Libro fortemente politico quello di Stefano Rodotà mette a fuoco un innegabile bisogno di diritti e di diritto si manifesta ovunque, sfida ogni forma di repressione, innerva la stessa politica. Poteri privati forti e prepotenti sfuggono agli storici controlli degli Stati e ridisegnano il mondo e le vite. Ma sempre più donne e uomini li combattono, denunciano le diseguaglianze, si organizzano su Internet, sfidano regimi politici autoritari. La loro azione è una planetaria, quotidiana dichiarazione di diritti, che si oppone alla pretesa di far regolare tutto solo dal mercato, mette al centro la dignità delle persone, fa emergere i beni comuni e guarda a un futuro dove la tecnoscienza sta costruendo una diversa immagine dell’uomo. È nata una nuova idea di cittadinanza, di un patrimonio di diritti che accompagna la persona in ogni luogo del mondo Il titolo, Il diritto di avere diritti (Laterza, pp. 426, € 20), è tratto da Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. Nella prima parte del libro Rodotà ricorda che la dimensione dei diritti è «fondativa e fragilissima», una dimensione che ha sempre bisogno di venire argomentata e difesa, tanto più in un periodo di grave crisi economica e politica come quello che stiamo vivendo. Si tratta inoltre di attualizzare la narrazione dei diritti, analizzando gli elementi di novità e evitando sia gli entusiasmi immotivati sia i rigetti aprioristici. La seconda e la terza parte del libro sono dedicate rispettivamente alla persona e alla macchina. Se la parte dedicata alla persona si concentra sui concetti di dignità, autodeterminazione e identità, la parte dedicata alla macchina esplora le evoluzioni - gravide di conseguenze di cui per ora sono visibili solo le prime avvisaglie - nel campo delle tecnologie biologiche, nanotecnologiche e digitali. Riguardo al digitale, Rodotà si interroga in particolare su come proteggere Internet, «il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia mai conosciuto», insidiato sia dal potere economico sia dall’invasività degli Stati. Il diritto di aver diritti è un libro fortemente politico, e non solo per il tema che tratta, ma anche perché Rodotà ricorda costantemente che i diritti potrebbero rappresentare una straordinaria opportunità di rilancio per la politica; un’occasione per riacquistare legittimità e incisività tornando a occuparsi della vita delle persone, dei loro corpi, delle loro esigenze e aspirazioni quotidiane. I molti movimenti per i diritti che in questi anni si sono attivati in tutto il mondo sono la prova tangibile dell’opportunità che finora la politica, però, non ha colto.�