personale che ha compiuto 6o anni: a loro andrebbe un’indennità dell’8o% dello stipendio base (non dell’intero trattamento economico) fino alla pensione. Ma le opzioni al vaglio sono diverse e prevedono anche la sospensione per i dirigenti giunti alla maturazione dei 42 annidi contribuzione (41 per le donne). Di tutti questi interventi si discuterà lunedì in una riunione tecnica cui parteciperanno il ministero dell’Economia, la Ragioneria generale dello Stato e il Dipartimento Funzione pubblica. Tra i nodi da sciogliere ci sarà quello degli strumenti per gestire gli eventuali esuberi, visto che in questo momento nel pubblico impiego la mobilità ha una durata massima di 24 mesi, che potrebbe rivelarsi insufficiente per agganciare i nuovi requisiti previdenziali. Nel caso di sospensione dal servizio, inoltre, si dovrà capire se la contribuzione figurativa del dipendente sarà calcolata sullo stipendio originario oppure sul sussidio, come prevede la riforma del mercato del lavoro, anche se ancora manca la norma di raccordo per il pubblico impiego. Altra azione che si intreccia con l’intervento sul personale (da cui sarebbero esclusi i comparti scuola e sanità) riguarda poi la razionalizzazione degli enti territoriali, a partire dalle Province, per le quali, l’articolo 23 del decreto «salva Italia», prevede il trasferimento delle funzioni a Regioni o Comuni. Una questione delicata sulla quale, in questa fase, esistono almeno due linee all’interno del Governo: da una parte chi vorrebbe applicare la norma così com’è per tutte le Province, dall’altra chi, con legge ordinaria, punta invece a una soppressione parziale di quelle più piccole (37 fino a 3oomila abitanti; 49 fino a 35omila). Trovare una soluzione non sarà facile e i tempi si fanno sempre più stretti, visto che sulla questione c’è il ricorso di alcune Regioni alla Corte costituzionale e l’udienza è stata fissata per il 6 novembre prossimo. Allarmati dalle notizie di nuovi interventi sul pubblico impiego, ieri, dopo la richiesta di una convocazione immediata da parte del Governo, fatta da Susanna Camusso (Cgil), si sono pronunciati Cisl e Ugl. Il segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta, con delega al Pubblico impiego, ha chiesto che i ministri Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento) e Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione) «incontrino i sindacati per un confronto immediato» ricordando gli impegni presi con l’accordo siglato il 3 maggio scorso proprio sulle relazioni sindacali nel pubblico impiego. Analoga la presa di posizione dell’Ugl: «Sulla spending review c’è bisogno di un confronto immediato. Non accetteremo tagli indiscriminati e soprattutto che una nuova scure si abbatta sui dipendenti pubblici» scrive in una nota il dipartimento del pubblico impiego di questa organizzazione. D.Col.