Italia Oggi, di Benedetta Pacelli- Restauratori più vicini (forse) al riconoscimento della qualifica professionale. La VII commissione permanente del Senato ha, infatti, approvato il testo unificato di un disegno di legge che modifica l’art. 182 del Codice dei Beni culturali del 2004, stabilendo la .disciplina transitoria per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore di beni culturali.. Ora il testo passa all’Aula, dove sarà calendarizzato nei prossimi giorni. Un piccolo passo, che arriva dopo una estenuante attesa del mondo del restauro, nel caos da troppi anni: il bando lanciato dal Ministero per i Beni culturali nel settembre 2009 per fare ordine e dare uno status giuridico alla professione era stato bloccato dallo stesso Mibac nel 2011, dopo inutili tentativi di modificarlo in seguito a un’ondata di proteste dei sindacati e ricorsi. Il Ministero aveva giustificato lo stop con la necessità di cambiare l’art.182. I1 vecchio bando prevedeva l’istituzione di due distinti elenchi» di restauratori basati sulla documentazione del lavoro svolto e, per molti, su un esame di stato. Quel procedimento, varato con un ritardo di sei anni, era però basato su scadenze, date e tempi previsti nel Codice nel 2004 ed è stato cambiato. Il nuovo disegno di legge conserva i due elenchi ma prevede due sistemi per conseguire la qualifica di restauratore dei beni culturali: la prima tramite l’esperienza professionale e di studio, con l’acquisizione al 31 dicembre 2012 di 300 crediti formativi con lavori già svolti (per quelli in corso d’opera è prevista una possibilità di integrazione dei crediti fino al 2014) e la seconda tramite un esame abilitante, di cui forme e modi saranno stabiliti dai successivi decreti attuativi. Rimane poi l’acquisizione ope legis della qualifica per chi abbia frequentato l’Istituto centrale per il restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre dure di Firenze. La paura degli addetti ai lavori è che se si fa scadere questa legislatura, si dovrà ricominciare tutto da capo. Mentre il testo in esame avrebbe più o meno trovato il consenso di molti e oltretutto, in tempo di crisi economica, approvarlo ora farebbe risparmiare tempo e risorse finanziarie, perché eviterebbe di organizzare e pagare l’esame per circa 20 mila operatori del settore